"I libri sono tagli nel corso delle nostre vite. Ogni incontro d'amore ha la natura traumatica del taglio. L'incontro con un libro è un incontro d'amore" dice Massimo Recalcati nel suo illuminato saggio
A libro aperto. Mi riaffiorano nella mente tali suggestioni a conclusione della lettura di
Tempo grande di
Gianluigi Piccioli che
Simone Gambacorta mi ha segnalato recentemente con il garbo che lo contraddistingue. Come se volesse avvertirmi (immagino)....mi farebbe piacere scambiare quattro chiacchiere su una storia affascinante che mi ha indotto a curarne la riedizione. Autorizzata, naturalmente, da
Anna di Nicola Piccioli per i tipi
Galaad Edizioni di Giulianova. Come potrei disattendere la sollecitazione di un giovane collega che riesce a unire due grandi passioni come la critica letteraria e il giornalismo colto e raffinato?
Tempo grande, infatti, è la costruzione di una impavida sfida intellettuale fra i vizi e le virtù della comunicazione globale e le esistenze altrettanto ambigue, esaltanti, dolorose che vivono i tre personaggi chiusi in uno studio televisivo romano di Piazza di Spagna. Totalmente immersi, come precisa l'autore, nell'implosione degli eventi da tutto il mondo contemporaneo. Questa sintesi, seppure riduttiva, offre al lettore lo spunto per mettersi nelle mani di Simone e farsi guidare con i suoi accenni introduttivi in una narrazione agile e convincente nella trattazione di sentimenti amorosi e istinti contrastanti fra lo scrittore Gigi Insolera, la fotografa Marianna Estensi e il conduttore televisivo Marco Apudruen. Prigionieri e al tempo stesso artefici consapevoli dell'inafferrabile
utopia negativa di orwelliano presagio che manipola il pubblico televisivo nell'arena delle banalità, della frammentarietà ed evasività, irrompendo a getto continuo dagli schermi sapientemente congegnati. Nel 1984 la casa editrice Rusconi stampa il romanzo di Gian Luigi Piccioli prefigurando in qualche modo i segni della nostra contemporaneità popolata da intelligenze artificiali e fantomatiche piattaforme digitali vaganti nella rete. Sempre più complesse, spesso fuorvianti. Da questo punto di vista Simone Gambacorta sa ben interpretare l'essenza del racconto di Gian Luigi Piccioli quando tira fuori l'anima del giornalista che gli consente di entrare con occhio critico nel villaggio globale di
Marshall Macluhan come pure nella società dello spettacolo di
Debord o nella tv "assassina" di
Baudrillard per affermare senza giri di parole...
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Simone Gambacorta |
"Tempo grande racconta la bulimia di una televisione sempre più aggressiva e sempre più cattiva maestra, secondo la lettura di Popper e Condry, un gigantesco tubo digerente a ipertrofico tasso tecnologico che aggredisce e sbrana l'attualità su scala globale per trasformarla e rendere l'informazione e l'intrattenimento (la loro sintesi) merce da consumo, nell' oltranza produttiva del live e del reality (entrambi illusori) ".
E' quello che succede
nella Sala Due degli studi televisivi della TDN -
Telemonti Data News-, dove i protagonisti daranno vita al grande Talk mozzafiato, con finale travolgente e tragico per il drone umano. Marianna Estensi sta per essere sacrificata in nome dell'audiens di cento milioni d telespettatori che per trenta minuti bloccheranno il tempo del mondo attorno alle gesta dell'acrobatica motociclista. Il romanzo di Piccioli è un'analisi cruda come del resto è la realtà visionaria e cinica che l'autore consegna alla nostra attenzione ma altrettanto densa di emozioni che solo la bella scrittura riesce ad esprimere al meglio. E ti fa fantasticare fra Ngorongoro, nell'Africa magica e selvaggia, e la lunga passeggiata mattutina che ...."
da Porta Pinciana scende a Via Veneto lasciandosi alle spalle Villa Borghese" e giù verso Piazza Barberini per
risalire Via Sistina e scoprire Via Condotti dall'imperiale scalinata di
Trinità dei Monti per scorgere una Roma..."
fastosa e sazia sotto
il fondale dell'Hilton". Un incanto descrittivo che riporta agli effetti scenici della Roma felliniana de
La dolce vita ritoccati dall'autore con
" le antenne televisive ne fanno il più bel cimitero
monumentale del mondo.....dove siamo
tutti inquilini". Insomma non c'è pagina delle trecentoquarantuno
scritte che si lascia interrompere per noia o inconsistenza nella trama
di un romanzo dalla sorprendente attualità. Merito di Simone Gambacorta
che ha saputo entrare nella vena creativa di Gian Luigi Piccioli con
determinazione, discrezione e stile professionale ineccepibile. Conquistando, lentamente, l'interesse del lettore.
Simone Gambacorta
Giornalista, scrive dal 2001 di libri e letteratura. E' stato segretario del Premio Teramo dal 2011 al 2013. Dall'agosto 2012
cura le pagine culturali del quotidiano della Provincia di Teramo "La Città"
Chi è Gian Luigi Piccioli (1932- 2013)
Ha lavorato per l'Eni e ha scritto reportage dal mondo per le riviste "Ecos" e "Synehron". Tra i suoi romanzi ricordiamo Inorgaggio (Mondadori 1966), Arnolfini (Feltrinelli 1970), Epistolario collettivo (Bompiani, 1973), Sveva (Rusconi, 1979), Viva Babymoon (Bompiani, 1981) e Cuore di legno (Rizzoli, 1990).
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