ATRI città d'arte e di aneddoti curiosi: quando lo scultore firmò con una lumaca la sua opera d'arte
di Marcello Maranella
Atri è città d'arte. Così attesta il cartello impiantato sul ciglio dell'ex strada provinciale che sale da Pineto e scopre, in alto, la terrazza belvedere della Villa comunale. Un avvertimento che predispone il visitatore a lasciare al più presto la circonvallazione per orientarlo fra vicoli, piazzette e balconi fioriti dell'accogliente città ducale. Oltre il perimetro del centro storico che muove da Piazza del Duomo, prosegue lungo Corso Elio Adriano fino alla nobile dimora degli Acquaviva, Atri è un proliferare di chiese, musei, mosaici, resti archeologici e pregiate architetture attraverso cui si disvela la sua storia millenaria.
La verità è che il bravo scultore di origine partenopea era impegnato su più fronti lavorativi tanto da non riuscire a conciliare i tempi di ultimazione delle opere avviate. Si narra, infatti, che
avesse contestualmente altre commissioni a Isola del Gran Sasso e Cellino Attanasio.
Ciò non gli impedì di realizzare uno splendido portale stile tardo gotico
in un luogo di culto che ha avuto nel corso dei secoli un ruolo di primo
piano nella vita religiosa della comunità atriana. Anche all'interno si lasciava ammirare un affresco del grande Andera De Litio commissionato dal duca Giosia D'Acquaviva raffigurante La Madonna delle Grazie.
Nel decennio
1954/1964 la chiesa di Samt'Agostino intitolata al
vescovo di Ippona si sostituì al Duomo, chiuso per restauri, per
assicurare le funzioni parrocchiali divenendo una delle chiese più frequentate
dai fedeli. Successivamente è stata
trasformata in Auditorium per l'allestimento di mostre, convegni ed
eventi di una certa rilevanza sociale e culturale.
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