GIOVANNI LEGNINI INCARNA L'ABRUZZO

Mettiamola così: l'Abruzzo forte e gentile non ama i colonizzatori. In ogni epoca della sua storia il popolo abruzzese ha incarnato la potenza e l'orgoglio traendo linfa proprio dai suoi elementi naturali. Si è mescolato con i forestieri che dalle Alpi al Mediterraneo transitavano intorno all'imponente Gran Sasso. Ha superato se stesso e tante prove di resistenza dando vita alla millenaria storia della Transumanza. Esempio ante litteram di autodeterminazione di una comunità.  L'etnia pastorale che svalicava le alte vette appenniniche e svernava le greggi sul Tavoliere pugliese non pretendeva di insegnare niente a nessuno ma aveva innato il senso dell'orientamento territoriale e il fiuto degli affari. Con diffidenza e dialogo ha attraversato secoli bui di dominio e stagioni rinascimentali di riscatto. Ha tramandato ai posteri l'arte di cavarsela da soli, nutrendosi di valori e tenacia, includendo culture e mondi lontani. Via terra e via mare.Siamo fatti così, ancora oggi, noi abruzzesi. Perciò se si deve governare questa regione l'immagine del bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto non attacca. Chi si mette alla guida politica e istituzionale dell'Abruzzo non può derogare dalle regole antiche ma ne deve saper modulare le corde del cambiamento e della trasparenza. Nei gesti e nelle intenzioni. Senza tanti proclami ma lasciar fare all'empatia che fa molta differenza nell'organizzazione del consenso elettorale. Per essere prescelto e regolare le sorti del progresso civile ed economico.
Nel suo andamento lento Giovanni Legnini rispecchia quel carattere di denominazione d'origine della forza e della gentilezza di un professionista abruzzese che ama la politica del fare insieme per beneficiarne uniti gli effetti. Fin dagli anni giovanili, nel partito e all'università, Giovanni Legnini guardava oltre il cielo di Roccamontepiano, fiero delle proprie radici che lo hanno supportato negli alti livelli di competizione politica ed istituzionale del Paese. Eppure il candidato alla presidenza della regione non ha il difetto della autoreferenzialità. Non scalpita e non sgomita. Non si loda ma chiama i protagonisti del territorio come i sindaci e gli amministratori e poi sollecita artisti, professori, medici, ingegneri,  giovani energie e il meglio della creatività umana e culturale abruzzese a firmare o a correggere le sue idee di programma e provare a realizzarle insieme. Come deve fare un abruzzese per gli abruzzesi nelle stanze del governo. E Giovanni Legnini non è diventato per caso Sottosegretario di Stato all'Economia e Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura. Merito e modestia sono i tratti distintivi della sua affermazione. Prima di decidersi a scendere in campo per le elezioni regionali del 10 febbraio prossimo ha meditato a lungo. Non ha preteso il tappeto rosso  per farsi notare. Ha ricominciato a girare per le strade dell'Abruzzo per capirne gli umori e ascoltare le recriminazioni, che non mancano. Ha compreso che non era più tempo di partiti o di cinghie di trasmissione della politica. Ha messo su un esercito di rappresentanti autentici di cittadini e tecnici con compiti specifici dentro uno schieramento di otto liste, tutti al lavoro per Legnini Presidente. Ce la farà a riconciliare i sogni con la realtà? Credo proprio di sì. Profonda è l'amicizia, altissima la fiducia!

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