Alla fine di un lungo tour elettorale il Partito Democratico
di Teramo rompe
il velo del silenzio
intorno alle cause che
da oltre
un anno
lo vede in posizione di retroguardia rispetto al civismo che incalza e
che
prende forma in maggioranza, a Teramo, con
Gianguido D’Alberto e
all’opposizione, in
regione, con
Giovanni Legnini. La discussione in seno alla Direzione provinciale ha evidenziato
con più chiarezza i termini del contendere fra due diversi modi di
praticare
l’azione politica di un partito nato dalle ceneri democristiane e
comuniste, ma
mai reinterpretate e tradotte in una versione moderna di quei valori popolari e
di quella formazione politica nell'impostazione della rotta del
Partito
Democratico. Lo esprime per certi versi con amarezza
Luciano Monticelli
evocando due negatività fra le cause della sua mancata elezione
in consiglio regionale. Se la prende con chi non si è candidato con il simbolo del PD (Sandro Mariani,
ndr)
preferendo le
liste civiche indebolendo fortemente il partito, già appesantito da un
residuo di vecchia anima dei democratici di sinistra ( ex DS) che
resiste e condiziona. Un convincimento legittimo ma parziale di un militante di
lungo corso come lui che ha avuto un peso rilevante nella veste di delegato alla
cultura nella giunta di
Luciano D'Alfonso, in grado di percepire che la storia del Partito Democratico dell'ultimo ventennio
ha privilegiato più le rendite di posizione che la lungimiranza di strategia
politica.
Occorre un approfondimento necessario per capire lo scenario che si
apre il tre marzo con l’individuazione del nuovo segretario nazionale
e
con i relativi chiarimenti di linea
politica e organizzativa da apportare in sede locale. Ragionando per un attimo sulle
scelte e sui risultati conseguiti dal partito democratico nella campagna
per le politiche del 4 marzo 2018 e in quella recente delle elezioni
regionali non ci vuole molto per comprendere che i veri protagonisti della
contesa sono
Tommaso Ginoble e Sandro Mariani.


L’uno proteso a conservare
la leadership del partito, piuttosto logorata dal tempo e dalla mancata elezione in regione del candidato della costa a vantaggio di
Dino Pepe in rappresentanza della Val Vibrata. L’altro invece rivendica due risultati che pesano in maniera decisiva
nel confronto politico interno. In tal senso Mariani, come ex commissario del partito di Teramo, mette sul piatto della bilancia un lusinghiero risultato nella formazione della maggioranza
amministrativa al comune di Teramo e il ritorno vittorioso sui banchi
del Consiglio regionale quale candidato nella lista Abruzzo in comune per
Legnini.
Da questo punto di vista, piaccia o no, la
politica del PD nel capoluogo ha oggi una posizione rafforzata rispetto all'egemonia della costa che vede emergere un giovane gruppo dirigente
formatosi nella mischia
di una competizione elettorale difficile ma che ha spodestato il potere
del centrodestra
teramano. E' interesse di tutti tornare a ragionare sulla funzione
aggiornata e incisiva del
ruolo di capofila del comune di Teramo non solo fidando sugli indicatori
economici e sociali. E' la politica che deve tornare ad essere
regolatore dello sviluppo con una sostenibilità reale sui tempi della
ricostruzione, sulla tutela dell'acqua del Gran Sasso, sui servizi
eccellenti della sanità, sulle linee di una programmazione economica che
tolga il freno alla macchina burocratica e apra porte e finestre
per rigenerare l'ambiente e ospitare competenza e creatività come altri
Paesi insegnano. In tale visione del futuro dovrebbe collocarsi il
congresso provinciale del PD in
cui ritrovare il valore dell’unità. In ogni caso, nonostante le contraddizioni e la batosta elettorale alle politiche del 4 marzo scorso,
il PD rimane un interlocutore politico rispettabile, soprattutto utile,
dentro quel campo largo di civici, progressisti, ambientalisti,
antirazzisti in cerca di stabilità e benessere in un paese normale. Avrà un bel da fare il segretario provinciale Gabriele Minosse a cicatrizzare le ferite della mancata rappresentanza del PD alla presidenza della Provincia, del repentiino avvicendamento al Bim dove si è insediato come Presidente, dell'inamovibiltà dei vertici del Ruzzo. Gli esperti di logistica sanno benissimo che oltre alla guerra in politica contano molto gli ambasciatori della distensione.
Foto dall'alto:
Renzo Di Sabatino in compagnia di Nicola Zingaretti, Sandro Mariani e Giovanni Legnini, Gianguido D'Alberto, Tommaso Ginoble con l'onorevole Rosato, Gabriele Minosse segretario prov.le PD, Moreno Fieni ex Presidente BIM, Dino Pepe consigliere regionale PD, Luciano Monticelli ex consigliere regionale PD.
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