Morire a Londra a 19 anni senza aver conosciuto la vita

 di Marcello Maranella

Sono sinceramente addolorato per la morte improvvisa e inaudita di Luca, il giovane di Nereto  fiaccato da un'imboscata londinese del virus invisibile. Quanti sogni infranti di quel giovane vibratiano che dal suo paesello ha raggiunto la madre per esserle vicino nella gestione del "loro" ristorante, nel cuore di una delle più affascinanti e convulse metropoli del mondo. Quando il corrispondente Rai da Londra ne ha dato notizia ho provato ad immaginare il dolore della madre, più sola che mai ora a Londra, lontana dal marito e dall'altro figlio che vivono ad Alba Adriatica. Ma ho percepito anche la paura di migliaia di giovani connazionali che sono bloccati oltre manica dove il coronavirus è ancor più implacabile costringendo il governo ad adottare misure rigidissime per frenare il contagio dilagante. Mi tornano in mente le espressioni di gioia di un mio vecchio amico di Alba Adriatica quando mi parlava, non molto tempo fa, delle scelte di studio e di lavoro del figlio. Un ragazzo "assennato" che alcuni anni fa ha deciso di lasciare l'Italia per affermarsi come infermiere professionale in uno dei migliori ospedali di Londra. Con l'auspicio di farsi, come si dice per affetto genitoriale, una solida posizione sociale ed economica. Storie di ordinaria emigrazione che dalla notte dei tempi si ripete e si rimescola tra pestilenze ed epidemie incontrollate per ricominciare a sognare un mondo migliore, soprattutto per i meno fortunati. Sono una moltitudine infinita che vive in periferia, abbarbicata ai ricordi della propria terra, agli affetti e ai sentimenti lasciati e ricominciati, agli sterotipi di costumi e nobili tradizioni divorati dalla società dei consumi globalizzati. Accadeva un tempo di fare delle scopertae incredibili nel quartiere  multietinco londinese di Soho con la cattedrale di Atri riprodotta all'ingresso di un piccolo ristorantino di compaesani. Era una sorta di invito a scoprire la loro cucina tipica accompagnata da un'immagine densa di  nostalgia. Vi starete certamente chiedendo il perchè di queste riflessioni in un momento in cui la mente di ognuno di noi  è altrove. 
Semplicemente perchè ci aiutano a guardare oltre la siepe che dovremo saltare a piè pari quando i nostri figli e i cari nipoti saranno chiamati a governare il nuovo mondo che sopravviverà al coronavirus. Perchè ci saranno tanti altri ragazzi bravi come Luca in ogni parte del pianeta pronti a rientrare in terra natia e scegliere la via migliore per preservare il mondo dagli inquinamenti materiali e immateriali. Tornando ad essere ospiti graditi in una natura incontaminata dove i virus faranno fatica ad attecchire.

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