GENTE DI TERAMO Lorenzo Mazzaufo giornalista e batterista degli INUTILI: dallo sport alla musica con talento e fantasia

 ALTRE NOTE 

di Marcello Maranella

E' stata un'intervista spontanea e ricca di spunti creativi. Sto parlando di un giovane giornalista teramano  che vaga continuamente con la fantasia e con la mobilità sostenibile, spinto dal piacere di scoprire  la magia dei borghi della bella Italia colta e ospitale e dei luoghi permeati di sonorità sofisticate che alimentano la sua passione musicale. Si dice che è stato un enfant prodige: a soli tre anni suonava la batteria e oggi, quasi quarantenne, si fa apprezzare più per l'eccezionale senso del ritmo che per lo studio sistematico degli spartiti musicali. Eppure da oltre un decennio suona in un gruppo che si chiama "Inutili" che suscita a dir poco incredulità. Inizia con tale curiosità la mia chiacchierata con Lorenzo Mazzaufo, seduti al bar di Donna Gina a Viale Bovio in compagnia di Freddie Mercury, tanto per restare in tema musicale, che campeggia nell'immagine affissa sulla parete dietro le sue spalle. 

" Il nome del gruppo è l'aggettivo che ripetevamo in continuazione tra di noi, quasi in senso canzonatorio,  come per dire non valiamo nulla" spiega sorridendo il mio interlocutore. "Mi rendo conto che può sembrare paradossale ma non è una parola costruita per sminuire le nostre potenzialità musicali o per falsa modestia.  Io mi sono aggregato qualche anno dopo il loro esordio che risale al 2012 e ho avuto la fortuna di suonare con dei bravissimi musicisti con differenti esperienze nell’ambito underground e alternativo. Si chiamano Alessandro Antinori (bass, guitar) Pietro Calvarese (guitar, synth, voice) Giancarlo Di Marco (guitar, bass, synth) che si esprimono con un linguaggio rivolto in ogni parte del pianeta musicale: dal krautrock tedesco alla musica noise giapponese".

Musica impegnativa e ricercata, ma quale è il livello di riscontro tra il pubblico e gli addetti ai lavori?

"Diciamo che si è sempre motivati nella continua ricerca e nel mettersi continuamente in gioco in ogni disco.

E per quanto riguarda i risultati?

Incoraggianti direi, ma senza porsi con atteggiamenti autoreferenziali: per gli "Inutili" è essenziale mantenere lo stile artistico e il rigore professionale come dimostrano i riconoscimenti conseguiti sin dalle origini. Risale al 2013 l'uscita del primo lavoro su vinile “Satori”, pubblicato dalla Goodbye Boozy Records (Italia) e dalla Bat Shit Records (UK). Si accorge di loro l’etichetta americana Aagoo Records che ha sede a New York ed è gestita da Alec Dartley e Julien Fernandez. 

Nel 2014 l’Aagoo Records pubblica il secondo album “Music To Watch The Clouds On A Sunny Day”, che arriva all'attenzione di Julian Cope - celebre musicista, musicologo, scrittore, poeta, antropologo e produttore gallese – il quale in un’intervista rilasciata al Fatto Quotidiano il 1° ottobre 2015, parlando del suo ultimo libro, consiglia di ascoltare e scoprire la band teramana. Da lì gli Inutili hanno pubblicato con la Aagoo Records altri sei dischi, tra album, EP e split accompagnati da autorevoli recensioni su riviste e siti web specializzati. L’ultimo lavoro, in ordine cronologico, è uscito a novembre del 2023 intitolato “A Love Supreme”, mentre altre incisioni sono in preparazione. I loro brani sono trasmessi in diverse radio mondiali, dagli Stati Uniti al Giappone, contando anche la famosa trasmissione di Radio Rai 3 “Battiti”.

 Mettiamoci pure le rubriche sulla musica underground (Transmission – Musiche dal sottosuolo) che curi per l'emittente Super J, in cui lavori in pianta stabile come giornalista sportivo piuttosto poliedrico, spaziando dal calcio alla pallacanestro fino al basket femminile in veste di responsabile della comunicazione delle Panthers di Roseto, la  squadra  assurta agli onori della Serie A1. A tal riguardo chiedo al cronista attento, rigoroso, obiettivo per quanto possibile: ci sono differenze sostanziali che emergono  nella pratica sportiva tra l'agonismo maschile e quello femminile?

