di Marcello Maranella
"La Via Crucis di Nino Di Simone è prima di tutto un gesto d'amore verso la sua terra e verso tutti coloro che hanno subito e subiscono sciagure che si imprimono così profondamente da sembrare insuperabili.
Quando l'opera è stata presentata nella Chiesa di San Giovanni Battista di Castelli è stato inevitabile pensare alla resurrezione quale momento simbolico per antonomasia in una zona che ha subito conseguenze del terremoto dell'Aquila in maniera molto grave".
Così esordisce nel suo saggio il noto critico d'arte Claudio Strinati, di cui riportiamo alcuni stralci significativi, sottolineando che l'opera d'arte, da che mondo è mondo, è simbolo supremo di vita e resurrezione,...
..." e come tale è un monito per tutti coloro che hanno pensato di non poter più riprendersi e sono stimolati invece a tale speranza o meglio a tale convincimento proprio dall'arte che ritorna sempre verso chi avverte una perdita non risarcibile nell'immediato ma certamente risarcibile in un futuro che potrebbe arrivare ben prima di quanto intuito".
Ma il lavoro di Di Simone ha forse in sè un valore ancora più forte e tangibile", annota ancora il critico d'arte entrando nel merito dell'opera.
"Ed è proprio in questo ciclo della Via Crucis che il maestro rende il più alto e sentito omaggio a se stesso e alla tecnica scaturita dalle esperienze secolari della sua storia. La Via Crucis, infatti, è stata eseguita in materiale ceramico refrattario con colori di ossidi di manganese e ferro, cioè con quella tecnica che la tradzione ha consegnato a un forte artista come lui e che Di Simone ha perpetuato e perpetua.
Quella tecnica nobilissima e antica non ha bisogno di risorgere perchè non è mai morta e nemmeno tramontata e il maestro ne fa ancora una volta il simbolo della riconsacrazione di uno spazio liturgico che aveva perso la sua Via Crucis e ora la ritrova modernissima e antichissima nel contempo.
Modernissimo nel pensiero e nell'ispirazione, e antichissimo nella materia di cui è fatto".

Due Via Crucis
Un ponte spirituale fra Castelli e New York
Monsignor Franco Hillary, attuale Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite ha visitato di recente la Via Crucis nella Chiesa di San Giovanni Battista a Castelli realizzata da Nino Di Simone. Come si ricorderà, il presule commissionò nel 1997 una monumentale Via Crucis per la chiesa di Sant'Agostino a Ossining- N.Y., inaugurata dall'allora Primate degli Stati Uniti, Cardinale O'Connor.
"La Via Crucis di New York ", ha dichiarato Mons. Hillary. "è stata dichiarata una delle Artistic Pearls della Westchester Country di New York assieme alle vetrate istoriate da Chagall e Matisse che si trovano nella Union Church di Pocanticohills fatta costruire da John Rockefeller negli anni '20".
A giudizio dell'importante prelato la Via Crucis di Castelli avrà certamente lo stesso successo di quella di New York stabilendo così un ponte fra Castelli e la metropoli americana.
photo
in alto: Nino Di Simone con il critico d'arte Claudio Strinati
in basso: l'artista con Monsignor Hillary nella chiesa di San Giovanni Battista a Castelli
Commenti
Posta un commento