Il test Teramo in vista delle elezioni in Abruzzo


A giugno 2018, dopo il ballottaggio con

Giandonato Morra, Gianguido D'Alberto ha conquistato
l'attenzione dei grandi organi d'informazione italiana  per aver frantumato l'evanescente "Modello Teramo" vincendo in contro tendenza nazionale sovranismi, populismi e stregonerie varie. Un sussulto di discontinuità permeato da momenti di altissima tensione sociale culturale e politica che non accadeva almeno da due lustri. Tutto all'insegna del buon civismo mescolato con l'entusiasmo di una nuova leva di amministratori del PD che tentano di rigenerare il Comune di Teramo. Non è una cosa da sottovalutare se si vuole rilanciare una decisiva competizione istituzionale in Abruzzo e togliere alla città di Teramo, capoluogo di provincia,  la disperante immagine di cenerentola, immiserita e diseredata da una rappresentanza politica del tutto irrilevante nei luoghi decisionali. Occorrerebbe ridarle vigore e prospettiva di sviluppo sgomberando il campo da alleanze ibride fra settori del centrodestra e settori del centrosinistra intenti a conservare personali fette di potere. Come è accaduto in Provincia prima, al Ruzzo poi e come, peraltro già annunciato, accadrà al Bacino Imbrifero Montano.
 Anche Giovanni Legnini, candidato alla presidenza del governo regionale dell'Abruzzo per il centrosinistra, guarda con la giusta attenzione all'esperienza del comune di Teramo prefigurando una strategia elettorale distaccata dalla storia dei due grandi partiti di massa che nel 2009 diedero vita al Partito Democratico, oggi molto ridimensionato dal risultato delle urne nelle elezioni politiche del 4 marzo scorso. A qualche ora dalla chiusura delle liste si registra una proliferazione di raggruppamenti  civici (8) per Legnini mentre scalpitano lega e cinque stelle forti del loro governo che ha evitato la procedura d'infrazione da parte dell'Unione Europea scaricando però sulle spalle degli italiani ulteriore debito pubblico. In casa centro destra si è appena defilato Fabrizio Di Stefano lasciando spazio alla candidatura di Marsilio catapultato da Roma su indicazione della leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni. Si profila dunque una battaglia elettorale dagli esiti incerti. Fino al 10 febbraio sarà una frenetica  caccia al voto in ogni angolo dell'Abruzzo. In casa PD a Teramo anche Sandro Mariani ha scelto il percorso civico nella lista Legnini presidente, dopo lunga e meditata riflessione. L'ex capogruppo piddi al consiglio regionale uscente con tale scelta ha mostrato lo strappo (temporaneo?) dal suo partito che pure lo aveva visto vincitore alle amministrative di Teramo ma non più alleato con Tommaso Ginoble il quale resta ancora leader indiscusso del partito teramano da circa un ventennio.
Infatti la lista del Partito Democratico dei candidati alla regione in provincia di Teramo vede  riconfermati Dino Pepe e Luciano Monticelli mente la new entry di rilievo è rappresentata dal Presidente del Consiglio Comunale di Roseto, Elena Teresa Ginoble. Da Teramo, inoltre, l'ex rettore dell'Ateneo teramano, Luciano D'Amico, ha appena anunciato l'aperura della sede del suo comitato elettorale a Corso San Giorgio in appoggio a Giovanni Legnini con una lista civica ben rappresentata e con il compito di elaborare il programma elettorale.      m.m.



 Foto dall'alto:
Gianguido D'Alberto Sindaco di Teramo;
Giovanni Legnini candidato Presidente Regione Abruzzo ed ex vicepresidente del CSM;
Luciano D'Amico ex rettore Uni.Te e candidato lista Legnini:
Sandro Mariani ex capogruppo PD alla regione e candidato per Legnini Presidente;
Tommaso Ginoble ex deputato PD







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