"E' una bella domanda perchè ci sono delle differenze molto, molto affascinanti. Lo dico per esperienza diretta vivendo da quattro anni l'ambiente rosetano delle Panthers, in aggiunta ai miei trascorsi di  radiocronista ufficiale del Teramo Basket (società militante nel campionato di Serie A1) e successivamente della  Dinamo Sassari sempre nel campionato di Serie A1 come cronista per LatteMiele Sardegna e per Teramo Basket 1960 nel campionato di Serie B Nazionale". 

Dunque?

"Innanzi tutto si scopre che le donne hanno un rigore incredibile nell'applicazione dello schema, cioè loro sono molto metodiche mentre l'uomo si affida di più all'improvvisazione. Le donne invece pretendono dall'allenatore che le sappia allenare e in un certo senso le guidi con determinazione e soprattutto con accortezza nel gestire la loro complessità personale e sportiva. Senza sottacere  che loro hanno una grinta spaziale, almeno per quello che ho visto in questi quattro  anni con le Panthers e da due anni all'interno del gruppo di lavoro con coach Simone Righi. 

E' azzardato parlare di parità?

Ne parlo volentieri e aggiungo che le considero nettamente alla pari. Ho conosciuto  delle ragazze che hanno uno spessore morale incredibile e sono veramente delle professioniste esemplari e vincenti che avrebbero bisogno di una comunicazione mirata e più incisiva. Non dico che nel settore maschile non vi siano esempi virtuosi,  rimane comunque la sostanziale differenza con l'universo femminile. A Roseto comunque il basket femminile è una bella sfida di pallacanestro ben giocata che ha portato l'anno scorso quasi 2500 persone per la finale. Un importante appuntamento che ho condiviso con un carissimo amico e bravissimo videomaker come Gianluca Braccilli.  In quel contesto carico di euforia eravamo felicissimi per aver contribuito anche noi nel nostro piccolo a veicolare la giusta attenzione del pubblico comunicando valori e aspettative" .

Anche il Teramo calcio ti prende molto a livello emotivo sapendo però scindere l'anima del tifoso dal ruolo di telecronista di Super J con grande apprezzamento del pubblico che ti segue fedelmente. A questo punto la domanda sorge spontanea: quanto ha inciso nella tua formazione di giornalista sportivo l'ambiente familiare con una madre insegnante di educazione fisica e una figura paterna appena insignita dal CONI regionale per aver profuso le migliori energie nel mondo dell'atletica e della sua evoluzione? 

"La storia è andata più o meno così, mia madre Paola, grande sportiva da sempre appassionata di basket, mi ha introdotto sin dall'infanzia nel gioco della pallacanestro  mentre  mio padre Claudio, desiderava che mi dedicassi all'atletica, quando io sono nato lui faceva il preparatore atletico a Campli, evidentemente mi hanno iniettato indirettamente  entusiasmo e sentimento per lo sport ma anche tanto amore per la musica. Per dirla tutta: sono cresciuto con i vinili e con il sogno di diventare un giorno un bravo batterista. Poi da lì  sono partito per altri percorsi portandomi dietro il loro bagaglio di preziosi insegnamenti".

Ne vuoi indicare qualcuno in particolare?

"Anche qui segnalo un aneddoto ricordando i miei primi passi nel minibasket e tutta la trafila per arrivare al primo anno di serie A con Mario Boni. Diciamo pure che ho avuto la fortuna insieme ad altri ragazzini di capitare in quel momento in cui devi fare il primo salto in serie A. Che soddisfazione indossare quella canotta con il mio cognome inciso dietro e la mia trasferta a Roma con l'allora allenatore Franco Gramenzi. Prima dell'inizio partita, mentre suonavano gli inni  per la presentazione delle squadre mi sono ritrovato vicino al campione Carlton Myers, avevo il cuore in gola per l'emozione.

Dovevi anche impegnarti per un buon rendimento scolastico considerato che sei figlio di due insegnanti. Come te la sei cavata? 

