TOM DI PAOLANTONIO il valore del passato che incontra il presente. Una mostra fotografica e un volume dedicati ad una delle figure politiche più rappresentative del secondo dopoguerra

 


Proseguono le iniziative in onore di Luigi Tom Di Paolantonio nel centenario della nascita. A ricordarcelo è il segretario della Camera del lavoro di Teramo, nonchè Presidente del comitato organizzatore, Giovanni  Timoteo, preannunciando in conferenza stampa  l'inaugurazione di una mostra fotografica documentaria dal titolo significativo - Luigi Tom Di Paolantonio "Cent'anni da una parte sola". 

L'appuntamento è per lunedì 9 maggio alle ore 10.30 presso la corte della Biblioteca Delfico a cui seguirà, presso la Sala Polifunzionale della Provincia, la presentazione  di un volume bibliografico sull'opera del grande dirigente teramano con particolare riferimento al sindacalismo in  Abruzzo. Un incontro a più voci -Timoteo, Ponziani, Gregorini, Piermarini, Pepe, Mastrocola - come recita la locandina qui a fianco, per riflettere sull'esperienza politica e umana di Tom il cui impegno coerente e determinato lo colloca tra le figure più rappresentative della vita civile e politica in Abruzzo e in Italia del secondo dopoguerra. 

Per chi fosse intressato ad approfondire la ricerca si consiglia di far visita nella sede dell'Adsu a Teramo, in Piazza Martiri, per ammirare il murale, recentemente recuperato, realizzato nel 1978 dal pittore  Sandro Melarangelo presso l'allora sede della CGIL di Teramo. L'opera si ispira all'imponente mobilitazione sindacale dei primi anni cinquanta, nota come le "lotte del Vomano" guidate dal grande Tom Di Paolantonio.

"Un uomo che merita il nostro rispetto e la nostra riconoscenza" incalza Giovanni Timoteo "perchè ha speso la sua vita per la crescita civile, politica economica ed anche culturale della nostra società e delle comunità teramane e abruzzesi".   ma.ma

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Appunti di storia teramana

Le lotte del Vomano e la forza delle idee. La figura imponente e coinvolgente di Luigi "Tom" Di Paolantonio

di Marcello Maranella 

La vicenda della Vallata del Vomano anima la vita politica e sindacale dei teramani dopo la fine del secondo conflitto mondiale. Da Montorio in su, fra le rocce del Gran Sasso, un complesso sistema energetico fra i più potenti d’Europa produce attraverso centrali idroelettriche circa un miliardo di chilowattore all’anno. Siamo alla fine degli anni quaranta la società Terni del gruppo IRI, Istituto per la ricostruzione Industriale di emanazione dello Stato, è risultata vincitrice del concorso per l’assegnazione delle acque con un progetto che prevede la costruzione di tre centrali lungo il Vomano: San Giacomo, San Rustico e Roseto. Una grande opera su cui si appuntano anche interessi di monopoli privati che premono sulle vicende abruzzesi attraverso sponde confindustriali. Non passano inosservati 7000 operai occupati a fronte di tutto l’apparato industriale italiano fermo al 40% di lavoro per mancanza di energia elettrica. Eppure qualcosa non va per il verso giusto perché inaspettatamente la Terni ridimensiona il progetto limitandosi alla costruzione della sola centrale di San Giacomo. Si apre di fatto una stagione di lotta senza precedenti culminata nel 52-53 con 120 giornate di scioperi a rovescio.

Non è solo la lotta per il salario o per non perdere le varie indennità acquisite dai lavoratori come indennità di polvere, di galleria e di alta montagna. E’ in gioco, piuttosto, lo sviluppo industriale della Provincia di Teramo non solo dal punto di vista energetico ma anche della trasformazione agraria delle campagne.

Anche le donne scendono in campo nella politica e nel sindacato tra cui si distingue Vera Finavera, sindacalista montoriese  della CGIL che in quegli anni costituisce un valido punto di riferimento di formazione, di cultura e di sensibilità umana.

