Mattinata settembrina a spasso dentro e fuori le antiche mura di Atri

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  di Marcello Maranella


Scendendo le scale del Palazzo Ducale degli Acquaviva prendo al volo il depliant "Atri - Guida turistica"poggiato sul banchetto all'ingresso dell'edificio, oggi sede del  Municipio. Mi colpisce all'istante il sottotitolo...

...Fascino nella Storia, Spettacolo nella Natura, Passione per la Cultura...

Sintesi perfetta di creatività e conoscenza della Civitas Vetusta. Anche il racconto bilinque in inglese e italiano è di agevole lettura nei suoi tratti salienti!

Atri, un tempo  denominata Regina delle Colline, 

dove lo sguardo si perde  lungo la ridente vallata del Vomano, scivolando dalla cima del Corno Grande alle spiagge dorate della costa teramana.  

Inizia così il mio ritorno alle origini con il piacere di concedersi qualche ora di spensierata evasione nel dedalo di viuzze comunicanti, dove il sole riesce a penetrarvi a tratti, insinuandosi fra porticati e piazzette su cui si affacciano balconcini in ferro battuto ricolmi di vasi e fioriture di stagione.

E continuo a passeggiare in mezzo ad una mescolanza di stili architettonici pressoché coerenti fra loro.
Atri, insomma, è un microcosmo nel quale si riflette il macrocosmo della storia d'Italia. 

Sabatino Moscati così la descrive: 

"...e aggirandosi nelle piccole vie tranquille, fra chiese e palazzi severi, mentre la vista spazia dal Gran Sasso all'Adriatico, si percepisce il senso vivo del nostro passato, che riemerge per divenire parte di noi stessi: qui come altrove, nei mille paesi e città d'Italia". 

 
Da questo punto di vista Atri è continuamente all'attenzione degli archeologi e alla cura appassionata di studiosi locali. Insieme scoprono e confrontano le ricerche e interpretano i resti sorprendenti di civiltà passate.
Quella augustea, per esempio, di cui è testimone il grande anfiteatro romano, rimasto sepolto per secoli sotto le fondamenta dell'ex Orfanotrofio. Pregevole opera architettonica di un'epoca di particolare floridezza dell'antica colonia cui si aggiungono altri "tesori nascosti: la cisterna romana sistemata sotto la Cattedrale, il "Foro" ricoperto dalla pavimentazione della Piazza del Comune, le Terme riportate alla luce nell'area antistante la Cattedrale, e ancora strade e domus con i loro mosaici e le loro statue.

 
E' sempre l'antica agorà dove si raccolgono gli atriani per parlare, commentare e organizzare la vita e gli eventi più importanti della città. E il quotidiano scorre attorno all'imponente monumentalità della Cattedrale di Santa Maria dell'Assunta, tra gli stupendi portali di Raimondo dal Poggio e i luminosi dipinti quattrocenteschi di Andrea De Litio. Pittore abruzzese tra i più incisivi del rinascimento centro-meridionale continua ad affascinare  la critica moderna per la inconfondibile versatilità stilistica che trova, appunto, la sua migliore espressione negli affreschi che coprono completamente l'ultima campata della navata centrale.

Quando si sbuca in piazza da Corso Elio Adriano  la facciata della cattedrale si mostra imponente con al centro uno splendido Rosone mentre di fronte resiste e si rinnova dal 1881 il Teatro Comunale, un
ritrovo culturale ed artistico i cui elementi architettonici si ispirano chiaramente a quelli della Scala di Milano. 
 
Recentemente in quella struttura a ferro di cavallo, con i tre ordini di palchi in velluto rosso si sono svolte le prove della terza edizione de "La Notte di Serpenti" dedicata alle musiche tradizionali abruzzesi.
Il riferimento all'evento richiama alla memoria la nascita in Atri, nel 1975, del Coro Folkloristico "Antonio Di Jorio", attualmente guidato dal flautista, direttore d'orchestra e di coro  Concezio Leonzi, nonchè custode rigoroso del patrimonio musicale del mitico Maestro Antonio Di Jorio, i cui manoscritti, donati a suo tempo al comune di Atri, impreziosiscono l'omonimo Museo - Archivio allestito proprio nelle sale del Teatro Comunale. 

Atri e gli Acquaviva
 
Una storia importante di uomini d'armi e di letterati, di missionari e di santi, di ambasciatori e governanti. Più di tre secoli di potere racchiusi nell'austero Palazzo Ducale edificato nella parte alta della città che da lustro all'altra grande piazza a ridosso dell'abitato che porta verso la Rocca di Capo d'Atri. 
Da lì il cammino riprende fuori le mura in direzione Porta San Domenico, lungo la balconata delle ripe, dove la Vallata del Vomano scopre gli ampi confini con un paesaggio mozzafiato sopra i bianchi solchi argillosi simili a bolge dantesche. Un'area protetta  di ineguagliabile suggestione quella della Riserva  Naturale Regionale Oasi WWF Calanchi di Atri, diretta con passione e competenza da Adriano De Ascentiis.


Un saluto cordiale ai lettori di AltreNote
ma.ma

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