Gran Sasso e Monti della Laga: un unicum di eccellente biodiversità che non fa rima con viabilità


di Marcello Maranella
U
n motivo non secondario per visitare con serenità e piacere l'immenso patrimonio naturalistico che ci circonda nel versante teramano del Gran Sasso e dei Monti della Laga è la buona manutenzione delle strade che collegano i due territori montani racchiusi in un solo Parco Nazionale. Un valore aggiunto che non tutte le aree protette italiane si possono permettere. Un unicum strategicamente decisivo  in cui la lussureggiante vegetazione alimentata da sorgenti e cascatelle di notevole suggestione visiva a tratti scopre l'anima dei borghi sapienti di storia antica distribuita in centocinquantamila ettari di territorio fra l'Abruzzo, le Marche e il Lazio. Quello che più stupisce è la diversità di trattamento  fra la percorrenza rapida sul manto stradale delle Capannelle e delle sue arterie laterali di pertinenza dell'ANAS, manutenute lisce come un tavolo di biliardo, e le strade provinciali impraticabili  nel cuore della Laga quasi da rimetterci l'osso del collo. A detta dei residenti il nemico invisibile è l'indifferenza generale che pervade nelle sedi competenti tenendo in isolamento  Macchia da Sole con Leofara e, peggio ancora, con Valle Castellana e Rocca Santa Maria, fino all'incantevole località del Ceppo dove recentemente qualche timido segno di rilancio turistico si intravede.  In ogni caso stiamo parlando di un pregevole scrigno di biodiversità in un paesaggio da favola con le cascate della Morricana, i resti archeologici di Castel Manfrino e la storia della Resistenza di Bosco Martese. 

Nonostante il coronavirus i turisti, soprattutto  stranieri, arrivano numerosi, osservano ma non sono invogliati a trattenersi qialche giorno in più a causa dell'assenza di presidi informativi e di accoglienza con punti di ristoro, un tempo fiorenti mentre oggi mostrano solo insegne arrugginite sopra serrande sbarrate. Proprio ieri il Presidente della Provincia di Teramo, Diego Di Bonaventura, in un'intervista rilasciata ad un'emittente locale ha ammesso il disagio diffuso nelle aree montane per il problema delle strade tanto malridotte che richiedono la giusta attenzione con massicci interventi di ripristino. Non sono ancora spenti gli echi del refernedum che nella primavera scorsa animava la popolazione di Valle Castellana decisa a trasferirsi sotto le bandiere della Provincia di Ascoli Piceno, esasperati essenzialmente dagli annosi problemi di viabilità. Per fortuna prevalse il buon senso nel rimanere in provinvìcia di Teramo ma la situazione è sostanzialmente rimasta immutata. Quanto tempo ancora bisogna aspettare perchè si affermi il tanto decantato modello di sviluppo sostenibile?






 


poto di ma.ma.

 

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