A organizzare quella grande moltitudine di uomini e donne, di disoccupati e cittadini comuni è la Camera del lavoro di Teramo  guidata da Luigi Tom Di Paolantonio, giovane dirigente  nato a Filadelfia nel 1921 sull’onda della massiccia emigrazione teramana di inizio novecento. Tornato in terra aprutina si iscrive al Partito Comunista Italiano nel 1943 partecipando attivamente alla lotta partigiana a Roma e a Teramo. Non ha dunque difficoltà ad organizzare picchetti e riunioni di piazza per parlare direttamente con la gente dei cantieri e delle cooperative come “la Rinascita” che annovera, fra l’altro,  bravissimi scalpellini. “Ci sta lu parlamente a Munturie pe la cintrale” è il passa parola rapido ed efficace che induce le persone a percorrere molti chilometri a piedi o in bicicletta per raggiungere Montorio al Vomano. E’ lì che bisogna restare uniti per decidere le sorti di operai che rischiano di restare disoccupati dopo aver lasciato terre, greggi e boschi con la speranza di migliorare le proprie condizioni di vita. 

Si comincia a prendere coscienza che la Terni ha la responsabilità di aver rotto un equilibrio economico e la contrapposizione dei lavoratori può avere effetti imprevedibili. La creazione della Cassa per il Mezzogiorno da parte del Ministro dell’Industria Campilli non è che il deterrente per frenare il movimento e indebolirne gli effetti ispirati al Piano del Lavoro. Ancora oggi la figura imponente e coinvolgente di Tom emerge dalle testimonianze di chi ne narra le gesta di fiero combattente  per la tutela dei più elementari diritti delle classi meno abbienti.       

Per loro rimane  il “compagno di lotta” che dismette l’abito di dirigente per scendere in mezzo al suo popolo di protagonisti. Insieme battono i sentieri della montagna teramana per cercare di radunare le forze nei vari paesi e tra le case sparse delle zone interne. Non si distacca dai contadini, dai braccianti, dai disoccupati nemmeno per andare a pranzo. Divide il rancio con loro con quanto si può racimolare durante la lotta raccogliendo pasta olio, farina, frutta nelle campagne. Se qualcuno si fa male Tom provvede ad assicurargli le cure necessarie attraverso una fitta rete di relazioni esterne al sindacato.

A Montorio arrivano deputati e leader politici nazionali a sostegno delle azioni del segretario della Camera del Lavoro di Teramo.

Alla fine, dopo una lotta estenuante, nel 1949, vengono riaperti i cantieri per la costruzione della centrale di San Rustico con l’impegno di costruirne una quarta ad Aprati ma dopo tre anni di lavoro la Società preannuncia tremila licenziamenti. 

Una storia infinita e faticosa, a volte anche dolorosa, che approda in Parlamento.  “Ecco il problema, onorevole ministro! 70 morti, 1300 mutilati del lavoro, migliaia di operai intaccati dalla silicosi: quante perdite in questa battaglia per la civiltà!”. E’ l’onorevole  Luigi Di Paolantonio nella veste di deputato del Partito Comunista Italiano che interviene alla Camera dei Deputati nella seduta del 19 luglio del 1956 sui temi dello sviluppo industriale e le lotte dei lavoratori abruzzesi. La posta in gioco è così alta da richiedere l’ingresso dell’Abruzzo in Parlamento dalla porta principale. L’obiettivo è l’inserimento  dei problemi regionali negli indirizzi di politica economica nazionale. Tom, come lo chiamano confidenzialmente tutti ormai, è ben cosciente che dietro le tensioni della società Terni-Val Vomano riecheggiano le lotte dei contadini nelle terre marsicane della piana del Fucino. 

