GENTE di TERAMO Pasquale Limoncelli ultimo testimone della gloriosa Casa della Cultura "Carlo Levi"


di Marcello Maranella






Da qualche tempo la porta della Casa della Cultura “Carlo Levi" al numero civico 24 di via Comi, nel centro storico di Teramo, è aperta a giorni alterni. Ad attirare l'attenzione dei passanti sono le due vetrine quasi sempre illuminate da un'intensa  luce calda  che mette in risalto i loghi delle case editrici Einaudi ed Electa, sopra libri e piccoli quadri  in cornice dorata poggiati sul banchetto con cura. All'interno dell'unica stanza si intravedono scaffali colmi di cornici di varia misura che attendono di ornare opere d'arte per mano sapiente del suo mitico titolare che di quadri e artisti ne ha visti e conosciuti tanti dagli anni cinquanta in poi. Eppure Pasqualino, come tutti lo chiamano ancora alla sua veneranda età, non ha mai abbandonato quel presidio culturale condiviso intensamente con la moglie Rita Lanciaprima recentemente scomparsa. Anche in tempi di covid più restrittivi lo si incrociava in via Comi che percorreva a passetti veloci per andare ad aprire "bottega". Una figura nota ai teramani sotto quel lungo cappotto sventolante avanti e indietro al ritmo delle braccia con in mano gli immancabili fogli volanti di chissà quali appunti di lavoro. 

Quando ci si intravede nel dedalo di macchine malamente parcheggiate a ridosso del Museo Archeologico, Pasqualino ricambia lo sguardo con gli occhi sempre vispi, poi scuote lievemente il capo in segno di saluto e s'infila di corsa in quella "sua" stanza piena di ricordi....." Ti passo a trovare fra qualche giorno, dammi una data.....quando vuoi mi risponde ...."il pomeriggio sto sempre qui" .

 Una vita intensa di battaglie di libertà e di antifascismo, sostenute con vigore da una larga rappresentanza di intellettuali italiani ma anche molto avversata nel microcosmo di una provincia pigra e trabocchevole di pregiudizi ideologici. Veniva da lontano e mirava oltre lo sguardo del presente Pasquale Limoncelli: nell'arte come nella politica in nome di alti ideali di una sinistra che sognava di cambiare il mondo

"Un racconto circostanziato delle difficoltà che ho incontrato nel corso della mia attiività di promotore ed organizzatore culturale lo scriverò forse in età avanzata, o forse non lo scriverò mai"

annotava Pasquale Limoncelli nella sua testimonianza biografica dal titolo "Fare cultura in Provincia", che recupero grazie alla cortese disponibilità di Dimitri in un angolo della Biblioteca Provinciale "Melchiorre Delfico". Invece Pasqualino lo ha compiuto quello sforzo di memoria trasformandolo in un volumone con copertina rosso vivo che campeggia sulla scrivania dal titolo molto indicativo: "Una vita - Impegno e Ostracismo". 

Cos'è un messaggio per le nuove generazioni di operatori culturali teramani? gli chiedo prima di entrare nel vivo della nostra conversazione.

"Assolutamente no. Non devo insegnare niente a nessuno ma il passato non si cancella. Si tratta di una raccolta meticolosa di immagini e articoli che denotano l'asprezza del confronto delle idee politiche e culturali fra il centro dell'inossidabile potere democristiano e la sinistra oppositrice nella Teramo di quel tempo, a ridosso della guerra e durante la ricostruzione del Paese pervaso da nuovi stimoli di civiltà e progresso civile". Il suo sogno, aggiunge, "era di "inserire la nostra città nel circuito delle maggiori iniziative nazionali, nel rispetto delle idee e delle altrui proposte". E così fece mostrando piena solidarietà nei confronti di Giammario Sgattoni, dimissionario da segretario del Premio letterario Teramo, affinchè "tornasse a farsi carico del gravoso onere organizzativo...nell'interesse della città e della cultura", consentendo dopo due anni di inattività la pubblicazione del bando per la ventunesima edizione del Premio Teramo.  

Purtuttavia Pasquale Limoncelli non ebbe mai vita facile nella sua città  natale, definita conservatrice da Pier Paolo Pasolini il quale in un articolo pubblicato l'8 gennaio 1960 sul quotidiano nazionale Il Giorno con il titolo Un giorno a Teramo, fra l'altro, scriveva : "A Teramo si parla degli stessi problemi che a Roma: pur essendo Teramo una città conservatrice. La figura del «passatista» è ormai del tutto irrilevante, in provincia: dato, del resto, che non esistono più le «avanguardie» al centro. Brulicano invece giovanotti che, addirittura con distacco quasi freddo, sono tematicamente al livello della cultura più progressiva. Se la potenza è in mano ai vescovi e ai prefetti, il tono culturale è, quanto meno, nelle mani dei giovani democristiani di sinistra." 

