La vecchia Piazzetta del Sole cambia nome in memoria del poeta dialettale teramano Alfonso Sardella

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di Marcello Maranella

Ieri  mattina piazzetta de Sole era insolitamente affollata. Un sole caldo e luminoso infilava i suoi raggi fra i rami degli alberi già fioriti, rendendo ancor più gradevole l'attesa degli intervenuti alla cerimonia di intitolazione della lapide in onore di Alfonso Sardella. Uno dei  figli prediletti della Città di Teramo che ne esaltò vizi e virtù, umori e tradizioni con impareggiabile timbro vernacolare. Singolare, Sapiente, soprattutto Sentito l'intervento di Elso Simone Serpentini, interprete tra i più efficaci dell'opera di Sardella, il quale ha rivolto parole di apprezzamento nei confronti dei  promotori e dell'amministrazione comunale guidata da Gianguido D'Alberto per aver dato il giusto riconoscimento alla memoria di una pregevole figura di genuina teramanità..."Anche se", ha sottolineato il professor Serpentini," devo dire che questa piazza non si chiama del sole perchè più in là c'è il Vico del Sole, dunque non esiste una denominazione ufficiale in tal senso. Forse non sarà possibile modificarne il nome in senso toponomastico ma per me, moralmente e sentimentalmente, questa sarà da oggi in poi Piazza Alfonso Sardella". A tal riguardo oggi sui social circola questa bella e affettuosa testimonianza dell'amico Elso:

Alfò, na targhe

Alfò, dedecàrte 'na strate, n'da sperìje, 'nz'à putùte fa, te n'avasse attuccàte une fora mane, chi sa dove, 'mperiferìje, e ccuscì lu Cummune à fatte 'na penzate.

Llà la piazzatte duhua tu frichine juchive 'nzimbre a tutte li cumbigne, 'na bella targhe à state masse, scìne, ccuscì tu, duhua sti mò, 'nti ligne.

Mò chi ci passe, legge ddo tre virse de lla puesìje c'a Tèreme dedichìste, e ccuscì almane chille nen va pirse.

Chill'iddre, so secùre, se li liggiarà appresse, e l'iddre cose che scriviste te fa de li puhite nustre une de li trà.

Al disvelamento della lapide, oltre a cittadini ed amici del poeta, sono intervenuti il Sindaco Gianguido D’Alberto, il vicesindaco Stefania Di Padova, l’assessore Pina Ciammariconi,  il presidente del Consiglio Comunale Alberto Melarangelo il presidente dell’associazione Teramo Nostra Piero Chiarini e l'assessore Flavio Bartolini, in rappresentanza della Provincia.

Chi è Alfonso Sardella

 Nato a Teramo nell'aprile del 1937, nel quartiere sant’Antonio, a due passi dalla piazzetta del sole, dopo aver ultimato gli studi di scuola superiore, Alfonso Sardella consegue il diploma Magistrale e nel 1958 l'abilitazione ISEF per l'insegnamento di educazione fisica. Successivamente  si trasferisce a Roma dove svolge la professione di docente. Giovane sportivo eccelle in diverse discipline dal calcio all'atletica leggera, dalla ginnastica al tennis, scoprendo, infine, la grande passione per il ciclismo che lo accompagnerà ininterrottamente negli anni della pensione. Formatosi  nella città del dopoguerra a contatto con la generazione protagonista della ricostruzione urbana e sociale di Teramo ne reinterpreta le storie e le speranze con eccezionale piglio narrativo  attraverso la poesia e il disegno. Tuttora è considerato dalla critica letteraria abruzzese il  principale autore, dopo i poeti dialettali di inizio secolo come  Brigiotti e Cameli. Nel 1978 riceve il Paliotto d'oro, quale riconoscimento per i teramani più illustri.  Viene insignito anche del titolo di Cavaliere per i meriti professionali.
Autore di numerose opere sia in dialetto teramano che in italiano oltre a un dizionario dei termini dialettali e una raccolta di proverbi e modi di dire teramani. La sua vena artistica ha spaziato anche  nella pittura: in tre volumi, tra il 1987 e il 2005, ritrasse angoli più caratteristici della sua città con acquarelli molto suggestivi. È stato autore di testi per canzoni in vernacolo come: Rundenelle, Vularelle, La fàhula ‘ngandate, musicate e incise dal Coro Giuseppe Verdi di Teramo. Nel 1987 è fondatore, insieme ad altri, dell’associazione Teramo Nostra.
Alfonso Sardella è stato autentica espressione della radice del popolo teramano, testimone e a suo modo custode di tradizioni antiche. Muore poco più che settantenne nel 2010.

Opere pubblicate:

L’uddeme landò, 1978; Vache artruvènne, 1981;  Sorrisi di ginestre, 1994; Fiore de cecute. Una carezza di colori alla vecchia Teramo, (raccolta di acquerelli) 3 volumi; Voce de pòpule, Proverbi e modi di dire nell’Abruzzo teramano, 1990; Lu lenguazàzze. Raccolta di vocaboli dialettali teramani, Tipografia 2000.


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