Italia Nostra compie sessantacinque anni. Paola Di Felice presidente di Teramo: "valorizziamo i paesaggi culturali dell'Appennino"


D
efinirsi ambientalisti oggi è un vanto ma, soprattutto, è una presa di coscienza per contribuire a risanare il mondo in cui viviamo. La pandemia causata dal coronavirus ha messo in evidenza lo stato degenerativo  dell'ambiente, sempre più intrappolato dal consumismo fuori controllo dei beni comuni indispensabili per la vita umana. "Essere socio di Italia Nostra è un impegno etico, in un'epoca dove i valori etici non vanno di moda. È voler praticare attraverso la cittadinanza attiva un passaggio di testimone ai nostri figli e nipoti, voler consegnare loro quanto di bello e prezioso abbiamo ereditato dai nostri genitori".
Lo scrive nel suo editoriale Ebe Giacometti, Presidente Nazionale di Italia Nostra, con l'auspicio che attraverso il Bollettino dell'Associazione si venga incontro all'esigenza di conoscere le tante problematiche "con le quali Italia Nostra si è continuata a misurare negli anni". In cui introduce la campagna virtuale dei Beni in pericolo adottata con successo di ascolti e proposte durante i mesi di restrizione. Si tratta di una sollecitazione all'interno del dibattito sulle strategie per la ripresa economica fondata sulla Lista Rossa delle emergenze storiche artistiche ed ambientali del Paese. È al tempo stesso un invito a rivolgere la necessaria attenzione sul territorio al patrimonio diffuso, altrettanto prezioso come i "grandi progetti" e i "grandi attrattori" che occupano la scena mediatica, spesso in maniera ossessiva. È evidente dunque l' impegno dell'Associazione nel definire un significativo piano di recupero dei beni culturali minori nelle aree interne e appenniniche, specie in quelle devastate dal recente sisma. Si attiverebbe una piacevole fruizione di un patrimonio culturale altrettanto importate e, se ben restaurato, risulterebbe di notevole attrazione per il turismo internazionale. Senza contare i positivi riflessi occupazionali per i tanti precari professionisti della cultura, attualmente senza lavoro a causa del coronavirus.  Sulla stessa lunghezza d'onda è da qualche tempo sintonizzata la sezione di Teramo di Italia Nostra per la rinascita dei borghi nel versante teramano del Gran Sasso e dei Monti della Laga. Un'idea progettuale  che ha registrato l'immediata adesione del Presidente del Parco Nazionale GSL Tommaso Navarra, del Sindaco del Comune di Crognaleto Giuseppe D'Alonzo e dell'Associazione dei borghi più belli d'Italia.


Come si ricorderà a settembre dello scorso anno prese avvio a Valle Vaccaro una giornata di ascolto con i vari portatori d'interessi con l'obiettivo prioritario di porre un freno al drammatico spopolamento in atto. Ne venne fuori un logo efficace - cuore verde del parco-, una degustazione dei prodotti tipici di grande livello, un'operosità delle Proloco impareggiabile nel lavoro di ricostruzione e tenuta del sistema sociale montano.
Questo è il corredo umano e istituzionale con cui ci si appresta ad entrare nella fase operativa attraverso la ricerca delle risorse economiche necessarie per rianimare la vita in quei luoghi di millenaria transumanza dove s'incrociavano greggi e pastori,  artisti e alpinisti,  viaggiatori e pellegrini in transito dall'Europa al Mediterraneo.

A Paola Di Felice, Presidente della sezione di Teramo di Italia Nostra chiedo perchè la scelta su Valle Vaccaro?
"Perché, partendo da ciò che resta, è possibile recuperare e ri-fondare la nostra bellezza per stabilire una diversa prospettiva socio-economica. Perché nell’insieme di quel complesso di elementi fisici, puntuali o diffusi, la cui perdita e/o trasformazione rappresenta una perdita dei caratteri che determinano lo spirito del luogo, possiamo individuare la bellezza. Perché lo spirito, culturale e ambientale, di un territorio è rappresentato dalla sua capacità di catturare la nostra attenzione; dall’essere interessante e ricreativo; dal saper meravigliare e insegnare".



Il passato dunque per delineare un'idea di futuro per le nostre comunità?
"La mia competenza originaria è una competenza che riguarda le parole del passato. Il vivere quotidiano di un passato che appare molto lontano ma che oggi la realtà ci costringe a ridiscutere e a porre come idea fondante del nostro vivere civile, la realtà dell’oggi. E’ un’idea di sistema sotto cui appare sempre più forte l’ideadell’attenzione al paesaggio che comincia ad essere vincente. Perché il paesaggio viene posto come una
categoria molto più ampia, in una logica in cui si situano anche quelli che chiamiamo i “beni culturali”. Perché la nozione di paesaggio non è una nozione iniziale ma una nozione finale che poi usiamo per interpretare. E’
un insieme di relazioni che mettono accanto all’altro elementi diversi, naturali e culturali. Perché va fatta affiorare quest’idea di complessità del concetto di paesaggio, l’insieme senza di cui non si riesce a comprendere neppure ciò che viene definito “bene culturale”.

E allora assumiamo come definitivo il concetto di “paesaggi culturali”, specie per i borghi dell’Appennino?
"Certamente. Con un’espressione che ci rimanda alla storia, all’archeologia, all’architettura, all’arte, alla letteratura, all’enogastronomia, alla tradizione musicale di un territorio, alla cultura materiale e immateriale insomma, oltre che all’ambiente e al paesaggio.
Senza categorizzazioni o giudizi di valore tra i differenti “paesaggi”, facendo riferimento al loro insieme, per ricostruire l’identità del singolo territorio “sensu stricto”, rifondandone bellezza, qualità di vita, impatto
socio-economico".

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