Ennio Flaiano per sostenersi
E' capitato spesso in questa campagna elettorale di ascoltare centinaia di parole al vento accompagnate, non sempre a proposito in verità, da luoghi comuni e aforismi quasi a coprire la vacuità delle idee e delle proposte politiche. Molto citato Ennio Flaiano il quale con la sua profonda ironia avrebbe certamente sfoderato gli originali
tipo:
....se lei si spiega con un esempio non capisco più nulla
....e pensare che questa farsa durerà ancora miliardi di anni
....l'italiano è una lingua parlata dai doppiatori...
...non si immagina nulla che poi non si sia costretti a vivere!!
Pillole di scherzoso buonsenso ricavate da un piccolo pieghevole, "StradiVARIO", allegato anni fa alla bella rivista abruzzese Vario, ideata e diretta dal bravissimo collega Claudio Carella, dedicata agli aforismi di Flaiano scelti da Giuseppe Rosato illustrati dall'impareggiabile Dante Cirillo e che ricompare piacevolmente fra i miei appunti di lavoro.
Mettiamola così, oggi. Mentre ci rechiamo alle urne per restituire dignità amministrativa e istituzionale alla bella città di Teramo. Con un pizzico di ironia in un tempo dominato dalle "dottrine politiche di Rousseau", quelle della Piattaforma per intenderci, fra analfabetismi funzionali e affabulatori di... piazza e di governo, in nome del popolo... sovranista. ma.ma.
Nato a Pescara il 15 marzo 1910, Flaiano trascorre un'infanzia di viaggi e spostamenti fra scuole e collegi in Abruzzo e nelle Marche. Nel 1921 arriva a Roma e all'inizio degli anni trenta inizia a collaborare per le riviste Oggi, Il Mondo, Quadrivio. Dal 1943 si apre una proficua stagione in ambito cinematografico a fianco di Federico Fellini, Alessandro Blasetti, Mario Monicelli, Michelangelo Antonioni e tanti altri. Nel 1947 vince il Premio Strega con Tempo di uccidere. Tra il 1947 e il 1971 scrive le più belle sceneggiature del cinema del dopoguerra: Guardie e ladri, La romana, Peccato che sia una canaglia, La notte, Fantasmi a Roma, La cagna, I vitelloni, La dolce vita, Otto e mezzo. Muore il 20 novembre 1972.
tipo:
....se lei si spiega con un esempio non capisco più nulla
....e pensare che questa farsa durerà ancora miliardi di anni
....l'italiano è una lingua parlata dai doppiatori...
...non si immagina nulla che poi non si sia costretti a vivere!!
Pillole di scherzoso buonsenso ricavate da un piccolo pieghevole, "StradiVARIO", allegato anni fa alla bella rivista abruzzese Vario, ideata e diretta dal bravissimo collega Claudio Carella, dedicata agli aforismi di Flaiano scelti da Giuseppe Rosato illustrati dall'impareggiabile Dante Cirillo e che ricompare piacevolmente fra i miei appunti di lavoro.
Mettiamola così, oggi. Mentre ci rechiamo alle urne per restituire dignità amministrativa e istituzionale alla bella città di Teramo. Con un pizzico di ironia in un tempo dominato dalle "dottrine politiche di Rousseau", quelle della Piattaforma per intenderci, fra analfabetismi funzionali e affabulatori di... piazza e di governo, in nome del popolo... sovranista. ma.ma.
Nato a Pescara il 15 marzo 1910, Flaiano trascorre un'infanzia di viaggi e spostamenti fra scuole e collegi in Abruzzo e nelle Marche. Nel 1921 arriva a Roma e all'inizio degli anni trenta inizia a collaborare per le riviste Oggi, Il Mondo, Quadrivio. Dal 1943 si apre una proficua stagione in ambito cinematografico a fianco di Federico Fellini, Alessandro Blasetti, Mario Monicelli, Michelangelo Antonioni e tanti altri. Nel 1947 vince il Premio Strega con Tempo di uccidere. Tra il 1947 e il 1971 scrive le più belle sceneggiature del cinema del dopoguerra: Guardie e ladri, La romana, Peccato che sia una canaglia, La notte, Fantasmi a Roma, La cagna, I vitelloni, La dolce vita, Otto e mezzo. Muore il 20 novembre 1972.
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