Quando si diceva casa dolce casa

Dopo una giornata di lavoro o di ritorno da un lungo viaggio chissà quante volte abbiamo esclamato con tono liberatorio... casa dolce casa! Nel senso di ritrovare conforto e comode pantofole prima di inforchettare due spaghetti aglio e olio e poi affossare corpo e anima sul divano del soggiorno per vedere la partita di champions league o l'ultimo film su Netflix. Scene comuni per staccare momentaneamente la spina dai ritmi incessanti imposti dal  pesante debito pubblico che non finisce mai. Ma se vuoi sopravvivere  mantenenendo o cercando un posto di lavoro o se vuoi batterti per ripulire il mondo dalle scorie consumistiche devi correre ogni mattina come la lepre attraverso i campi pensando al mutuo che incombe sulla casa. Ecco, appunto, le tasse da pagare, i figli da mantenere agli studi, i giovani lauretati fuggiti all'estero, la ripresa negata, l'inattività forzata di tante attività economiche in questi giorni cupi e incerti. Siamo tutti dentro lo sconforto casalingo in attesa di notizie rassicuranti per tornare alla normalità. Con la porta sbarrata per evitare che il contagio del COVID19, come lo chiamano gli scenziati, colpisca duramente le nostre vite. Tutto dipende dalla tenuta dei nostri angeli custodi nelle strutture sanitarie.
Perciò oggi dolce casa diventa rifugio un pò più sicuro. Tutt'intorno deserto e silenzio davanti a negozi, bar e ristoranti con le serrande abbassate. Non si comunica nulla a distanza ravvicinata: si va per via mail dal medico di famiglia.  Si esce a piedi o in auto solo per esigenze di prima necessità con tanto di modulo prestampato per indicare generalità e i motivi plausibili che giustifichino il percorso intrapreso. Così è se vi pare, ammoniva Luigi Pirandello. Dentro casa il reale diviene irreale. Prende la smania dell'ordine. Una sorta di pulizie di Pasqua anticipata. Togli da un lato e accumili dall'altro con l'ansia di diffrenziare la successiva raccolta. Ma Carapollo non è certo fra le priorità dell'oggi. Fino al 3 aprile è così: Non si va a messa nè si celebrano matrimoni e funerali se non per i diretti interessati. Con prudenza e solitudine. Meglio leggere un bel libro per distrarsi un pò. Consiglio Le rose di Atacama in omaggio al suo autore, Luis Sepulveda, colpito da coronavirus di ritorno da un incontro di cultura  in Spagna, dove vive abitualmente.
Ti aspettiamo presto in buona salute, Luis!


"......e se avremo abbastanza coraggio per raggiungere l'universo infuocato di Atacama, minuscoli fiori rossi che spuntano sulla sabbia per appassire dopo poche ore ci ricorderanno che spesso la vita non è altro che una stoica forma di resistenza..."

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