Se perdiamo anche le Virtù....


In questo scorcio di maggio, festeggiante e virtuoso, il benservito al piatto per eccellenza della gastronomia teramana comprende la ricorrente coda polemica fra puristi  e variazioni culinarie sul tema,  messe in campo in altre località della provincia ma spesso  non  rispondenti al disciplinare delle virtù. Lo strumento di tutela perseguito  dall'associazione dei ristoratori teramani dentro le mura guidati dall'intraprendente cantiniere Marcello Schillaci e sostenuto dalla Camera di Commercio di Teramo. Del resto gli stessi nuclei familiari del capoluogo, rinnovando annualmente il complesso rito preparatorio di un piatto tanto gustoso quanto delicato, sono i veri custodi   della tradizione delle virtù che proprio nella coltivazione degli orti lungo i fiumi d'Interamnia trovano il  loro marchio d'origine.  Ne è testimonianza eloquente il bel video (ormai fra i reperti del come eravamo) realizzato anni fa dal regista teramano Marco Chiarini su commissione della condotta pretuziana di Slow Food  che tuttavia rendeva giustizia agli ortolani del Tordino, ai rivenditori ortofrutticoli, ai cultori della gastronomia aprutina per la sapienza e la tenacia nell' aver espresso ante litteram un sistema produttivo efficace e di notevole fascino attrattivo. Spesso decantato da sagaci buongustai e raffinati narratori come Fernando Aurini, Rino Faranda, Elio Pompa, Luigi Braccilli, Rosita Di Antonio. Tanti spunti, dunque, sulla creatività nella Cucina teramana che però non trova degna attenzione in una società digitale frettolosa e approssimativa. Ma è altrettanto vero che Teramo nelle sue espressioni amministrative, istituzionali e associative non ha tenuto il passo con i tempi che introducono nuove tendenze negli usi  e nelle consuetudini. Non è riuscita a difenderne l'immagine di esclusività con tutti i benefici che ne potrebbero derivare. In altre parole a forza di gridare al lupo...al lupo  se ne  limitano le potenzialità promozionali nella scala dei valori dell'alta ristorazione e della ricettività turistica.
"Già il nome è una meraviglia: le virtù", scriveva enfaticamente Carlo Petrini su La Repubblica del 15 maggio 2010. "Se raccontiamo cosa sono però acquisterà ancor più poesia, significato, bellezza. Si tratta di un piatto, una ricetta di Teramo ma è diffuso con altre varianti in tutto l'Abruzzo, tanto da essere stato esportato in certe comunità romane". Raccolgo queste idee in movimento tra i gazebo del mercato contadino di Porta Romana mentre chiacchiero con gli agricoltori sulle novità di stagione con i banconi ricolmi di pregiate varietà colturali ma anche di carni e formaggi selezionati, di spezie e legumi profumati, di primizie e frutta di eccellente coltivazione campagnola. Insomma un'immersione benefica dentro stimoli sensoriali del mondo contadino che nel mese di maggio potrebbe ricomporre il senso di una teramanità gioiosa e inclusiva per le sue virtù non solo enogastronomiche ma anche ludiche, artistiche, musicali, naturalistiche  e rianimare Teramo nella sua fisionomia urbana. Liberarla dalle automobili che ne impediscono la fruizione archeologica e museale. Dare vita ad un vero e proprio presidio delle virtù teramane con un'offerta comunicativa di eventi collaterali ambiziosa e lungimirante.  Concepire una nuova stagione collaborativa fra chi amministra la città e chi ne garantisce il buon funzionamento investendo nel marketing territoriale e non aggrappandosi al turista che passa per caso la domenica. Porsi come sostenitori di un'idea di città che punti su un'economia della bellezza del paesaggio e del buon ristoro. Riscoprire le vocazioni teramane dentro le osterie, le botteghe artigiane, i vicoli, le piazzette e mostrarle in una coinvolgente  festa di primavera. Favorire l'estro e l'entusiasmo dei giovani chef dell'Istituto Alberghiero  Di Poppa e gli studenti dell'Istituto Agrario Rozzi in una rinnovata concezione della tradizionale Fiera dell'Agricoltura. Far conoscere i talenti dell'Istituto Braga e di altri bravi musicisti locali rallegrando la città negli angoli più suggestivi e guidare i visitatori con un'offerta turistica persuasiva e, soprattutto, remunerativa. Mi rendo conto  di essere un sognatore che parla alla luna se non ci sono orecchie disposte all'ascolto. Ebbene,  pensate forse che il turista che passa a Teramo per caso sia invogliato a soggiornare in una località così malmessa e poco accogliente? Di questo passo anche le le tanto decantate virtù rischiano di restare confinate nel circuito delle sagre paesane come una buona ricetta di cucina, al pari di un minestrone.  Sarebbe una perdita secca di valori antropologici, sociali  e culturali di una comunità continuamente alla ricerca della propria identità. Di sicuro non è un tema dominante fra gli argomenti  della campagna elettorale. Non resta che affidarsi alla sensibilità dei nuovi amministratori. Non disgiunta dalla voglia degli elettori di entrare nel "cantiere" della ricostruzione.
Marcello Maranella

b*

Pubblicato anche sul quotidiano della provincia di Teramo La Città del 15 maggio 2018. Foto ma.ma., o.bravo

























Commenti

Post popolari in questo blog

Finalmente si parte con la ristrutturazione della Stazione Ferroviaria di Teramo. L'Impresa D'Adiutorio di Montorio al Vomano si aggiudica l'appalto da 23 milioni di euro

Il McDonald's arriva a Teramo culla delle virtù gastronomiche. Entro il 2023 la struttura sarà realizzata sopra il parcheggio San Francesco

CHORUS NOVUS diretto da Paolo Speca nell'Aula Magna dell'Ateneo interpreta magistralmente "La Buona Novella" di Fabrizio De Andrè