Ricostruzione e Piano per il Lavoro della CGIL



Intervista al segretario generale della CGIL di Teramo Giovanni Timoteo



 E’ indubbio che la visita di Maurizio Landini a Castelli e Teramo in concomitanza con il decimo anniversario della tragedia aquilana ci induce a riflettere con più attenzione non solo sullo stato dei luoghi aquilani e teramani sconvolti dai terremoti  quanto alla condizione sociale delle nostre comunità sempre più spopolate e impoverite. Il leader della CGIL parla con chiarezza assoluta  di crisi devastante e di chi responsabilmente è chiamato  a governarla. Il lavoro innanzi tutto che non può prescindere da una ripresa produttiva in settori strategici dell’economia italiana ed europea.  Con uno sforzo e una capacità di rilettura della società italiana su tre filoni: ambiente, occupazione e integrazione,innovazione tecnologica. Da questo punto di vista le camere del lavoro locali costituiscono un presidio formidabile di sicurezza e conoscenza del territorio in tutte le sue espressioni umane ed economiche. “La vera emergenza nazionale è la disoccupazione giovanile” mi dice Giovanni Timoteo segretario provinciale della CGIL . 

Per produrre crescita, ridurre la disoccupazione giovanile se non vogliamo perdere i loro saperi e le loro competenze prestati ad altri Paesi, la CGIL intende aprire 100 Tavoli Locali per il lavoro in 100 Città d’Italia secondo le linee operative del nostro Piano per il lavoro. I salari reali sono fermi da 20 anni e nella crisi sono diminuiti persino più della produttività”.   
Un impegno che richiede una rappresentanza sindacale all’altezza delle sfide attuali che possono rimettere in discussione i canoni tradizionali della contrattazione?
Il nostro sindacato si adegua ogni giorno a fianco delle persone che soffrono ma insegnano dignità e tenacia di fronte ad aziende che chiudono, al lavoro che muta e  all’intelligenza artificiale che avanza. Per noi è uno stimolo per studiare, fare ricerca e attrezzarci a contrattare anche con l’algoritmo. La nostra missione resta tuttavia quella di mettere in evidenza necessità e bisogni di una variegata moltitudine di soggetti e facilitarne le soluzioni.  Con una disponibilità ad includere altre culture, con una concezione del lavoro legata soprattutto ai bisogni di serenità e di benessere della gente”.  
 E in provincia di Teramo come stanno veramente le cose?
Tanta crisi ma anche molto potenziale da far venire fuori con risultati apprezzabili su cui anche i sindacati sono fortemente impegnati. A fronte di pezzi importanti di industrializzazione perduti in Val Vibrata siamo in presenza di settori come l’agroalimentare, l’avicolo e il dolciario (GELCO, ROLLI, AMADORI) con aziende al top della produzione italiana. In tal senso occorre intensificare e qualificare, soprattutto da parte nostra, il contributo dell’Università di Teramo  attraverso le facoltà scienza dell’alimentazione di veterinaria e dell’Istituto Zooprofilattico d’Abruzzo e Molise.  Occorre pure comprendere il potenziale delle star tup innovative poste alla base del famoso Polo AGIRE. In ogni caso va dato merito ai rettori dell’Ateneo, Luciano D’Amico e Dino Mastrocola per la visione lungimirante e operativa nella formazione degli studenti e nell’assistenza  al tessuto imprenditoriale locale”.   
A proposito dei pezzi di industrializzazione perduti in Val Vibrata a che punto stanno i fondi stanziati tramite la Provincia di Teramo destinati appunto a quelle aree di crisi complessa?  

Le tante vertenze accumulate sul territorio provinciale dovevano avere uno sbocco alternativo  all’immobilismo e alla sfiducia dei lavoratori.  Nessuno sapeva come far fronte a quello stato di vera emergenza. Una scommessa iniziata nel giugno 2008 con il primo accordo al MISE,  grazie al  compianto Presidente della Provincia, Ernino D’Agostino e all’Assessore regionale al lavoro Fernando Fabiani.  Venivamo da un’ecatombe di fallimenti aziendali (circa 200) con ottomila posti di lavoro in meno. Lo dimostrano i 756 progetti  emersi nella manifestazione d’interesse per oltre un miliardo e mezzo di investimenti fra Val Vibrata e  Tronto.  Nel 2016, dopo otto anni, è arrivato il riconoscimento di area di crisi attraverso la gestione di INVITALIA che si è confrontata con il territorio e le sue istituzioni evitando di interloquire con i sindacati che pure hanno avuto un ruolo determinante sin dall’inizio”.  
 Tale atteggiamento vi condiziona in qualche modo?
Assolutamente no. Ognuno faccia  bene la propria parte per rendere fertile il nostro territorio in termini di nuovi investimenti e recupero dell’ occupazione, soprattutto nel tessile e abbigliamento.  Spetta alla politica regolare i processi sociali ed economici per indicare una prospettiva  di sviluppo sostenibile largamente condivisa ”.   

Pubblicata anche sul quotidiano La Città di domenica 7 aprile 2019

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