Quando il critico d'arte non regge il confronto e perde il controllo. E' successo ieri sera all'Ipogeo a margine della mostra di Guido Montauti

 di Marcello Maranella

Ieri sera alla Sala Ipogea di Teramo è accaduto uno spiacevole incidente. Si potrebbe definire un effetto collaterale sgradevole intorno alla figura di Guido Montauti a cui è dedicata una mostra ben allestita nei locali de L'ARCA, visitabile fino al prossimo primo maggio. Ad esibirsi dall'alto della sua sapienza Pietro Gaglianò, laurea in architettura meglio definito nella locandina di presentazione critico d'arte e curatore non meglio specificato, il quale ha intrattenuto la platea oltre un'ora su un tema davvero interessante: La carta e il territorio il paesaggio fra arte e potere. Lascio immaginare al lettore la vastità dell'argomento prescelto e sviscerato con l'ausilio delle slides, in una variegata disamina di opere e correnti di pensiero che hanno attraversato il mondo dell'arte nel corso dei secoli. Di Guido Montauti nemmeno l'ombra di una citazione. Se non una precisazione del maestro Gaglianò, pronunciata a mezza bocca mentre riordinava gli appunti, di non aver mai avuto occasione di interessarsi approfonditamente del linguaggio pittorico dell'artista teramano. E dire che Ida Quintiliani, presentandolo alla presenza dell'assessore alla cultura del comune di Teramo Andrea Core, ne aveva esaltato le doti di attento studioso creando a priori una fondata aspettativa fra gli intervenuti, desiderosi di scoprire altre inedite forme interpretative dell'arte di Guido Montauti. Tutto invece si è risolto in una lectio magistralis fra l'estetica del potere e le libertà individuali in un aggrovigliato contesto urbano, architettonico e sociale "come scena delle pratiche artistiche contemporanee".  

Sia pure fra qualche evidente imbarazzo nessuno, però, ha criticato l'eloquio dell'esperto e tutti alla fine, educatamente, hanno ringraziato con applauso, così come si conviene nelle buone regole di ospitalità. Sembrava dunque  concluso l'incontro, non particolarmente entusiasmante ma molto civile. Almeno nella forma!
Ad accendere la miccia dello scontro con Gaglianò è stato invece Umberto Palestini, stimato operatore culturale e curatore, fra l'altro, del catalogo della mostra di Guido Montauti il quale, nel muovere un appunto sul modo di intendere il valore artistico del Rinascimento americano dell'Ottocento, ha scatenato la reazione piuttosto scomposta del relatore. Quest'ultimo, piccatissimo, ha mostrato a sua volta uno sproporzionato senso di superiorità culturale tanto da non concedere alcun rilievo critico alle sue argomentazioni. Incurante dell'atmosfera cupa che regnava in ogni angolo dell'Ipogeo è fuggito via dalla Sala lasciando tutti farstornati e increduli. Insomma una sceneggiata del tutto fuori luogo che, forse, si sarebbe potuta evitare concordando all'origine dell'invito i contenuti del tema da trattare e il circuito montautiano da percorrere. Arrivederci ai prossimi appuntamenti in programma che, speriamo, si svolgano sotto migliori auspici !

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