Io RESTO QUI, nella mia Laga, magari ci scrivo un libro!

 di Marcello Maranella 

L'AD MAIORA lounge bar, al numero civico 19 di Corso Sa Giorgio a Teramo, è diventato il punto d'incontro settimanale in cui scrittori, spesso esordienti, si rivolgono al publico presente e spiegano le ragioni che li spingono a pubblicare quel particolare libro. A stimolarne l'ego ci pensa il moderatore di turno mentre l'attore, Robero Di Donato, dà corpo ad emozioni e suggestioni impresse fra le pagine dall'autore che catturano attenzione e applausi dei numerosi spettatori presenti.  Una formula che pare stia dando soddisfazione al suo ideatore non nuovo, in verità, alle sperimentazioni, che si chiama Christian Simonella, titolare della libreria  Tempo Libero di Corso San Giorgio.

Insieme le due attività hanno messo su un format, piuttosto persuasivo nel suo genere, denominato Degusta libri, presentazioni letterarie e prelibatezze alimentari, riuscendo a risvegliare la voglia di partecipazione di una vasta platea di lettori appassionati ma anche di cultori del cibo di qualità attratti dal menù di cui si fregiano i gestori di Ad Maiora, fedeli al loro motto che in italiano vuol dire, appunto, verso cose più grandi. Ma, al di là del nome oscillante fra il latino e l'inglese, il locale si presenta ordinato e accogliente dal bar alla sala di intrattenimento, ravvivata con qualche nota di brio sulle pareti come il musicista in smoking che suona un gigantesco sassofono dorato che sembra venirti incontro per darti il benvenuto. 

 

E' in questa atmosfera carica di simboli e di parole che si sono susseguiti  i tre appuntamenti  ottobrini promossi dalla libreria Tempo Libero dando voce al territorio aprutino in cui si celano energie creative di tutto rispetto. Se non altro perchè esplorano e narrano di umane vicende che si consumano quotidianamente dietro l'angolo di casa nostra. A partire dal racconto noir di Condominio Baltimora ambientato a Teramo in cui un normale amministratore di condominio si trasforma in abile investigatore nella fantasia dell'autore Franco Di Michele, il quale annota che "l'indagine e le storie d'amore con cui si intreccia, diventano quindi il pretesto per descrivere il mondo contemporaneo con i suoi problemi, i suoi limiti e le sue nevrosi", inframezzati da gustose esclamazioni in dialetto teramano." Con L'ospite della camera 201 si evocano ritorni al passato, quando Benito Mussolini soggiornò suo malgrado nel settembre 1943 nell'albergo di colore rosso vivo svettante sull'altopiano di Campo Imperatore. Una triste vicenda ormai consegnata alla storia ma che nel romanzo di Andrea Fazzini riaccende sentimenti contrastanti in chi per varie ragioni si ritrova al cospetto dell'ingombrante personaggio. 


Resto qui di  Domenico Cornacchia invece ci propone la fiaba di un giovane  che sceglie di restare a vivere nel suo borgo natio, a Santa Rufina sui Monti della Laga, sprigionando caparbiamente l'affezione a un pezzo di terra e di un ruscello, alla genuinità e alla tipicità dei suoi prodotti, ai sapori di antichi castagneti che raccontano il vissuto secolare di chi lo ha preceduto e che lui intende tramandare ai giovani che verranno.  Parla con tono pacato il giovane Domenico. Con buona proprietà di linguaggio mette in fila concetti di natura antropologica a supporto del suo voler vivere in un microcosmo sconosciuto al confine fra le province di Teramo e Ascoli Piceno. Sembra che abbia fatto proprio il concetto di "restanza", termine coniato dall'antropologo Vito Teti, fondatore del Centro di Antropologie e Letterature del Mediterraneo presso il Dipartimento di Filologia, il quale in una recente intervista ha dichiarato che nella forza antica del restare poggia il segreto del ripopolamento italiano. Aggiungendo che restanza è un termine classico adoperato già da Dante nella Divina Commedia. Restare dunque  non è un fatto di pigrizia, di debolezza, è un fatto di coraggio!  E che si può  interagire con il mondo circostante pur restando legato alle proprie radici.





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