"Non puoi immaginare" sottolinea Limoncelli stringendo le labbra con amarezza "le minacce e i dinieghi di patrocini alle mie iniziative sbandierati sulle pagine de L'araldo abruzzese e nell'assise comunale, specie quando si seppe che arrivava in città Pasolini, etichettato con toni indicibili per mortificarne sensibilità e grande talento intellettuale. Nonostante ciò l'accoglienza che soprattutto i giovani gli riservarono resta  negli annali della cultura teramana".

 Ma non portavi a Teramo solo Pier Paolo Pasolini...

"Guarda un pò qui, dietro di me " mi dice mostrandomi con orgoglio le foto un pò ingiallite che lo ritraggono giovanissimo insieme a Giorgio Amendola e a Sandro Pertini , con Tom Di Paolantonio e Giuseppe Di Vittorio ai tempi delle leggendarie lotte del Vomano. Dal suo pacato racconto riemergono le avventurose traversate montane sulla strada delle Capannelle a bordo della sua seicento per portare a Teramo i nomi più prestigiosi della cultura italiana all'insegna della più genuina convivialità teramana... e giù un elenco di nomi di scrittori, attori e registi, politici e sindacalisti che ne assecondarono i sogni e le sfide titaniche come promotore di cultura attraverso il Circolo Gramsci, non disgiunto dal suo ruolo di  esponente del partito comunista teramano:  Leonardo Sciascia, Renato Guttuso, Antonello Trombadori, Ennio Flaiano, Vasco Pratolini, Pier Paolo Pasolini, Carlo Lizzani, Dario Fo, Nanni Loy, Valerio Zurlini, Carlo Levi, Emanuele Macaluso.

Protagionisti autorevoli di un'epoca storica complessa, divisiva in maniera manichea tanto da segnare il destino delle comunità locali nel loro divenire, in un senso o nell'altro. Un intreccio di pulsioni ideali, di militanza politica e di profittevoli contraddizioni efficacemente evocati  dall'acume letterario di Mario Pomilio nel romanzo "La compromissione", ambientato nella Teramo di quegli anni. La sua recente riedizione nella collana La provincia letteraria diretta da Carlo De Matteis, con l'introduzione lucida e sapiente di Giuseppe Lupo è una rilettura critica di quelle vicende del dopoguerra italiano, sul  difficile rappoto fra impegno politico e ruolo degli intellettuali nella trasformazione del Paese. Omaggio dunque a Pasquale Limoncelli e a quanti lo seguirono in quella entusiasmante avventura scrivendo  una delle pagine più importanti e significative della storia di Teramo. Le immagini a corredo di queste brevi note ne testimoniano l'essenza e lo spessore. Sono tracce di quella civiltà aprutina cariche di valori  di libertà e di democrazia utili per affermare nuove idee di futuro. 

Ne è passata da allora di acqua sotto i ponti di Interamnia. Ai primi di gennaio prossimo Pasquale Limoncelli compirà novant'anni di un'esistenza vissuta pienamente fra tensioni ideali e quotidiane fatiche. 

Hai qualche rimpianto?

"Più che rimpianti ricordo un momento non bello della mia vita quando non avevo nemmeno gli spiccioli per comprare le sigarette ma anche per problematiche di carattere politico e personale vissute all'interno del mio partito. Andai a Milano a trovare un caro amico come Paolo Grassi, fondatore del Piccolo Teatro e sovrintendente negli anni settanta del Teratro alla Scala, il quale capì subito la mia situazione offrendomi un contratto di collaborazione che mi consentiva di avere un'entrata fissa e di continuare ad impegnarmi nel mondo della cultura. Era un'ancora di salvezza importantissima ma durò poco più di sei mesi. Trasferirsi a Milano con mia moglie che era appena passata di ruolo come insegnante e con un figlio piccolissimo significava ricominciare una nuova vita in un territorio completamente diverso dal nostro per estensione e mentalità, con tante incognite e poche certezze per il futuro. Così tornai definitivamente a Teramo. Il resto è noto".

Abbiamo parlato tanto ed è giunta l'ora di cena. Pasqualino si alza in piedi e cortesemente mi accompagna sull'uscio del suo studio...

.....hai fatto i vaccini Pasquale? Certamente, è un dovere a cui non bisogna sottrarsi. Mi hanno appena chiamato per la terza dose e domani mattina mi toglierò il pensiero. Complimenti, ci vediamo alla presentazione del tuo prossimo libro ....









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