Riapre il Castello Della Monica e la fiaba del suo ideatore si colora di arte fra continuità e intersezioni. Soddisfatto il sindaco D'Alberto che ribadisce "La cultura è il presente e il futuro di Teramo"
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di Marcello Maranella
L'immagine della lunga scalinata luminosa che conduce all'ingresso del Castello è di grande effetto scenografico che si scopre gradatamente nella parte alta della Città di Teramo. E' il luogo incantato prescelto dal suo ideatore, l'architetto e pittore teramano Gennaro della Monica, ritenuto nella sua realizzazione, iniziata nel 1889, unico esempio architettonico a livello nazionale "per la sua ecletticità progettuale". E' il luogo fatto proprio dalla comunità aprutina dopo un interminabile processo di ristrutturazione, tra l'incuria del tempo e la complessità del restauro del borgo di sapore medievale sorto sopra i resti dell'antica chiesa di San Venanzio, di cui sono stati riutilizzati materiali di costruzione ed elementi decorativi.
E' il luogo che è stato riaperto al pubblico ieri pomeriggio dopo il completamento del progetto di miglioramento sismico e ristrutturazione funzionale del Castello ad opera dell'amministrazione comunale. Ciò è stato possibile attraverso il canale di finanziamento di fondo complementare a PNRR di 1.863.816 euro di cui 1.200.000 euro di lavori compresi quelli della facciata, oltre agli interventi sul fossato, sulla composizione archeologica del leone, sulla lanterna e la vela della torre circolare che si affacciano su viale Cavour e molti altri dettagli altrettanto importanti e funzionali alle visite guidate per mostre ed eventi di pregio artistico e culturale. In tal senso si colloca il progetto didattico espositivo curato dall'Università degli Studi di Teramo, che resterà visitabile fino al 28 febbraio 2026, è stato inaugurato ieri pomeriggio alla presenza del rettore Christian Corsi.
Il tema, in quanto espressione dell'idea più generale di comunicazione del progetto A tutto DAMS! 2025, si ispira al celebre verso -Libertà vo cercando, ch'è sì cara- della Divina Commedia di Dante Alighieri evidenziando il linguaggio pittorico di artisti teramani le cui opere sono dislocate su più piani all'interno del Castello, già ricco di affreschi e dipinti di chi lo ha abitato. Sono firmate da Cesare Averardi, Gennaro della Monica, Maria Pia Mezzopreti, Giosetta Fioroni, Venanzo Crocetti e Antonio Gualtieri Paternò che "disegnano un mosaico di umanità osservata, interpretata e reinventata". E poi ancora Pasquale Celommi, Luca Crippa, Pasquale De Antoniis, Giovanni Melarangelo, Guido Montauti, Raffaello Pagliaccetti, Gianni Tarli e Paolo Di Giosia. Si tratta, in sostanza, di un'esposizione sorprendente, incisiva, coinvolgente in cui "la comunità artistica teramana emerge come laboratorio vivo , luogo di continuità e di intersezioni, di memorie e aperture. E la libertà, più che un punto di arrivo, si rivela un cammino: una ricerca continua. Ogni giorno".
Interessante, senza alcun dubbio, è la mia prima impressione che trasmetto alla guida d'eccezione che mi accompagna nel tour esplorativo a cui chiedo:
E' soddisfatto sindaco D'Alberto di tale risultato?
"Molto soddisfatto perchè il Castello torna alla città, torna alla comunità teramana, torna alla fruibilità piena perchè l'abbiamo attentamente ristrutturato all'interno e in gran parte all'esterno. Ma torna, soprattutto, alla disponibilità del turismo. Vorrei ricordare il nostro impegno per riaprirne le porte nel 2022, per la prima volta nella storia della città, facendo registrare 35 mila presenze in un anno e mezzo di apertura. Sono numeri straordinari per Teramo, segno evidente che si tratta di uno dei punti più attrattivi del patrimonio culturale della nostra città che procede nel suo percorso di riqualificazione".E' possibile prevedere a breve il completamento della struttura?
"Noi abbiamo scelto di distribuire i lavori in lotti. Con questo co- finanziamento del PNRR abbiamo concluso il primo intervento più grande, al netto dei lavori esterni che riguardano il secondo lotto riguardante il restauro della facciata. Parliamo di un lavoro molto delicato come è facile immaginare, dal momento che la facciata del Castello Della Monica richiede cura, attenzione, delicatezza e perizia nel restauro. Pertanto l'obiettivo è concludere da qui a Pasqua nel rispetto dei tempi del PNRR e restituire alla città il Castello in tutta la sua bellezza. Oggi il Castello è riaperto per ospitare tutti nei suoi spazi esterni già ristrutturati".
Benissimo. Non resta che attendere la primavera prossima per accogliere degnamente la nuova ondata di turisti e, se possibile, guidarli alla scoperta di altri siti altrettanto interessanti, penso ad esempio al Teatro romano..
"Certamente. Guardi il pacchetto di finanziamenti che abbiamo intercettato riguarda tre opere: il Castella della Monica, il Teatro romano, il Teatro comunale. Era un unico pacchetto e noi abbiamo scelto di utilizzare quei venti milioni complessivi, poi il teatro romano ha anche altri fondi, proprio perchè il senso che abbiamo voluto dare al PNRR e al piano di rigenerazione urbana della città intendeva puntare sulla riqualificazione culturale di Teramo città dei due teatri, senza nulla togliere alla forte capacità attrattiva del Castello Della Monica che ha , tra l'altro, alimentato nel cuore dei teramani un ammirevole senso di appartenenza".
Aggiungerei, sempre su questo concetto di investimento sulla cultura come lei ha detto in occasione dell'inaugurazione della recente mostra su Caravaggo e il Caravaggismo, che anche L'ARCA possa essere un punto di riferimento per la promozione di cultura e turismo del nostro territorio. La sua opinione a riguardo?
"Si, anche lì lo abbiamo già dimostrato. Abbiamo fatto mostre straordinarie di livello nazionale e internazionale da Banksy a Van Gogh e attualmente Caravaggio, non dimenticando il fatto che oggi Teramo ha la disponibilità del Mosaico del Leone grazie al lavoro messo in campo in questi anni. Non esisteva prima, era chiuso! Un riconoscimento dunque nei confronti di questa amministrazione e di tutti noi per averne consentito la fruibilità al pari di altri importanti spazi d'arte e cultura. Tanto per intenderci, noi qui dall'alto dove ci troviamo ora dobbiamo fare uno sforzo di fantasia. Dobbiamo immaginare idealmente questa linea retta che porta dal Castello Della Monica a Madonna delle Grazie lungo la quale si incontrano Pinacoteca, Ipogeo, la Cattedrale ovviamente con il Polittico, il Mosaico del Leone, Piazza Sant'Anna, il Teatro romano: le sembra poco?"
Assolutamente. Sembra piuttosto che si inverta la tendenza. Nel senso che prima si diceva che la cultura e quindi il suo patrimonio non era tra le priorità dell'agire amministrativo, mentre oggi potrebbe costituire un asset remunerativo in senso materiale e immateriale.
"La cultura intesa sia come patrimonio fisico che come bene immateriale è il presente e il futuro di Teramo. La nostra vocazione è già tracciata e noi in questi anni abbiamo lavorato per questo obiettivo. E lo facciamo soprattutto nel dialogo con gli altri enti e con le istituzioni culturali, a cominciare dalla nostra Università. Non a caso la riapertura del Castello coincide con l'inaugurazione di una mostra organizzata dal Polo Museale e dall'Ateneo".
Grazie sindaco, buon lavoro!














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