I fiumi raccontano l’Appennino con le scrittrici Donatella Di Pietrantonio e Laura Bosio nella rubrica di Michele Fina
L’Appennino raccontato attraverso i fiumi” (Donzelli), della serie Civiltà Appennino promossa attraverso la Fondazione Appennino. Laura Bosio e Donatella Di Pietrantonio sono tra le autrici e gli autori del libro in una un'apposita raccolta di contributi. Il direttore della Fondazione, Lacorazza, ha specificato che “si tratta del secondo volume della collana coordinata da Raffaele Nigro e Giuseppe Lupo. Da due anni in questo progetto raccontiamo la dorsale appenninica, contenitore di identità e di memoria, grande leva per ripresa e resilienza. Si contano circa 20 milioni di italiani che vivono in bilico tra la restanza e la partenza, a cavallo tra la necessità di affermare diritti di cittadinanza e nello stesso tempo dare un contributo ai loro territori. La forza dei racconti delle autrici e degli autori rende bene l’idea del fiume come senso della vita e metafora della storia”. Questi in sostanza i temi al centro della discussione del libro "Le vie dell'acqua", emersi nella rubrica di Michele Fina “Un libro, il dialogo, la politica".
Fina nei suoi interventi si è
concentrato sui contributi al libro di Bosio e Di Pietrantonio, precisando che “il racconto di Laura Bosio ‘Uomo libero amerai sempre il
mare’ è il primo del libro. Si apre nel mare, dove il fiume muore e
parla di coloro che lo attraversano perché cercano speranza dopo essere
fuggiti dalle condizioni insostenibili dei territori a sud dell’Europa.
E’ un lavoro importante: avremmo bisogno di un umanesimo letterario sul
tema delle migrazioni”. Sul terzo capitolo della raccolta denominato “Citila” della scrittrice abruzzese Di Pietrantonio, Fina ha
così sintetizzato: “La protagonista è una bambina che parla del suo rapporto
con il fiume da cui emerge il rapporto tra l’uomo e il fiume negli anni
Sessanta del secolo scorso: un luogo di tanti luoghi, il rapporto con il
quale era tutt’altro che bucolico, era il fiume della costruzione del
lavoro e della civiltà”. Fina sul tema del libro ha anche stimolato una
riflessione nel quadro dei contenuti dei piani di rilancio europeo e
italiano, costruiti all’insegna della sostenibilità: “Tra le parti della
natura più violentate dall’uomo ci sono proprio i fiumi, vittime del
consumo di suolo e dell’espansione urbana. Occorrerebbe restituire
spazio al fiume, per restituire sicurezza e bellezza ai territori”.
“Quando mi è stato chiesto questo racconto ero al mare,
diventato per me molto importante da quando ho fondato e dirigo, dal
2015, una scuola di italiano per migranti" ha affermato Laura Bosio. " Quando approdano nel nostro
mondo risalgono il nostro Paese attraverso la dorsale appenninica, con
una forte speranza. Dal loro esempio e dalla loro forza ci può arrivare
qualcosa di importante per il futuro. I migranti possono dare un
contributo nei nostri borghi, costituire una presenza importante per
loro stessi e per le persone che li abitano. Il mare è stato per secoli
scambio e possibilità di relazione, oggi lo vediamo come qualcosa che
ci divide, che fa paura. Va recuperata l’idea di comunità per pensare a
un futuro che abbia senso, così come il diritto delle persone a migrare,
a muoversi per ottenere un territorio dove vivere in relazione con gli
altri”.
Donatella Di Pietrantonio invece ha rivelato di essere lei la
bambina di cui parla nel racconto. "Il fiume era una presenza importante,
innanzitutto come riferimento geografico assieme alla montagna, visto
che la piccola di comunità di agricoltori e pastori in cui vivevo non
aveva nemmeno gli strumenti per dividere il territorio in zone. Era vivo
assieme al fiume, alla sua acqua, un concetto oggi di grande attualità,
quello di bene comune. C’è in questo racconto un riferimento al mio
primo romanzo, del resto il fiume è carico di riferimenti simbolici,
praticamente inesauribile. La chiave giusta per me è stata attingere ai
ricordi”.
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