Se perdiamo anche le Virtù....
"Già il nome è una meraviglia: le virtù", scriveva enfaticamente Carlo Petrini su La Repubblica del 15 maggio 2010. "Se raccontiamo cosa sono però acquisterà ancor più poesia, significato, bellezza. Si tratta di un piatto, una ricetta di Teramo ma è diffuso con altre varianti in tutto l'Abruzzo, tanto da essere stato esportato in certe comunità romane". Raccolgo queste idee in movimento tra i gazebo del mercato contadino di Porta Romana mentre chiacchiero con gli agricoltori sulle novità di stagione con i banconi ricolmi di pregiate varietà colturali ma anche di carni e formaggi selezionati, di spezie e legumi profumati, di primizie e frutta di eccellente coltivazione campagnola. Insomma un'immersione benefica dentro stimoli sensoriali del mondo contadino che nel mese di maggio potrebbe ricomporre il senso di una teramanità gioiosa e inclusiva per le sue virtù non solo enogastronomiche ma anche ludiche, artistiche, musicali, naturalistiche e rianimare Teramo nella sua fisionomia urbana. Liberarla dalle automobili che ne impediscono la fruizione archeologica e museale. Dare vita ad un vero e proprio presidio delle virtù teramane con un'offerta comunicativa di eventi collaterali ambiziosa e lungimirante. Concepire una nuova stagione collaborativa fra chi amministra la città e chi ne garantisce il buon funzionamento investendo nel marketing territoriale e non aggrappandosi al turista che passa per caso la domenica. Porsi come sostenitori di un'idea di città che punti su un'economia della bellezza del paesaggio e del buon ristoro. Riscoprire le vocazioni teramane dentro le osterie, le botteghe artigiane, i vicoli, le piazzette e mostrarle in una coinvolgente festa di primavera. Favorire l'estro e l'entusiasmo dei giovani chef dell'Istituto Alberghiero Di Poppa e gli studenti dell'Istituto Agrario Rozzi in una rinnovata concezione della tradizionale Fiera dell'Agricoltura. Far conoscere i talenti dell'Istituto Braga e di altri bravi musicisti locali rallegrando la città negli angoli più suggestivi e guidare i visitatori con un'offerta turistica persuasiva e, soprattutto, remunerativa. Mi rendo conto di essere un sognatore che parla alla luna se non ci sono orecchie disposte all'ascolto. Ebbene, pensate forse che il turista che passa a Teramo per caso sia invogliato a soggiornare in una località così malmessa e poco accogliente? Di questo passo anche le le tanto decantate virtù rischiano di restare confinate nel circuito delle sagre paesane come una buona ricetta di cucina, al pari di un minestrone. Sarebbe una perdita secca di valori antropologici, sociali e culturali di una comunità continuamente alla ricerca della propria identità. Di sicuro non è un tema dominante fra gli argomenti della campagna elettorale. Non resta che affidarsi alla sensibilità dei nuovi amministratori. Non disgiunta dalla voglia degli elettori di entrare nel "cantiere" della ricostruzione.
Marcello Maranella
b* |
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