La Biblioteca di Babele per alleviare l'ansia da coronavirus

Le ulteriori misure restrittive non consentono alibi. Non si esce di casa se si vuole contribuire a debellare il nemico invisibile che ti può spuntare all'improvviso costringendoti all'immobilità dolorosa. E' domenica mattina, la città è silente e inquieta. E' la paura dell' oggi che si mescola all'incertezza del domani. Ieri sera la corrispondente della Rai, Giovanna Botteri, ha annunciato da oltre oceano un quasi sicuro effetto di ritorno del coronavirus. Perfino la corsetta o la passeggiata nei giardini publici sono vietati per non alimentare il contagio. Non resta dunque che applicare, sia pure adeguandola alle necessità, la locuzione latina tratta da Giovenale mente sana in corpo sano, riaprendo le frontiere dell'immaginazione che non causano danni ma, al contrario, aggiungono conforto.    
La Biblioteca di Babele è, infatti, il luogo ideale per incontrare scrittori eccentrici, di notevole estro narrativo, che liberano la mente dai cattivi presagi. Faccio un respiro lungo e corro, si fa per dire, a cercare la collana di letture fantastiche diretta da Jorge Luis Borges che mi riporta alla memoria i tempi della mitica libreria "La Scolastica" di Corso San Giorgio. Sono attratto ancora adesso da quel raffinato cofanetto nero ideato dall'editore Franco Maria Ricci, un'antologia in più volumi del fantastico da salvare per la gioia del lettore. Una sorpresa dietro l'altra... "alle generose fonti orientali e ad autori mai tradotti in italiano si affiancano nomi già famosi riscoperti e reinventati attraverso i mille riflessi degli specchi di Borges". 
Uno di questi è L'Isola delle Voci di Robert Louis Stevenson. Racconti che hanno per scenario i mari del sud o Markheim che si svolge in una città indeterminata e Thrawn Janet ambientato in Scozia. Borges ne tratteggia amabilmente le doti narrative rispolverando sentimenti di un'antica e insolita amicizia con l'autore  ..."anche se" -precisa- "egli morì in un'isola sperduta del Pacifico nel 1894, e io nacqui a Buenos Aires, una città sperduta del sud, cinque anni dopo". Quello che attrae dello scrittore scozzese di Edimburgo è la sua condizione di giramondo ...in cerca di salute...che però resta legatissimo alla sua Scozia. La tubercolosi lo spinge verso il sud Europa: dal Belgio alla Francia alla Svizzera e infine arriva nelle isole del Pacifico affinando il suo inconfondibile stile di pittore e scrittore. I nativi lo chiamano affettuosamente Tusitale,  il Narratore di Storie. Si racconta che in un autunno piovoso scrive L'isola del tesoro per il figliastro. Un capitolo a notte in tante notti accompagnati da disegni di un'isola immaginaria abbozzati sul pavimento con gessetti colorati che animano pirati e tesori nascosti, baie incontaminate e camminamenti insidiosi. Non mancano congetture attorno ai suoi romanzi come credenze celtiche del fetch secondo cui gli uomini vedono il doppio prima di morire, da cui prende le mosse l'opera più famosa di Stevenson: Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hide, pubblicato nel 1886. Ma anche la fantastica Londra incastonata nei racconti di Chesterton o The Master of Ballantrae dell'odio tra fratelli sono parte integrante di un'eredità letteraria vasta con dentro storia, dramma, racconti, romanzi, saggi autobiografici e anche versi. Un attestato prezioso quello di Borges .." fin dall'infanzia, Robert Louis Stevenson è stato per me una delle forme della felicità".  Che certamente trasmette anche un pò a noi nel difficile cammino che ci attende! Un saluto dalla Biblioteca di Babele!

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