Maurizio Anselmi nel suo "labirinto del volto umano"

di Marcello Maranella

Letture e Immagini mescolate in presa diretta dentro i luoghi più o meno conosciuti della città. Duecentotrenta istantanee di sguardi compiaciuti e sorpresi, di sorrisi larghi e rugosi, di vanità liberate e ansie compresse per l'apparizione improvvisa del fotografo che ti cattura con i suoi tempi e ti esorta a mostrarti per quello che sei, al naturale. Senza trucchi e senza avere il tempo per ridarti un tono o un'aggiustatina ai capelli o sostituire l'abbigliamento che ora non ti sembra adeguato per la posa ma che avevi scelto per recitare un brano nella seconda edizione del Lectus pilogalliano. Un risultato sorprendente. Maurizio Anselmi ha ideato una messa in scena degna del professionista che è giocando con la fotocamera ma rispettoso delle varie sensibilità che ha incorniciato nel suggestivo labirinto del volto umano, allestito nel bel mezzo della Sala Ipogea in cui i protagonisti dell'esperimento e i comuni visitatori hanno potuto esprimere apprezzamenti o commentare a proprio piacimento. Un po' come era avvenuto in occasione delle immagini proposte dal fotografo in Sguardi d'Autore dove gli spazi urbani disabitati apparivano nella loro dimensione naturale, con luci ed ombre di una città ancora più bella in bianco e nero ma al tempo stesso con lo sguardo rivolto all'indietro. Mi sembra di capire che Maurizio Anselmi si stia ponendo in termini propulsivi nella prospettiva di rilancio sociale e culturale che anima sia pure affannosamente la comunità teramana nelle sue molteplici espressioni progettuali che non investono solo la sfera pubblica, evidentemente.
"La sua voglia di rileggere fatti e vicende di casa nostra attraverso immagini di gran pregio se da un lato gli allenta il clichè di fotografo naturalista dall'altro ne esalta le doti creative e comunicazionali ampiamente riconosciute".
E' questa l'impressione che mi ha dato quella sera del 20 settembre scorso quando aspettavamo che le luci si accendessero davanti al cancello della fornace in disuso nel quartiere Cona, all'uscita nord di Teramo. Siamo arrivati alla spicciolata e ognuno diceva all'altro...pure tu?.. e si mostravano i fogli da leggere sulla rigenerazione urbana e idee di futuro per la città, come aveva in precedenza designato Lectus. All'improvviso comparve Maurizio Anselmi e ci invitò cortesemente a predisporci per un ritratto. Si scrollò di dosso l'ingombrante armamentario, dispose un telo scuro davanti alle aiuole facendo luce con una piccola lampada e cominciò a scattare con piglio sicuro ma anche con tanta eccitazione per l'avventura in cui ci stava coinvolgendo. A lavoro finito e non deve essere stato semplice assemblare, verificare, stampare e mettere in mostra tutto quel materiale, Maurizio Anselmi si è messo in discussione con una prova inedita e coraggiosa che premia la sua intraprendenza lavorativa, il suo smisurato amore per la fotografia, il suo senso di appartenenza ad una comunità che gli ha nuovamente tributato merito e professionalità.

Questo il testo del mio articolo pubblicato oggi sul quotidiano della Provincia di Teramo
"La Città"

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