Lo scultore Giancarlo Sciannella e il mimo Romano Rocchi nella Sala espositiva di Via Nicola Palma: la loro arte torna a casa con la mostra teramana curata da Giulia D'Ignazio e Simone Battiato
AltreNote
Marcello Maranella
E'stata inaugurata sabato
18 maggio, presso la Sala espositiva comunale di Via
Nicola Palma a Teramo, la mostra dal titolo:
GIANCARLO SCIANNELLA opere dal 1962 al 1992 e l'esperienza delle arti visive in teatro con ROMANO ROCCHI.
Si tratta di un interessante evento artistico patrocinato dal Comune di Teramo insieme alla Fondazione
Cingoli e all'Associazione Teramo Nostra, a cura di Simone Battiato in relazione alla figura dello scultore Sciannella e da Giulia D'Ignazio per ciò che concerne l'opera del mimo Rocchi.
Da questo punto di vista l'esposizione
di via Nicola Palma può considerarsi l'affascinante incontro di due
mondi di intensa creatività artistica nato negli
anni Ottanta tra lo scultore castellano Giancarlo Sciannella (Castelli 1943 – Roma 2016) e il mimo teramano Romano Rocchi, in arte Ro’Rocchi (Teramo,
1942 - Roma, 2018), dopo una precedente frequentazione iniziata negli anni Sessanta nelle aule
dell'Istituto d’Arte di Castelli. Insieme avevano
partecipato nel 1964 ad una mostra collettiva presso la Galleria San
Giorgio a Teramo. Quella stessa galleria che nel 1967 aveva mostrato nuovamente
alcuni loro lavori proponendo una sorta di vis à vis.
A otto anni dalla scomparsa di Sciannella e a sei anni dalla scomparsa di Rocchi, la loro arte torna a casa, a Teramo: cinquantasette anni dopo la loro ultima mostra insieme.
....fino al prossimo 8 giugno, ingresso gratuito dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 20:00.
Contenuti
A
giudizio dei curatori Battiato e D'Ignazio, la mostra si pone come
finalità ed obiettivo quello di far conoscere al pubblico parte del
lavoro di due personaggi di spicco dell'avanguardia artistica e della
post-avanguardia teatrale nazionale: lo scultore Giancarlo Sciannella e
il mimo Romano Rocchi. Sono entrambi figli di un territorio dal quale
hanno attinto per lo sviluppo del loro immaginario segnico e della loro
poetica (come testimoniano i due lavori giovanili Vaso con Torri, Civetta, Sole e Luna di Sciannella e Ciotola con
decorazione astratte di Rocchi, realizzati negli anni di formazione
presso l'Istituto d'Arte di Castelli). In particolare, una sezione della
mostra, precisano i curatori, indaga il rapporto di collaborazione nato
tra i due artisti negli anni Ottanta, in occasione di alcune rassegne
teatrali organizzate da Rocchi.
Giancarlo Sciannella
si forma negli anni Sessanta prima nell'Istituto d’Arte di Castelli
sotto la guida di Serafino Mattucci e successivamente all'Accademia di
Belle Arti di Roma, dove frequenta il corso di pittura diretto da
Franco Gentilini. Esordisce come pittore, dedicandosi poi alla scultura
ceramica e successivamente di terra, materia che in seguito diventerà il
suo principale mezzo espressivo. Dalla critica di settore è considerato
fra le massime espressioni della scultura di terra contemporanea
italiana, che in Italia, nel Novecento, vanta illustri precursori come
Martini, Fontana, Leoncillo, ed espressioni recenti come Valentini,
Spagnulo, Mainolfi.
L'esposizione
teramana presenta tre decenni di produzione (1962-1992) partendo dagli
esordi nella prima metà degli anni Sessanta come ceramista, presso
l'Istituto darte della sua città natale, Castelli, allora da pochi anni
rinnovato nella direzione e orientato didatticamente alla ricezione
della nuova grammatica delle avanguardie artistiche di primo Novecento.
Due opere presenti in mostra, Struttura I e Struttura II,
entrambe del 1966, evidenziano i prodromi di una ricerca individuale
basata sull'iniziale lettura e rielaborazione della tendenza artistica
dell'Informale nelle sue differenti declinazioni (segno, gesto,
materia), che proseguirà anche nel decennio dei Settanta (Chi ci darà
l’acqua per la morte?, 1975; Impressioni, 1976) con lavori che
manifestano una particolare vis esistenziale legata al vissuto
individuale attraverso lutilizzo di materiali “poveri marcati da segni
primitivi e da una scrittura infantile. Sono gli anni della
partecipazione di Sciannella a diverse edizioni del Premio Faenza e dei
riconoscimenti istituzionali.
La
sezione relativa al decennio degli anni Ottanta evidenzia il “debito”
dello scultore verso la lezione di Alberto Burri materico ed
esistenziale”, visto per la prima volta allAquila nel 1962 presso il
forte cinquecentesco della città in occasione dell’Omaggio all'artista
umbro proposto dal critico romano Enrico Crispolti all’interno della
Rassegna Alternative Attuali da lui curata e alla quale Sciannella
parteciperà nell’edizione del 1987. Nella scultura di Sciannella
compaiono materiali burriani come il catrame (Spirale, 1988), il ferro
(Sudario, 1990), il legno, elemento soggetto spesso a combustione
(Africa, 1987). In questi lavori, così come nelle opere di Burri, è
presente il conflitto agonico tra la forza disgregante della materia e
la ricerca di un agognato equilibrio plastico-formale (Tempio, 1989; A
ferro e a fuoco, 1989; Teca, 1990); materia che ora in Sciannella è
lontana da tentazioni virtuosistiche e narrative, bensì allusive.
La poetica di Rocchi,
che riflette sul concetto di “arte totale”, mira alla fusione
sinestetica delle differenti espressioni artistiche (pittura, scultura,
danza, musica e poesia) raggiungendo idealmente, attraverso il movimento
e la gestualità corporea la “connessione” dei diversi linguaggi. A tal
proposito, nel 1984, in occasione dello spettacolo teatrale Suicidio
Rosa presso la cantina” di sperimentazione teatrale Il Cielo di Roma, si
manifesta la volontà del mimo di “teatralizzare le arti visive in
teatro; lo stesso, interagisce fisicamente con le opere di Sciannella,
le Meteoriti (esposte nella sezione della mostra) trasformandosi così in
“corpo artistico”. La collaborazione tra i due artisti proseguirà nel
1985 per lo spettacolo Incontro con Paul Klee, presso la Sala Borromini a
Roma; nel 1988 in occasione dello spettacolo Mimus presso il teatro La
MaMa di New York e l'anno successivo per lo spettacolo Mimus Centuntulus
presso il Teatro Colosseo sempre a Roma.
L'esposizione
teramana, concludono i curatori, documenta questo interessante sodalizio
artistico attraverso le opere di Sciannella utilizzate da Rocchi nelle
sue performances (Meteoriti, 1984 e Dardo, 1988), le locandine originali
degli spettacoli e le foto di scena; si pone anche come focus di
indagine e approfondimento sulla figura di Romano Rocchi, artista tra i
più originali della scena teatrale nazionale della post-avanguardia.
Commenti
Posta un commento