Salvini a Teramo al ritmo di "Bella ciao"

Concluse le festività natalizie si entra nel vivo di un'ennesima, faticosa e incerta campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio regionale a cui seguiranno le elezioni europee, tanto attese da Salvini e Di Maio in nome del popolo digitale.  Nel senso che l'organizzazione del consenso elettorale nella civiltà dell'immagine e della digitaitalizzazione ha definitivamente messo in soffitta il confronto sulle piazze di idee e progetti fra i contendenti di questo o quel partito da sottoporre ai propri elettori. Tutto si risolve con post e twitter per essere vincenti, virali, virtuali, al centro della rete dove si scrive tutto e il contrario di tutto. Si può solo condividere acriticamente. Se poi si incontra per strada il proprio beniamino si corre al suo fianco per strappare un selfie esclusivo da collezionare più per narcisismo che per credo ideologico. Lo si è appena visto con Matteo Salvini a Teramo, sabato scorso. Nel tragitto fra la sala polifunzionale e il vescovado gli addetti all'incolumità dell'uomo politico hanno consentito foto e abbracci da parte dei fan fino a quando non  hanno immobilizzato un giovane venditore di colore che "intralciava" il percorso affollato di bancarelle del mercato cittadino.
Un'immagine cruda, prontamente ripresa dal collega giornalista  fotoreporter, Luciano Adriani, che si è diffusa rapidamente sulla stampa e sui social connotandosi in netto contrasto con lo spirito della  successiva visita privata concordata con  il Vescovo di Teramo, Monsignor Leuzzi.  Quegli  occhi del giovane immigrato spalancati per lo spavento sotto lo sguardo severo di Salvini protetto dalla scorta non è degno di un paese civile. E poi fa scandalo se l'assessore alla cultura del comune di Teramo Luigi Ponziani intona Bella Ciao nell'improvvisato coro di protesta indirizzato a Salvini che è maestro di arroganza al limite della sopportabilità democratica. Forse è questo il sentimento che avrà indotto Ponziani, in piena onestà intellettuale, a difendere i valori  dell'antifascismo e del socialismo a cui ispirò la sua esistenza sin dalla giovane età. Il richiamo delle battaglie per la libertà e per l'autodeterminazione del popolo italiano contro i muri del fascismo e del nazismo è storia onorata dalla Costituzione repubblicana che Salvini non può disconoscere. Chissà quanta gente avrebbe voluto unirsi a quel coro  per dire al rappresentante del governo di abbassare i toni e smetterla di intimidire chi non la pensa come lui. Ma così non è stato forse per timore di esporre le proprie idee o forse per rassegnazione. Mentre altri sognano di abbracciare  lo spirito autonomistico di Salvini ritenendolo necessario in Abruzzo per imboccare la strada dello sviluppo e del benessere sociale. Si fa veramente fatica ad immaginare tale dipendenza per il fiero popolo abruzzese. 

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