Aree protette fra spopolamento e "luoghi del possibile"

"Siamo di fronte ad una trasversalità delle discipline universitarie in materia ambientale che forse sarebbe il caso di rendere oltremodo sistematico il rapporto di collaborazione fra l'Università di Teramo e il Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga". Lo ha dichiarato questa mattina il professore Adolfo Braga, Presidente Spin-Off: E Data UniTe in occasione della presentazione di un'interessante ricerca sulla fragilità delle aree interne e delle loro potenzialità inespresse che ha stimolato il Presidente del Parco Tommaso Navarra a continuare al più presto tale riflessione in presenza  del neo Ministro Dell'Ambiente del Territorio e del Mare, Sergio Costa, presso la sede di Assergi. "Non più e non ancora" è infatti il titolo piuttosto evocativo del volume edito da Franco Angeli e firmato da due eccellenti ricercatori come Emilio Chiodo e Rita Salvatore i quali  mettono a fuoco quel delicato equilibrio tra capitale naturale e sviluppo socioeconomico in una fase complessa per la vita in area protetta, investita da profondi cambiamenti. Aree definite fragili perché soggette a transizioni crescenti e difficili ma non più legate allo stereotipo della marginalità. Attraverso una serie di dati e indicatori economici gli autori avvertono che i luoghi in osservazione lasciano meno spazio all'immaginazione di degrado e di abbandono per porsi come luoghi del possibile in cui sperimentare altro modo di "fare sviluppo".
Da questo punto di vista le sfide giungono dall'economia leggera, dalla riqualificazione dei patrimoni, dalla conservazione attiva del paesaggio, dal turismo lento, dalle filiere alimentari di qualità. Su questa linea di ragionamento hanno spaziato il Prorettore vicario dell'Università di Teramo Dino Mastrocola, i docenti Andrea Ciccantelli e Pietro Gargiulo, Rita Salvatore, Massimo Fraticelli per Mountain Wilderness Abruzzo, Andrea Rosario Natale dell'Istituto abruzzese per le aree protette e Everardo Minardi direttore della collana dello sviluppo locale Franco Angeli. Il Professor Chiodo ha insistito molto sulle interconnessioni che possono favorire la nascita di un nuovo modello di sviluppo per le aree fragili. A riguardo va rilevato che un tentativo lungimirante fu sperimentato nella fase di avvio dell'Ente Parco ( fine anni novanta) quando la Comunità del Parco  progettò di mettere in rete gli attori principali dello sviluppo (Comuni, Province, Comunità montane ecc.) con strumentazioni e strategie d'avanguardia ma forse quei tempi non erano maturi per fornire i risultati sperati. Speriamo in un nuovo inizio in omaggio alla nostra grande biodiversità di cui l'uomo è necessariamente il suo naturale custode.   ma.ma

Emilio Chiodo e Rita Salvatore, autori della ricerca sulle aree protette
Rita Salvatore (PhD) è assegnista di ricerca presso la Facoltà di bioscienze e tecnologie agro-alimentari e ambientali dell'Università degli Studi di Teramo dove ha insegnato Turismo enogastronomico e sviluppo rurale.

Emilio Chiodo è ricercatore in Economia agraria presso la facoltà di bioscienze e recnologie agro-alimentari e ambientali dell'Università di Teramo. E' vice coordinatore del master GESLOPAN (Gestione Sviluppo Locale nei Parchi e nelle Aree Naturali).
 Da sinistra Tommaso Navarra, Adolfo Braga, Dino Mastrocola e Emilio Chiodo


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