E' partito da lontano
Nicola Zingaretti per avvertire sui pericoli della democrazia nel Paese e sulla condizione del partito democratico in attesa di un congresso, di cui è candidato alla segreteria, per sciogliere lacci e laccioli di una polemica tutta interna che ha determinato la clamorosa sconfitta alle elezioni politiche del 4 marzo scorso. Ai sindaci, agli studenti, ai militanti e ai simpatizzanti che lo hanno ascoltato ieri presso la Sala polifunzionale a Teramo, Zingaretti ha saputo argomentare bene il disagio enorme della sua comunità politica, compressa e incapace di analizzare il mondo che lo circonda nelle sue più crude contraddizioni. Con un ragionamento lineare, permeato di passione politica autentica, il Presidente della Regione Lazio ha invitato i presenti ad uscire dalla Sala, metaforicamente s'intende, per convergere nella sua Piazza Grande ed ascoltare tutti quelli che non sono del Partito Democratico o i tanti delusi che lo hanno abbandonato nell'ultimo decennio. "
Guai", ha poi ammonito Zingaretti
, "a non capire un mondo che è fatto di differenze con cui occorre confrontarsi e aprirsi al dialogo" citando la sua seconda esperienza di Presidente della Regione Lazio non dissimile da ciò che
Giovanni Legnini si appresta a fare in Abruzzo. Senza mortificare la storia del Partito Democratico è necessario aprire un filone innovativo, coraggioso e inedito di ampie relazioni sociali culturali economiche e politiche ...."
e Legnini è numero uno in Italia come attestano il suo impegno e le sue capacità nelle più importanti istituzioni e nella politica".
Non sarà un percorso facile ma è un passaggio obbligato per ridare smalto ad una politica appannata e personalizzata.
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