Memorie arsitane e non solo...raccolte nel volume di Carla Tarquini

Tra le letture selezionate sotto la pineta in questi giorni di alta calura estiva mi ha particolarmente attratto una storia ripercorsa a ritroso nel tempo da Carla Tarquini nei luoghi dell'infanzia, ad Arsita, fino al drammatico terremoto del 2016 che ha segnato  fortemente il piccolo borgo alle pendici del Monte Camicia. Un bel condensato di affetti e testimonianze preziose racchiuse nella dedica "Ad Arsita il mio luogo del cuore". Un sentimento  che l'autrice si è portato dentro per decenni, custodito  fra gli appunti scritti a mano e le foto conservate in una cartellina rossa che, ad un tratto, hanno iniziato a prendere forma organica e fascino narrativo nel volume Memorie arsitane e non solo...Me ne ha fatto recentemente dono l'autrice, accompagnandolo con un bigliettino di buona lettura, con il garbo e la discrezione che la contraddistinguono.

E così mi sono incamminato in un viaggio fantastico dal mare di Giulianova al versante teramano del Gran Sasso, trasportato sin dalla pregevole introduzione di Anna Fusaro in uno dei borghi più affascinanti di storie e culture della magica Vallata del Fino..."In essi", scrive la presentatrice, " Arsita è piccola patria, mondo antico, giacimento di memorie, scrigno di piccoli tesori, le une e gli altri fissati nella narrazione, nelle cartoline e nelle fotografie per salvare e (con) segnare un luogo che, come tanti in Abruzzo, ha tremato. Ma che viene curato in queste pagine dallo sguardo affettuoso dell'autrice, dalle sue annotazioni e dai suoi ricordi, che si posano come un balsamo sulle ferite delle antiche pietre". 
Poi, a seguire per mano di Carla, mi sono introdotto nel centro abitato attraverso  la descrizione dettagliata di slarghi e viuzze suggestivi, chiese e monumenti, cortili e palazzi importanti che hanno avuto un ruolo determinante nell'educazione ricevuta dal padre, medico condotto, e dalla madre, donna  dinamica e risoluta nell'affrontare il capo delle SS tedesche per restituire dignità professionale e libertà al marito arrestato per aver curato dei partigiani. Oltre ai ricordi dolorosi di guerra civile negli anni del fascismo con l'eccidio di Collemesole.
Scene di vita vissuta in prima persona o che si incrociano con altre esistenze ma che insieme rivelano il carattere di Carla e le scelte di vita intellettuale successivamente compiute a Teramo nell'adolescenza, presso il Collegio Ravasco in Corso Porta Romana frequentando le scuole superiori e a Milano presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore dove si laurea in Lettere tornando ad insegnare Italiano e Latino per oltre un trentennio presso il Liceo Scientifico "Albert Einstein" di Teramo.
                                                      Sfogliando ancora con inesauribile curiosità quella cartellina rossa delle
memorie arsitane di Carla Tarquini si scoprono piacevolmente attimi inebrianti al profumo di giacinti in fiore esaltati da una fanciulla spensierata e gioiosa...."Era la felicità! Quel profumo  è ancora per me il più buono del mondo". Che dire poi dell'antica consuetudine de Lu Stàje, una sorta di pagamento in natura a cottimo che rimase in uso nelle regioni meridionali fino ai primi anni '50. ..."era utilizzato anche per pagare il veterinario, il medico condotto, il sarto, la sarta e il calzolaio". Gli artigiani prestavano il loro lavoro a giornate ed erano compresi il vitto e l'alloggio. Tutto in natura (grano, polli, uova e altro), lu stàje veniva calcolato in base alle giornate lavorative concordate. Insomma, con la puntigliosità della ricercatrice attenta e rigorosa, l'autrice,  pur partendo da emozioni del tutto personali, offre un contributo di tutto rispetto alla conoscenza della nostra storia locale che va ad aggiungersi ad una più fertile pubblicistica che s'accompagna degnamente con l'inedita e appassionante tradizione musicale di Val Fino al canto.

Chi è Carla Tarquini
Oltre che stimata docente collabora da molti anni con giornali e periodici locali fra cui L'Araldo abruzzese. Amante della fotografia ha pubblicato in proprio, tra il 2006 e il 2017, una serie di Diari di viaggio con testo e foto. Sintetici e colorati, costituiscono un ideale Gran Tour dell'autrice, alla ricerca di "piccoli gioielli italiani" o alla riscoperta di paesi dell'area mediterranea e occidentale. Ha appena presentato con lusinghiero successo di pubblico e di critica "I cieli dipinti",  un bel volume curato insieme a Renata Ronchi, corredato da settantasette tavole a colori realizzate dal fotografo Vincenzo Ammazzalorso, in omaggio a Vincenzo Sardella, pittore e decoratore teramano lungamente dimenticato.

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