E Goldrake non atterrò sull'Ipogeo

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Marcello Maranella

Diciamolo chiaramente: Goldrake alla fine della fiera dei mugugni e dei gratuiti sarcasmi non troverà posto nemmeno in un parco giochi di periferia per la gioia dei bambini. Si è consumato fra i vorrei ma non si può senza un vero perché con evidente irritazione del suo ideatore. Che non vedrà realizzato il suo sogno  sopra quell’"astronave" di Piazza Garibaldi dove, per ironia della sorte non fu mai collocata la statua dell’eroe dei due mondi sistemata, invece, anch'essa senza un vero perché, fuori Porta Madonna. Che senso ha mantenere affissa la lapide in suo onore sui muri di Palazzo Cerulli? Teramo è così. Non ha un buon rapporto con l'arte, con la storia  e con ogni idea di discontinuità. Ma non esita a mettersi in concorrenza con Matera per candidarsi capitale della cultura europea. Vi ricordate la rassegna d’arte  Exempla quanta polvere sollevò? Non che il Goldrake possa considerarsi un'opera d'arte ma costituisce pur sempre una provocazione intellettuale per avviare una discussione coraggiosa su un’idea di futuro di città capoluogo nel suo decoro urbano che, al di là dei nostalgici di Teramo com’era, ha l’onere e l’onore di rappresentare un  punto di riferimento dinamico e lungimirante per gli altri comuni della provincia di Teramo. Possibilmente anche attraverso il linguaggio dell'arte e del design.  
Almeno questo dovrebbe essere l'auspicio insito nel comune senso di appartenenza ai caratteri fondativi della gens aprutina.  Nel rispetto del suo patrimonio che andrebbe comunque rivalutato ed investito come cantiere in continua evoluzione nel produrre cultura. Con il Teatro Romano sembrava di aver imboccato la strada giusta ma tutto rischia di vanificarsi se con il prossimo avvicendamento dei vertici  della Fondazione Tercas venisse messo in discussione il contributo, già deliberato, comunque indispensabile per la prosecuzione dei lavori di ristrutturazione. Lo ha paventato il Sindaco D'Alberto in una recente preoccupata esternazione. Anche a fine anni ottanta, ci provò il professor Paolo Sommella, docente di Urbanistica antica alla "Sapienza" ad inserire Teramo e i suoi preziosi resti archeologici in un circuito europeo a forte attrazione turistica e culturale. Il progetto si arenò in uno stanco dibattito in consiglio comunale decretandone l'archiviazione. Così come è accaduto per la bocciatura della funivia che doveva ricollegare il centro città con la vita dell'Ateneo a Colleparco. Anche  in quel caso il progetto finì nel tritacarne delle divisioni politiche con perdita secca dei finanziamenti accordati nel Masterplan. Singolare fu allora il diniego di settori commerciali per la realizzazione di un mezzo che sorvolava la città mentre ora plaudono per l’atterraggio di Goldrake sopra l’Ipogeo di Piazza Garibaldi. Che dire della Cittadella della Cultura pensata dentro le vecchie mura dell'ex manicomio dall'ex rettore Luciano D'Amico. Un'opera di notevole impatto benefico per la rigenerazione urbana al centro della città proiettata, però, verso il futuro dell’alta formazione e della ricerca. Eppure per settimane le mura di cinta della fatiscente struttura rischiavano di “crollare” a causa di una controversia surreale fra comune e i difensori di una colonia felina che si opponevano al trasferimento dei gatti.  
Già mesi prima l'attenzione della comunità teramana si era concentrata sull' incompiuta pavimentazione di Corso San Giorgio a causa delle mattonelle cinesi irrimediabilmente disperse lungo la fantomatica Via della Seta, aggravata poi dall'installazione del baldacchino a specchi rifrangenti in Largo San Matteo, divenuto oggetto di lazzi e screditamenti vari da tuttologi irriducibili. In conclusione, a mettere  la parola fine al sogno del noto conterraneo fumettista- idealista ci hanno pensato gli architetti della provincia di Teramo per bocca del loro presidente, Raffaele Di Marcello, il quale proprio sulle pagine de La Città ha sentenziato: "L'Ipogeo, quindi, è un'opera di architettura che può piacere o non piacere ....ma è protetta dalla Legge 22 aprile 1941, n. 633 che così più o meno recita...protezione del diritto d'autore e di altri diritti connessi al suo esercizio, che tutela le opere dell'ingegno di carattere creativo". Peccato però che all'interno ci piova e sia difettata acusticamente, che la sala ipogea non è mai stata collegata, come da progetto, alla vicina Pinacoteca civica e all'insieme del Polo Museale della città. Siccome è roba passata nessuno più ne parla e nessuno risponde per la sua mancata realizzazione a...regola d'arte!!

Pubblicato anche su "La Città" del 27 ottobre 2019



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