Ex MANICOMIO: si chiude l'epoca della Fabbrica della Follia

Maestranze esperte in sella ad elevatori ad alta definizione digitale attirano l'attenzione dei passanti davanti agli edifici dell'ex Ospedale psichiatrico di Teramo mentre infittiscono le impalcature di tubi metallici rompendo un lungo silenzio di fatiscenza urbana. E' l'ultimo atto di una vicenda umana e sociale che tuttavia dispone verso un complesso progetto di ristrutturazione su cui l'Università degli Studi di Teramo intende investire cospicuamente, in una linea di continuità fra l'emerito rettore Luciano D'Amico e l'attuale successore Dino Mastrocola. Come tanti ricorderanno, dentro quelle mura, Franco Basaglia pose fine, con una legge che porta il suo nome, al travaglio claustrale dei malati di mente per aprire nuove frontiere della medicina psichiatrica.
Di quella che fu definita sin dalla sua origine, nel 1881, la Fabbrica della Follia rimangono oggi solo mura ingrigite su cui ancora si legge...la paura ci difende...da cosa? dal buio, dagli incubi, dalla sorte segnata?  Chi può dirlo, ormai. Sembra di vagare in una ghost town. Tanto più grandi appaiono le volumetrie esterne e i cameroni vuoti di quell'imponente cinta muraria a ridosso  del centro storico della città di Teramo in cui operava un sistema autonomo di attività artigianali legate alle necessità personali dei ricoverati, in aggiunta a servizi di primaria necessità manutentiva e organizzativa. Un agglomerato urbano ben strutturato per l'accoglienza e l'assistenza di individui dalle sintomatologie... instabili, stravaganti, minacciose, irritabili, allucinanti, irriverenti. Affatto compatili, si diceva allora, con il mondo esterno cosiddetto normale.
Il Progetto della Cittadella della Cultura
A poco più di vent'anni dalla chiusura definitiva dell'Ospedale psichiatrico, Sant'Antonio Abate, in virtù della legge 180 che determinò lo spostamento graduale sul territorio degli interventi preventivi, diagnostici e curativi, ancora diffuso resta il pregiudizio nei confronti della malattia mentale, come attestano tecnici ed esperti della materia. Sono gli effetti del Manicomio che non si allontanano dalla memoria collettiva.
Quel luogo che tutti attraversiamo più  volte al giorno, a piedi o in macchina, sotto quelle inferriate di Porta Melatina da cui un tempo non lontano provenivano grida strazianti di varia disumanità. Appena conclusi i lavori di contenimento strutturale e antisismico, tra Via Aurelio Saliceti e Via delle Recluse, il ghetto degli esclusi si trasformerà in Cittadella della Cultura all'insegna della conoscenza, della formazione di studi universitari e della modernizzazione della vita sociale ed economica del capoluogo. Almeno questa è l'aspettativa generale. Un banco di prova decisivo per il buon governo della politica e per la ritrovata collaborazione fra Ateneo e comunità aprutina.










    testo e photo marcello maranella
La mia riflessione pubblicata ieri, 1° maggio, sul quotidiano "La Città" diretto da Alessandro Misson





























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