"Dico semplicemente che anche negli studi i miei non hanno interferito lasciando totale libertà di scelta. A me interessavano gli studi di Lettere e Filosofia, ne parlavo già alle elementari e ancor di più quando frequentavo il liceo classico "Melchiorre Delfico" di Teramo.

Ti sei laureato a Roma?

"Si, alla Sapienza, e loro, i miei intendo non hanno battuto ciglio anche se consapevoli del corso di studi altamente impegnativo. In effetti sono stati anni duri, fatti di lacrime e sangue, come sosteneva il mio professore e alla fine, però,  sono arrivato alla triennale con laurea in “Letteratura, Musica e Spettacolo” per poi conseguire la Laurea Magistrale in “Editoria e Scrittura”. Conservo un bellissimo ricordo di tutti i docenti che ho incontrato perchè, come nello sport, mi hanno allenato con severità e leggerezza al piacere della conoscenza e della riflessione".

In conclusione Lorenzo visto che sei uno spirito libero e ami molto viaggiare non hai mai pensato di staccarti dalle tue radici teramane per interagire con altri mondi più stimolanti rispetto alle passioni che ti animano?

Domanda complessa, non è facile rispondere. Ci provo, anche qui ricorrendo ad un aneddoto. Mentre mi formulavi la domanda  sorridevo perchè mi è venuta in mente la frase di un film bellissimo che ho amato nella mia adolescenza che si chiama La guerra degli anto', uscito nel 1999 per la regia di Riccardo Milani. E' tratto dal romanzo di Silvia Ballestra che esplora le esperienze di quattro giovani punk abruzzesi. La stessa scrittrice, che non conoscevo personalmente, tempo fa ha espresso su fb un commento lusinghiero ascoltando una delle puntate della mia rubrica di musica scrivendo testualmente: Bellissima trasmissione...complimenti! A quel punto le ho scritto per ringraziarla  e lei con garbo mi ha risposto che tutto era nato da una segnalazione di amici. Bella soddisfazione quando vedi premiare il tuo lavoro perchè come dici tu Marcello, è un lavoro di ricerca che dedichi ad altri al fine di aprire nuovi orizzonti senza retro pensieri.

Mi associo ai complimenti ma resto in attesa della risposta.

"Arrivo subito al punto se restare o partire citando l'episodio finale del film. Ad un certo punto il protagonista parte per Amsterdam, gli amici vanno a salutarlo alla stazione di Montesilvano. Mentre il treno si allontana e vedono partire l'amico che va a cercare fortuna e avventure varie nella capitale olandese uno di loro mormora "Ce vo lu curagg ad andare a Amsterdam, ma ce vo pure lu curagg a rimanere  a Montesilvano". Per quanto mi riguarda nonostante i tanti difetti che riscontro quotidianamente continuo ad impegnarmi per la mia città. Ho organizzato con l'associazione Fazenda più di centoventi concerti, tutti autogestiti,  si incontravano  americani, inglesi, australiani appassionati di buona musica nei locali sotto il Michelangelo fino a quando non è arrivato il Covid.

Aspettiamo la 121esima iniziativa? 

Forse. In ogni caso è stata una esperienza importante, con la città che recepiva abbastanza bene nell'accogliere altra gente che veniva dalle regioni limitrofe, in particolare da Marche e Lazio. Per il resto Teramo è una città molto provinciale, poco aperta alle novità del mondo che cambia. Pigra. Però in fondo mi trovo bene perchè in tale dimensione vivi quel tempo ad andamento lento e rilassante, quel modus vivendi che la vita frenetica delle grandi metropoli non ti consente, soprattutto se non sei bene inserito sul piano sociale e professionale. Continuo ad impegnarmi con la rubrica sul cinema, tra l'altro molto seguita da un teramano eccellente di nome Gianni Gaspari, che io considero un grande maestro di vita e di lavoro. 

E allora Lorenzo chiudiamo questa nostra piacevole chiacchierata rivolgendo all'amico Gianni e ai lettori di Altre Note un cordiale arrivederci al prossimo appuntamento con i migliori auguri di Buon Natale! 



































































































































































































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