Dalla gloriosa storia della Transumanza all'oblio dell'Abruzzo pastorale


Bene anzi male: la 160esima edizione della Fiera della pastorizia a Piano Roseto non si farà per "insurrezione pastorale" contro burocrazia asfissiante e istituzioni indifferenti. Roba da non crederci nella millenaria storia abruzzese della transumanza. Mentre l'assessore regionale all'agricoltura, Imprudente, rilascia interviste addossando precise responsabilità ai governi regionali precedenti, il suo omologo, l'ex assessore Dino Pepe, quasi in contemporanea perorava in consiglio regionale la causa dell'annullamento della fusione fra le Camere di Commercio di Teramo e L'Aquila, suggellata precedentemente con unanime accordo dalle associazioni datoriali. Qualcuno potrebbe chiedersi: cosa c'entra la fiera dei pastori con le vicende irrisolte degli enti camerali?
La risposta più semplice potrebbe essere che il Presidente della Camera di Commercio di Teramo, Gloriano Lanciotti, si è sentito responsabilmente in dovere di convocare presso la sede di Via Savini tutti i soggetti interessati all'evento con la speranza di poter comporre la controversia. L'altra spiegazione, in verità un po' più complessa, risiede nella mancanza di autorevolezza politica ed istituzionale da parte degli enti preposti nei confronti di un settore come la pastorizia, già fortemente indebolito negli anni dai riflessi della crisi economica generale ma, soprattutto, scalzato da pesanti e occulte ingerenze esterne nella gestione dei pascoli nell'altro versante del Gran Sasso, come riferiscono ampiamente le cronache locali degli ultimi giorni. Non è escluso che la decisione di annullare la Fiera della Pastorizia a Piano Roseto possa influenzare ancor più clamorosamente la riuscita dell'altro tradizionale appuntamento del 5 agosto prossimo a Campo Imperatore. Ecco perché non è superfluo tirare in ballo il ruolo decisivo delle Camere di Commercio. Come è a tutti noto, a Piano Roseto così come a Campo Imperatore essi sono pressoché gli unici enti patrocinanti delle due rassegne annualia cui si collegano il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, la Regione Abruzzo, i comuni di Cortino e Crognaleto nel versante teramano e quello di Castel del Monte nell'aquilano. 
A ben intendere il significato delle rivendicazioni espresse dal rappresentante della categoria dei pastori teramani, Battista Caterini, il dialogo potrebbe presto riprendere se alle parole seguissero interventi  di sostegno talmente significativi da alleviare le attuali condizioni economiche e imprenditoriali degli allevatori. Data la situazione sopra descritta mi pare del tutto illusorio che si possa invertire rapidamente una tendenza negativa che si trascina da anni in un territorio in cui le risorse  degli enti locali sono ridotte al lumicino, i servizi sociali praticamente inesistenti, la legislazione regionale risulta inadeguata come pure ridotta appare l'assistenza delle camere di commercio, impegnate da mesi se non da anni, a ritagliarsi sedi legali e "core business" in una contraddittorietà di posizioni esasperanti in attesa che la norma chiarisca le procedure da attivare per ridisegnare il loro destino futuro. Appare dunque evidente che siamo tutti prigionieri di una crisi di sistema politico ed economico in cui i primi a farne le spese sono proprio quei settori delle aree interne come l'agricoltura e la zootecnia. Altro che ricostruzione, altro che freno allo spopolamento, altro che progetti europei  Life praterie per rilanciare la secolare identità agro pastorale del Gran Sasso d'Italia. Quando mai lo ritroveremo il senso delle riforme strutturali per garantire un programmato sviluppo sostenibile?

Pubblicato anche sul quotidiano La Città di sabato 13 luglio 2019 con il titolo "I PASTORI IN RIVOLTA"







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