Luciano D'Amico e Maria Rita D'Orsogna orgoglio d'Abruzzo futuro

E' stata una settimana contrassegnata da eventi di notevole rilevanza sociale, politica e culturale per l'Abruzzo. Ne scelgo due tra i più significativi per l'alto valore etico, morale e scientifico che onorano la nostra terra. Questa mattina a Pescara, a conclusione delle giornate dedicate alla legalità, il Professore Luciano D'Amico, ordinario di Economia aziendale e Rettore dell'Università degli Studi di Teramo ha ricevuto il Premio Nazionale intitolato a Paolo Borsellino per aver istituito, primo in Italia, il corso di studi universitario "Scuola di Legalità" con l'obiettivo, si legge nella motivazione del premio,di sviluppare percorsi educativi in tema di legalità, impegno sociale e civile, di conoscenza e di contrasto alle mafie.Inoltre, prosegue la nota, "La sua direzione dell'Università, ora senza auto blu e telefonini, si è distinta per la lotta al baronato, ai nullafacenti, alle rendite di posizione, ai protetti dalla politica. E per questo ha subito minacce, ricatti e intimidazioni da parte dei prezzolati del potere mafioso
presente in ogni ambito. Per il suo impegno per far respirare -un fresco profumo di libertà- ha pagato e sta pagando un severo prezzo in termini personali".  
Un riconoscimento che inorgoglisce l'Ateneo teramano e, soprattutto, la città di Teramo a cui Luciano D'Amico ha offerto il meglio delle sue energie fisiche ed intellettuali con progetti lungimiranti di sviluppo integrato fra l'attività didattica e lo sviluppo del territorio, non compresi  pienamente dalla pubblica amministrazione e dalle istituzioni locali. Al di là di qualsiasi considerazione a riguardo Il Magnifico Rettore continua a operare in perfetta coerenza con i valori fondanti del Premio Borsellino nell'esclusivo interesse del bene comune. E noi continueremo a seguirlo con profonda ammirazione per le cose fatte e per quanto ancora vorrà esprimere con riconosciute capacità non solo nel mondo accademico.

L'altra personalità a cui facevo riferimento all'inizio riguarda l'abruzzese Maria Rita D'Orsogna, docente alla California State University di Los Angeles a cui si deve la recente conclusione positiva dell'annosa controversia denominata Ombrina per evitare che l'Abruzzo diventasse una regione mineraria in spregio all'immaginario generale di Regione Verde d'Europa.

La posta in gioco era dunque alta: da un lato il potente sistema degli idrocarburi per lo sfruttamento delle risorse marine con il Centro Olii di Ortona dall'altro la salvaguardia di biodiversità di un'eccellenza naturalistica come la Costa dei Trabocchi. Sullo sfondo  la scarsa azione delle istituzioni regionali e del governo chiamati in causa con il referendum che si risolse con la sconfitta del mondo ambientalista che, in precedenza e dopo aspre battaglie, l'aveva proposto. A sostegno della sua tesi l'esperta italo americana ha girato per anni in lungo e in largo per scuotere "l'arrendevole" gente abruzzese prefigurando scenari catastrofici nel mare, con i pesci inquinati che poi mangiamo a tavola o sulla terra, con il rapido avvelenamento delle falde acquifere. "Una tragedia immane per l'ecosistema", ammoniva la docente. All'epoca poteva apparire esagerata l'apprensione della studiosa ancorchè supportata da inconfutabili dati scientifici. Eppure i fatti oggi le danno pienamente ragione se si riflette sulla rinuncia ai propri interessi da parte dei petrolieri mentre restiamo sgomenti di fronte alle minacce crescenti  per la salubrità dell'acqua del Gran Sasso. Pertanto mi piace pensare che Luciano d'Amico e Maria Rita D'Orsogna rappresentano l'Abruzzo di domani quando i loro studenti, grazie ai loro preziosi insegnamenti, saranno protagonisti autorevoli delle nuove frontiere dello sviluppo.

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