Italia Nostra respinge senza appello la riperimetrazione del Parco naturale regionale Sirente Velino

di Marcello Maranella
 

Il Consiglio delle Sezioni d'Abruzzo dell'Associazione “Italia Nostra”, dopo aver analizzato la proposta di legge
attualmente all'esame della II Commissione del Consiglio regionale e formulato le proprie osservazioni in
merito, considerata la sostanziale inefficacia dell’articolato proposto nel risolvere i problemi del Parco e
verificata la totale irrazionalità dal punto di vista della tutela della nuova perimetrazione, respinge senza
appello la proposta di legge in discussione.
Il Parco naturale Sirente Velino, afferma Italia Nostra, è l’unico Parco regionale in una regione che si dichiara
"verde" a parole, ma che nei fatti non è mai stata in grado di far vivere la sua area protetta di maggiori
dimensioni rendendola coerente con le finalità per cui essa è stata istituita e delle istanze di base che l’hanno
voluta, riducendola, invece, ad essere un esempio da manuale di cosa si intende comunemente con
la definizione “parco di carta”.
I limiti principali dell’articolato proposto sono individuati da Italia Nostra nella mancanza di tempi certi e poteri
sostitutivi adeguati per evitare che si ripetano gli infiniti commissariamenti che hanno caratterizzato la storia
del Parco, nell’appesantimento burocratico nelle nomine, nella non obbligatorietà del parere del Comitato
consultivo sugli argomenti di valenza ambientale, nella mancanza di tempi certi per l’indizione del concorso
per la nomina del Direttore, nell’esclusione del rappresentante delle Associazioni ambientaliste dal Consiglio
direttivo e, soprattutto, nel mancato adeguamento della dotazione finanziaria dell’Ente Parco.
Inoltre, si domanda l’Associazione, perché non prevedere l’approvazione della terza versione del Piano del
Parco attualmente disperso nei cassetti di qualche ufficio regionale contestualmente alla legge? Non
perdendo così ulteriore tempo.
Per quel che riguarda i nuovi confini previsti è persino troppo facile irridere sulla loro totale arbitrarietà dal
punto di vista della tutela del territorio, pensati, come sono, con il solo scopo di togliere quanto più territorio
ad alcuni Comuni lasciandoli comunque nel Parco, accontentando così qualche cacciatore, ma potendo
comunque usufruire dei finanziamenti legati al Parco stesso, mentre nulla si dice sull’istituzione delle “aree
contigue” e su un auspicabile, e condiviso, futuro ampliamento ai territori dei Comuni di Lucoli e Tornimparte
che costituiscono il naturale collegamento con la Riserva laziale delle Montagne della Duchessa.
Sempre a proposito dei confini previsti, Italia Nostra ribadisce con forza che non è ammissibile che i confini
di un Parco, anche se regionale e non nazionale, possano essere variati a richiesta di uno o più Comuni,
secondo il colore delle amministrazioni o del “gradimento” o meno del momento: con tutto il rispetto per la
volontà delle comunità locali, se vengono poste in secondo piano le prioritarie esigenze di tutela un Parco
non è più tale, ma qualcosa che deve essere altrimenti definito.
Quello che è veramente grave in questa proposta di legge non è ciò che è dato leggere, ma quello
che in essa manca, conclude l’Associazione, è impensabile, infatti, che a trentuno anni dall’istituzione del
Parco, alla luce dei limiti normativi, finanziari e gestionali che nel tempo ne hanno impedito il funzionamento,
ci si possa limitare a una leggina disorganica e raccogliticcia che non rappresenta nulla di più di un contentino
per qualche amministratore locale che persegue soltanto interessi particolari. Sarebbe invece necessaria
una revisione organica e complessiva della legge, supportata da un diverso atteggiamento da parte della
Regione e di alcuni Enti locali, in assenza del quale ogni giorno diviene più fondata l’ipotesi di mutarne lo
status in Parco nazionale.

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