
Sfatando i tempi biblici della politica
il Sindaco di Teramo, Gianguido D'Alberto, ha sbaragliato in un battibaleno previsioni e congetture che in due giorni hanno affollato il
chiacchiericcio di Piazza Martiri e animato le cronache politiche sugli
organi d'informazione. Nell'arco di quarant'otto ore il dimissionario assessore alla cultura
Luigi Ponziani è stato tempestivamente rimpiazzato dal giovane braccio destro del sindaco,
Andrea Core, a cui auguriamo una buona riuscita nell'impresa. Così non si è creato un caso politico. Per uno che lascia ne subentra un altro e per chi aspirava a diventare assessore si vedrà: fedeli al motto... insieme possiamo! Una scelta dunque quella di Gianguido D'Alberto che cela tensioni e problemi all'interno del suo raggruppamento civico come ampiamente riferito in anteprima sulle pagine de La
Città dalla collega
Patrizia Lombardi. Da questo punto di vista più che decisionista autorevole il primo cittadino rischia di apparire un abile temporeggiatore che lo mette al riparo dal confronto con altre forze che sostengono la sua maggioranza a quindici mesi dal suo insediamento. Senza contare, per il momento, gli imprevedibili sviluppi che deriverebbero dalla ventilata annessione di
Giovanni Cavallari, piuttosto sensibile al richiamo delle sirene renziane e del plurivezzeggiato
Mauro Di Dalmazio, ancora sospeso nella lista di Giovanni Legnini. Eppure Gianguido D'Alberto diede una bella prova di se e dei suoi intendimenti politici e culturali al Teatro Comunale, in occasione della candidatura di Legnini alla Presidenza della Regione Abruzzo.


Con un eloquio accattivante, come quello che si sfodera nelle grandi occasioni, egli fece pulsare gli animi dei suoi elettori civici ma anche di tanti teramani che sotto altre bandiere, per esempio nel PD, ne avevano rafforzato immagine e risultato elettorale. Diede a tutti l'idea di saper conciliare l'azione amministrativa delle buone pratiche con l'elaborazione di un solido progetto politico inclusivo e dinamico. In quindici mesi lo scenario è radicalmente mutato, dunque, indipendentemente dalla volontà di chi amministra, i tempi incalzano e il sindaco di Teramo sa benissimo che ha necessità di rinsaldare le alleanze con i civici e con il Partito Democratico da cui egli proviene. Le ferite delle divisioni e dei risentimenti possono ormai lasciare spazio all'ascolto e all'impiego di giovani energie nella politica e nelle istituzioni.
Il Teatro Romano, la Cittadella della Cultura, il nuovo Ospedale, la Ricostruzione, la messa in sicurezza dell'Acqua del Gran Sasso e l'uscita dall'isolamento nella gestione dell'Acquedotto del Ruzzo aprono grandi prospettive di lavoro e di qualità della vita urbana ma richiedono decisioni fortemente incisive che la politica deve garantire nell'interesse delle nostre comunità.
Riparta da quelle premesse che lanciò dal Comunale il sindaco dei teramani. Si convinca ad aprire in comune una nuova stagione riformatrice. Toccherà con mano quanta fiducia ancora rimane nei suoi confronti. Poi si tornerà a parlare di quale
politica culturale ha bisogno la città. Magari ripartendo dal
Premio Teramo e delle sue future potenzialità.
L'articolo è stato pubblicato anche sul quotidiano della provincia di Teramo La Città di domenica 6 ottobre 2019
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