Se lo ha annunciato Giovanni Legnini allora è una cosa seria, Non che Mauro Di Dalmazio non lo sia ma gli mancava l'assist di un grande coach per indurlo a rifrequentare i luoghi giovanili della sua formazione politica. Un connubio ideale per coniugare i valori democratici e popolari che erano alla base della nascita del Partito Democratico ma che è rimasto incompiuto per una serie di ragioni a tutti note. Il progetto per il futuro dell'Abruzzo pensato dall'ex vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura supera il rimpianto delle occasioni mancate e chiama gli abruzzesi a realizzarlo, interpretandone i fermenti civici e le differenti culture politiche. E' questa in estrema sintesi la missione di un centrosinistra fuori dagli schemi partitici, meno autoreferenziale e deciso a mettersi in discussione nei territori invasi da populismi in costante esasperazione elettoralistica. Da questo punto di vista Legnini e Di Dalmazio sarebbero presidente e vicepresidente di un governo regionale armonico e propulsivo in cui il primo..
"è unico in Italia", come lo ha definito Nicola Zingaretti nel suo incontro con i teramani, per il prestigio politico e istituzionale meritatamente conquistato sul campo, il secondo conosce perfettamente gli ingranaggi della burocrazia regionale e le sue regole amministrative per essere stato esponente di punta nella giunta regionale di Gianni Chiodi.
Rappresentata così sarebbe tuttavia un'alleanza riduttiva nel suo reale significato e si presterebbe a critiche aspre di trasformismo se non di opportunismo politico. Come ho ripetutamente osservato nei miei articoli durante la recente campagna elettorale per il rinnovo del consiglio comunale di Teramo, a Mauro Di Dalmazio va dato l'onore delle armi quale candidato sindaco al comune di Teramo. Com'è noto egli era consapevole di non farcela ma è rimasto coerente con i suoi principi radicati sin dalla sua giovane esperienza di segretario cittadino del Partito Popolare ai tempi virtuosi del Sindaco Angelo Sperandio. Senza alcuna ambiguità egli ha aperto un varco nelle retrovie del centrodestra del capoluogo frantumandone il fantomatico
"modello Teramo" impersonato da Maurizio Brucchi e Paolo Gatti. A conti fatti, alla fine, ha riportato un lusinghiero risultato elettorale che lo ha posto in aperta discontinuità con il passato mantenendo una costruttiva interlocuzione politica ed amministrativa con il Sindaco Gianguido D'Alberto. In ogni caso porta dietro di se la naturale adesione alla lista civica per Legnini mista a capacità e competenza, onorabilità e gioiosità di cui la politica, non solo in Abruzzo, ha urgente bisogno!
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