Dal Ceppo a Valle Castellana: viaggio fra magie della Laga e desideri separatisti

Sono partito alla buon'ora ieri mattina
da Teramo in direzione Monti della Laga. Mi mancava un giro di ricognizione naturalistica in quei luoghi di grande fascino, tra i più suggestivi e incontaminati del Parco. Non a caso, da secoli, letterati e artisti, scienziati e bravi narratori stranieri hanno esaltato quel regno incontrastato di biodiversità e di rara bellezza paesaggistica che l'uomo ha contribuito a tutelare nei secoli. L'incantevole magia della Laga dalle remote tradizioni pastorali, ricca di boschi e acque copiose, di varietà floreali e rinomati castagneti dove gli uccelli in concerto rompono il silenzio imperante. Uno scenario incomparabile come l' ammirò il naturalista Giacinto Pannella quando, alla fine dell'ottocento, salì dal versante teramano verso Pizzo di Svevo....
"E si sale e si sale e non si scende più: la via diventa maggiormente erta fra alberi, e quasi non si vede più traccia; il sentiero,

l'orizzonte, il cielo, la terra, tutto scompare e solo ne circondano alberi e poi alberi per una superficie d'un trenta chilometri quadrati non segnata da alcun sentiero...spesso con la scure e con la roncola dovevamo farci largo tra i tronchi e i virgulti, fra rovi e l'erbe arboree..". 


Intorno alle otto sono già sul piazzale del Ceppo ai margini di una piccola coltre di neve immacolata. Non vedo tracce di presenza umana o di fauna selvatica che l'abbiano attraversata per avventurarsi nel sentiero ombroso e gelido che porta dritto nel bosco della Martese fino alla meravigliosa cascata della Morricana.  Tutt'intorno è silenzio inquietante. Il mitico albergo Julia  è ormai uno scheletro edilizio con porte e finestre sprangate. Di fronte l'altro abbandono: la casa cantoniera provinciale ristrutturata  per attrezzarla come rifugio e centro di educazione ambientale è naufragata sul nascere perchè nessuno ha mai manifestato interesse  per assicurarne la gestione.
Eppure tutti la reclamavano per un'idea di rilancio turistico di una località di frontiera condivisa tra le province di Teramo e L'Aquila in Abruzzo, di Rieti nel Lazio e di Ascoli Piceno nelle Marche. Un crocevia di struggenti atmosfere circondato da vette oltre i duemila metri di altitudine dai nomi suggestivi come Macera della Morte, Pizzo di Svevo, Cima Lepri, Giaccio Porcelli e Monte Gorzano che con i suoi 2458 metri fronteggia le cime del Monte Vettore nei Sibillini e del Corno Grande del Gran Sasso d'Italia. A parte le escursioni organizzate dalle guide locali il turismo dei Monti della Laga non fa numeri significativi da un pezzo, anche a causa della lenta e incerta ricostruzione dopo i terremoti del 2009 e 2016. Sono lontani i tempi in cui Pietro e sua sorella Cesira allietavano la tavola del ristorante Julia con funghi e tartufi a volontà  trasformando il Ceppo in una fresca e accogliente località turistica dove fiorivano aneddoti e leggende montanare. Come quella del valico a circa duemila metri di quota attraversato dal grande condottiero cartaginese Annibale, respinto da Spoleto e diretto in Adriatico. Ogni narrazione si arricchiva di particolari fantasiosi e forse per questo in tanti si incuriosivano e andavano alla ricerca di quell'incrocio di mulattiere arcaiche tra il Monte Gorzano e Pizzo di Moscio, spesso battute da pastori e boscaioli per recarsi dalla provincia di Rieti a quella di Ascoli Piceno. 


Tra il vero e l'immaginario l'uomo porta sempre con sè il desiderio di migrare: per necessità o per curiosità. Come sta accadendo in questi giorni nel vicino comune di Valle Castellana dove i cittadini sono chiamati a pronunciarsi a breve con un referendum per decidere se restare in provincia di Teramo o passare sotto le insegne amministrative della Provincia di Ascoli Piceno. Sono quasi le dodici. Ho camminato con binocolo e fotocamera a tracolla con la speranza di riportare qualche immagine esclusiva, inaspettata, ma forse non ho imboccato il sentiero giusto. Pazienza, sarà per un'altra volta. Riprendo il viaggio di ritorno ma al bivio di Rocca Santa Maria giro per Valle Catellana. La strada è malmessa e mi attendono tredici chilometri di sobbalzi e buche melmose. Si, perchè una delle proteste che animano il referendum è proprio lo stato della viabilità che non agevola commerci e servizi collegati con la città capoluogo. Così dicono i promotori. I raggi caldi del sole oltrepassano i finestrini e mi ritemprano gradevolmente  mentre attraverso l'abitato della frazione Pascellata e subito dopo il ponte del torrente Tevera e poi ancora gli incroci di Fornisco e Prevenisco fino alle porte del paese dove scorgo la via per Leofara contrassegnata da un cartello giallo....strada interrotta a causa di.... E' un bel dilemma: quale strada prenderò per tornare a Teramo? Lo chiedo ad un giovane alto magro e con il giubbotto rosso che cortesemente interrompe la  telefonata on the road. "Facile", mi risponde secco indicando con l'altra mano la freccia per Ascoli Piceno. 
E aggiunge prontamente: "E' l'unica strada breve, comoda e sicuramente la più vicina. Io i miei figli li porto a scuola in Ascoli tutte le mattine". Accosto nel parcheggio semivuoto di fronte al municipio e oltrepasso lo stabile dell'ecomuseo della castagna e del punto informativo, un tempo animati dalle "Bussole del Parco". Storie accantonate con l'incalzare della crisi economica e la furia del sisma.  Sono ben altre le priorità da soddisfare. Con il rischio, però, di far entrare nell'oblio buona parte di cultura materiale e preziose testimonianze orali di un patrimonio storico artistico ambientale nel versante più a nord del Parco Gran Sasso-Laga. Quando si torna da queste parti si ha subito la sensazione che mancano due sensori fondamentali: la Provincia privata delle sue funzioni primarie di ente territoriale, senza più risorse e senza cantonieri, e l'ex Corpo Forestale dello Stato quale presidio di sicurezza per gli ecosistemi e per le comunità che sopravvivono nelle aree interne. E' ora di pranzo ormai ma mi accontento di bere un caffè al bar "Dolce Vita" che vedo piuttosto frequentato. Gli avventori sono di varia età che all'unisono mi squadrano per qualche secondo. "Vorrei un caffè e l'indicazione della strada più breve per tornare a Teramo" dico sorridendo alla barista. A mezza bocca rispondono tutti con una scrollatina delle spalle e mormorano...Ascoli! "Allora avete già deciso come votare al referendum?" incalzo. "No" mi risponde un signore dai capoelli lunghi un pò arricciati. Man mano anche gli altri si sciolgono senza alcun timore di manifestare la propria opinione. "Non si raggiungerà il quorum e tutto tornerà come prima....tanto dall'altra parte del confine non ci aspettano a braccia aperte. Se solo questi di Teramo... la Provincia, il Parco, la Regione si svegliassero...purtroppo il lavoro non c'è e la ricostruzione non da prospettive immediate...ma io sono nato qui e qui resto!".  Resto anch'io con loro a chiacchierare piacevolmente per una buona mezz'ora e poi mi concedo con un sincero in bocca al lupo. Claudio e Giulio escono con me in strada, si accendono una sigaretta e continuiamo a parlare come fossimo vecchi amici.....


 






 testo e foto di marcello maranella


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