Gianguido D'Alberto dopo il no al bilancio del Ruzzo "Non mi sento isolato se resto dalla parte dei cittadini"


Poi il sindaco teramano ha ribadito di non sentirsi affatto isolato nella sua maggioranza in comune che in maniera concorde ne condivide i rilievi mossi al piano industriale che presenta un incremento dei costi fissi con un debito che resta altissimo di 94 milioni di euro, in più sono iscritte delle quote di credito di ancora 42 milioni di euro con serie difficoltà di riscossione e un esubero della pianta organica. A giudizio del sindaco di Teramo la strada da percorrere è ancora tutta in salita anche se, ammette, alcuni passi in avanti si stanno compiendo. "La vera criticità", ha poi rimarcato deciso D'Alberto, "sono i costi del personale che così come nelle altre partecipate, vedi Teramo ambiente, ricadranno sulle spalle degli utenti. Insisto: pesano molti contratti interinali concepiti al di fuori di qualsiasi selezione pubblica con evidente aggravio di precarietà e illegittimità, pertanto il Ruzzo è molto appesantito dal personale tecnico e amministrativo mentre sono ridottissime le figure operative sul campo, in particolare nella rete manutentiva". Senza dilungarmi nei dettagli prettamente gestionali evidenziati dal sindaco che evidentemente non mutano la sostanza della sua opposizione rilevo, invece, un imbarazzo tutto politico nel non poter svolgere una funzione di guida in quanto comune capoluogo in rapporto agli altri comuni della provincia al fine di ripristinare un circuito virtuoso nella gestione della cosa pubblica.
Come non dire in proposito che l'eredità di gestione allegra di passate dirigenze è oggi insostenibile anche per i più competenti manager della materia. Ricordo anni fa quando si insediò alla presidenza Antonio Forlini con un curriculum di tutto rispetto e da tutti condiviso. Egli si presentò ai teramani in un incontro all'Hotel Abruzzi con a fianco l'allora assistente avvocato Alessia Cognitti e, insieme, nel ripercorrere gioiosamente gli anni gloriosi della genesi dell'Acquedotto, promisero che avrebbero risanato il debito dell'azienda in dieci anni. Come si può immaginare il tempo è trascorso e Alessia Cognitti e Antonio Forlini sono ancora alla guida amministrativa dell'Ente, sia pure con ruoli incrociati. Non è un segreto per nessuno che il Ruzzo come il Bim o Teramo ambiente o altre società partecipate dai comuni, sempre più impoveriti, sono spesso considerati strutture di supporto politico per indirizzi alquanto discutibili. Nel frattempo pesano come macigni due prossime decisioni che oltre al Ruzzo chiamano in causa Strada dei parchi e Laboratori sotterranei di fisica nucleare per la messa un sicurezza dell'acquifero Gran Sasso con la nomina di un commissario di governo e l'esito di un provvedimento giudiziario relativo ai noti fatti di inquinamento dell'acqua risalenti al maggio 2017. Mi sembra che ci siano tutti gli elementi per indurre la politica a uscire dal limbo in cui si è cacciata e contribuire alla rinascita complessiva di nostri territori. Oltre al sindaco D'Alberto, ieri sera in conferenza stampa all'Ipogeo, c'erano consiglieri e assessori comunali tutti compatti sulla decisione assunta nei confronti dei gestori del Ruzzo. Compresa la rappresentanza PD, dal capogruppo Luca Pilotti al segretario comunale, nonché consigliere comunale, Massimo Speca, consapevoli loro malgrado che al Ruzzo altri sindaci e colleghi di partito, avevano appena votato a favore dell'operato del Presidente Cognitti, fino a prova contraria in quota PD, che non ha nascosto grande compiacimento per l'ampio sostegno ricevuto. In conclusione, senza alcuna pretesa di suggerire consigli agli addetti ai lavori, ritengo tuttavia che un partito politico abbia la forza, l'autorevolezza e la lungimiranza per trasferire il dibattito all'esterno e favorire il confronto dialettico su programmi e prospettive di politica economica a beneficio delle nostre comunità.
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