Da Prati di Tivo al Franchetti una giornata ansiosa


di Marcello Maranella


Questa mattina, intorno alle 10.40, l'amico Sergio Pipitone salutava su fb in diretta dal Rifugio Franchetti insieme a studenti e docenti dell'Ateneo teramano in procinto di iniziare l'ultimo strappo per raggiungere il ghiacciaio più a sud d'Europa in agonia. Il Calderone si sta sciogliendo in modo preoccupante a causa del clima che cambia e le università abruzzesi sono lì a ricordarcelo con un significativo  grido di allarme che, per converso, riguarda anche la neve ai Prati di Tivo, sempre più incerta a causa essenzialmente del riscaldamento climatico in atto.

Più o meno in contemporanea sul Piazzale Amorocchi circolava la notizia che, sia pure in ritardo dei termini previsti nel bando per la gestione degli impianti di risalita, un gruppo di imprese di cui non si conosce al momento la ragione sociale, sarebbe intenzionato ad investire nella stazione turistica alle pendici del massiccio montuoso più alto dell'Appennino dove anni fa, come è noto, la Sangritana ci provò ma senza successo. Anche se  questa volta non insistono più gli interrogativi posti a suo tempo da terzi circa l'irregolarità gestionale degli impianti suddetti. E' stata la Regione Abruzzo dopo attente verifiche sul campo attraverso la direzione infrastrutture e trasporti a stabilire che non esistono " i prsupposti per procedere alla sospensione dell'autorizzazione al pubblico esercizio". C'è però poco da rassicurarsi dal momento che stiamo parlando di una situazione drammatica per l'immagine di un luogo di notevole bellezza paesaggistica e per le sorti future dell'economia turistica montana nel versante teramano del Gran Sasso. 



Una situazione che si trascina da molti anni aggravata, peraltro, da due terremoti e una pandemia davvero stravolgenti. Non sono tuttavia queste le sole ragioni ad impedire che un  patrimono naturale così ingente e così esclusivo al centro dell'Italia diventi un modello di riferimento di sostenibilità ambientale economicamente rilevante. Pesano le vicende della Provincia di Teramo e in parte della Camera di Comercio per far fronte al pagamento delle rate di mutuo di dodici milioni di euro assunto per l'ammodernamento degli impianti e la successiva messa in liquidazione della Gran Sasso Teramano in quanto società di gestione di quelle infrastrutture, oggi in serie difficoltà operative. Intanto la montagna continua a spopolarsi e non c'è traccia di reali portatori di interesse per un suo rapido rilancio. Da più parti si auspica l'attenzione da parte dell'imprenditoria locale o della comunità provinciale per contribuire ad evitare il peggio con un' efficace modernizzazione dei servizi e delle strutture ricettive, accompagnata da un'offerta turistica differenziata e competitiva. Se insieme al Calderone scompare la storia dei Prati di Tivo si spegne anche la magica leggenda del Gigante che dorme!  

photo ma.ma.

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