Aree protette fra spopolamento e "luoghi del possibile"
Da questo punto di vista le sfide giungono dall'economia leggera, dalla riqualificazione dei patrimoni, dalla conservazione attiva del paesaggio, dal turismo lento, dalle filiere alimentari di qualità. Su questa linea di ragionamento hanno spaziato il Prorettore vicario dell'Università di Teramo Dino Mastrocola, i docenti Andrea Ciccantelli e Pietro Gargiulo, Rita Salvatore, Massimo Fraticelli per Mountain Wilderness Abruzzo, Andrea Rosario Natale dell'Istituto abruzzese per le aree protette e Everardo Minardi direttore della collana dello sviluppo locale Franco Angeli. Il Professor Chiodo ha insistito molto sulle interconnessioni che possono favorire la nascita di un nuovo modello di sviluppo per le aree fragili. A riguardo va rilevato che un tentativo lungimirante fu sperimentato nella fase di avvio dell'Ente Parco ( fine anni novanta) quando la Comunità del Parco progettò di mettere in rete gli attori principali dello sviluppo (Comuni, Province, Comunità montane ecc.) con strumentazioni e strategie d'avanguardia ma forse quei tempi non erano maturi per fornire i risultati sperati. Speriamo in un nuovo inizio in omaggio alla nostra grande biodiversità di cui l'uomo è necessariamente il suo naturale custode. ma.ma
Emilio Chiodo e Rita Salvatore, autori della ricerca sulle aree protette |
Emilio Chiodo è ricercatore in Economia agraria presso la facoltà di bioscienze e recnologie agro-alimentari e ambientali dell'Università di Teramo. E' vice coordinatore del master GESLOPAN (Gestione Sviluppo Locale nei Parchi e nelle Aree Naturali).
Da sinistra Tommaso Navarra, Adolfo Braga, Dino Mastrocola e Emilio Chiodo |
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