Il presepe monumentale di Castelli è un capolavoro d'arte ceramica. Tutto il resto è clamore inconsistente

 

Chi poteva immaginare che sul presepe monumentale di Castelli si scatenasse una bagarre tanto irriguardosa quanto inconsistente sotto il profilo aristico e religioso? Le invettive di opinionisti come Nicola Porro che lo definisce orribile, Vittorio Sgarbi che pure frequenta Castelli come riverito critico d'arte e Antonio Socci ostile verso l'attuale pontificato, hanno offerto lo spunto ad illustri sconosciuti per giudicare senza nemmeno conoscere l'oggetto del contendere. Tutti uniti nell'inneggiare all'iconografia classica della stalla con bue e asinello!

Non è la prima volta che accade nè sarà l'ultima. Ne ha visto Castelli di cadute e risalite in oltre cinque secoli di storia dell'arte ceramica in quel luogo magico, alle pendici del Monte Camicia, dove arrivavano fior di studiosi da tutto il mondo a rimirare il talento di artisti in erba nelle aule dell'istituto statale di Castelli e le mani di sapienti artigiani che trasformavano l'argilla in opere d'arte originali e irripetibili. 

È una storia avvincente che si tramanda nel solco della migliore tradizione ceramica castellana, sempre aperta alle contaminazioni dell'arte moderna e contemporanea. Lo sanno bene i critici e i collezionisti più esigenti  che ne attestano senza riserve l'esclusivo valore artistico e commerciale.

In tale contesto maturò negli anni '60 l'idea del presepe monumentale ad opera di Gianfranco Trucchia e Roberto Bentini. Due artisti docenti dell'Istituto statale d'arte "Franceso Antonio Grue" di Castelli, sospinti dall'entusiamo degli allievi che attorno al tema natalizio realizzarono nell'arco di un decennio 54 statue di notevole effetto visivo. Si deve infatti alla loro  lungimiranza di tenere nella giusta considerazione le spinte al moderno che venivano da più parti del mondo e...." in occasione della realizzazione del presepe le attuarono componendo forme tra l'altro memore delle immagini contadine e pastorali dell'ambiente montano castellano che nel contempo riflettevano impulsi della modernità" ....sostengono a ragione i pittori teramani Marino e Sandro Melarangelo. 

Dentro tale fascinosa cornice di espressività culturale si fa davvero fatica ad evocare il nome di Nicola Porro per le amenità del suo inappropriato intervento che associa Castelli con Caltagirone e sconfina a sproposito nella cultura inca, riesumando Pachamama, per denigrare un capolavoro storico artistico esposto a Piazza San Pietro che annuncia la natività in questo tragico 2020. Perchè dunque sciupare questa bella occasione di immagine inclusiva di fraternità riposta nel linguaggio universale dell'arte? Saranno i rappresentanti istituzionali e religiosi che hanno promosso l'evento sul suolo pontificio a fornire le risposte in maniera adeguata e autorevole. Se lo riterranno opportuno, naturalmente.

Nel frattempo  il giovane Sindaco di Castelli, con il garbo che lo contraddistingue nel curare il buon nome del suo grazioso borgo ritenuto fra i più belli d'Italia, potrebbe riservare  al conduttore televisivo un soggiorno per immergerlo nella belleza del paesaggio del Gran Sasso, con visite guidate nei musei della ceramica e nelle botteghe artigiane dove è racchiuso il segreto dell'arte del gran fuoco. 

Luoghi  dove si raccontano vicende di collezioni rare degli Orsini-Colonna  o dei mattoni refrattari dipinti agli inizi del'600, incastonati nel soffitto della chiesetta di San Donato che Carlo Levi non esitò a definire la Sistina della Maiolica o della Spica di Potito Randi e dell'industria ceramica del dopoguerra. Chissà se alla fine dell'apprendimento il noto giornalista senta il bisogno di scusarsi con la comunità di Castelli per l'inutile clamore suscitato? Di certo i castellani rimangono orgogliosi e fieri del loro prezioso patrimonio artistico esibito con il dovuto risalto nei più importanti musei in Europa e nel mondo.



Commenti

  1. Se parlar male del presepe castellano vale un soggiorno gratuito presso la bella Castelli, allora mi unisco al coro delle critiche. Battute a parte se scopo dell'arte è suscitare emozioni, il presepe di Castelli è Arte, espressione di un'epoca, di un territorio, di una tecnica antica attualizzata e rinnovata.

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