In tutti e due i contesti forte è la presenza del Partito comunista e della CGIL in nome di un “Piano del Lavoro” lanciato dal Segretario Generale della CGIL, Giuseppe Di Vittorio, di cui Tom è esponente di rilievo. Che riesce abilmente a conciliare la ribellione dei lavoratori con il confronto delle idee nelle sedi politiche ed istituzionali quando chiede con forza al ministro di riferimento…”Ma il frutto di tanta semina a chi va? A chi deve andare? Ai teramani, agli abruzzesi, agli italiani, oppure a un pugno di monopolisti? Teramo è ricca perché produce oggi un miliardo di chilowattore di energia, ma la sua ricchezza si esprime in 15.000 disoccupati. E’ giusto tutto ciò?” Il parlamentare intravede una prospettiva di benessere sociale convinto che la Terni, proprietà delle centrali del Vomano, è una azienda I.R.I.,  quindi ha il dovere di reinvestire almeno una parte dei profitti nella zona o, quanto meno, erogare l’energia a basso costo per sollecitare il sorgere delle industrie private nella vallata e nella provincia. Solo che la Terni è gestita da personalità del mondo produttivo interscambiabili fra la Montecatini, la Falk o la Montedison. A maggior ragione Tom chiede al governo Segni di fare chiarezza chiamando in causa il ministro  Giuseppe Spataro e l’onorevole Lorenzo Natali,  autorevoli rappresentanti abruzzesi della Democrazia cristiana con  forti radicamenti politici in sede locale. Sono anche i tempi di Potito Randi, Sindaco di Castelli, dove ha impiantato una fabbrica di componenti ceramici in cui non mancano tensioni sindacali che Tom rileva nel suo intervento.

Molti anni più tardi, nella primavera del 1975, Tom intervistato da due studenti della Facoltà di economia e commercio dell’Università di Modena, allievi di Vittorio Foa, racconta come la Terni, per essere un’industria di stato venisse aggredita e condizionata dal monopolio privato. “Questo sabotaggio, questa manomissione del pubblico denaro, avveniva in maniera strisciante, ed il movimento operaio rese cosciente il movimento politico di come la Confindustria ritornasse a mettere le mani in pasta nel pubblico danaro, procurandosi, così, gli strumenti necessari per la successiva ristrutturazione capitalistica in Italia. In questo quadro maturano le lotte della Val Vomano”. Al di là degli esiti prodotti da quel serrato confronto, ormai consegnato al giudizio della storia, l’autorevole protagonista di quella stagione sottolinea ai suoi giovani intervistatori che quella del Vomano “fu una lotta di una combattività senza precedenti”. 

Del resto le successive vicende abruzzesi sono figlie di quella aspra battaglia che si riaccende negli anni sessanta con “una terribile cifra di povertà”, dice il senatore Tom nella seduta in Senato del 1°aprile 1965 a proposito dei poteri conferiti al nascente Ente di Sviluppo Agricolo.  Ma anche l’arrivo dell’autostrada è contrassegnato da forti contraddizioni fra gli schieramenti dei favorevoli e dei contrari. In mezzo, come sempre, la condizione degli operai dei primi cantieri del traforo per collegare Teramo con Roma. Sono per la gran parte gli stessi che erano emigrati in Belgio e in Germania da disoccupati dopo aver costruito la centrale idroelettrica del Vomano: ora tornano dalle famiglie rimaste a casa intorno al Gran Sasso in cerca di lavoro stabile, fidando nelle promesse del governo.

Alla fine il Gran Sasso “bucato” costerà 9 morti, 363 invalidi permanenti e circa 2000 disoccupati. Conclusa l’intensa attività parlamentare Luigi Tom Di Paolantonio si ristabilisce a Teramo alla guida della CGIL provinciale, poi alla Presidenza regionale dell’Alleanza dei Contadini e membro del Consiglio di amministrazione degli Ospedali riuniti del capoluogo. Si spegne a Roma prematuramente il 16 gennaio 1976.

 

NOTE bibliografiche

Ø Abruzzo lotte e prospettive, Luigi Tom Di Paolantonio, antologia di discorsi, note di Romolo Liberale, editrice Forma Spazio Pensieri;

Ø Natascia Ridolfi, L’economia dei prefetti, L’Abruzzo e il Molise tra guerra e ricostruzione, editrice Franco Angeli. 2013, p. 103;

Ø Luigi Ponziani, Intervista a Tom Di Paolantonio, in Quaderni di rassegna sindacale, vol.XIX, n. 92, 1981, pp. 112-129;

Ø Paul Diborg, Storia d’Italia dal dopoguerra ad oggi, piccola biblioteca Einaudi NS, 2006;

Ø Notizie Donna - Commissione pari opportunità della Provincia di Teramo-, In memoria di una grande combattente, n. 10, dicembre 2006

 Immagini a corredo:  archivio CGIL Teramo;  riproduzioni fotografiche del murale sono di proprietà della famiglia Melarangelo, scattate dai fotografi Gioacchino Vallarelli e Vincenzo Nardi durante la realizzazione dell'opera.

 

 

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