Ancora fumata nera sul destino di Prati di Tivo. La Provincia decisa a chudere la Gran Sasso Teramano

 di Marcello Maranella

 C'era molta aspettativa nella Sala consiliare della Provincia di Teramo, sull'esito dell'incontro fra operatori e rappresentanti delle istituzioni per tentare di sbloccare l'immobilismo in cui versa da anni la stazione turistica di Prati di Tivo.  Ma nulla di fatto è sortito di positivo anche questa volta. Sono state circa due ore di discussioni accese nei toni e inconcludenti nei risultati. Non è semplice per i cronisti riferire quanto è accaduto in quella atmosfera kafkiana dove tutti parlavano e nessuno ascoltava, fra rimballi di responsabilità e minacce di ricorso alle vie legali. Alla fine  Erminio Di Ludovico, con animo paziente e spirito razionale,  ha commentato "siamo una piccola realtà economica di montagna ma con i problemi identici a quelli delle grandi stazioni turistiche italiame. A Prati di Tivo la situazione rischia di sfuggire di mano con conseguenze disastrose."
Mentre più concretamente Luca Mazzoleni, gestore del Rifugio Franchetti, chiedeva assicurazioni sull'immediata riapertura degli impianti in prossimità della stagione primaverile e, comunque, per tutta l'estate prossima.  Fra una sequela di no, ni, non so, forse, vedremo, il Presidente della Provincia Diego Di Bonaventura ha condizionato l'assenso alla riapertura annunciando la propria determinazione a chudere la società Gran Sasso Teramano che tanto pesa nelle casse dell'Ente e nei suoi pensieri quotidiani.
Per il resto l'impresa Finori continua a  barcamenarsi senza adempiere ai propri obblighi gestionali, in aperto contrasto con l'Amministrazione Separata di beni degli usi civici (Asbuc) di Pietracamela e di Intermesoli, tuttora proprietari dei terreni su cui insistono gli impianti. E così, tutta la polvere che nei mesi scorsi si era accumulata sotto i tappeti del Palazzo di Via Milli si è ridepositata sul Piazzale Amorocchi, annebbiando ulteriormente l'ipotesi di un possibile rilancio di Prati di Tivo.  

Proprio in questi giorni  ricorrono i sessant'anni di onorata attività di Aladino Parogna che costruì la prima baita, cui seguì il rifugio di Mimi Amorocchi, trasformato successivamente in Hotel Amorocchi. A segnare comunque un passaggio decisivo della storia imprenditoriale di Prati di Tivo fu la costituzione di SIGET, la società formata dai fratelli Filippo e Amedeo Di Ludovico di Villa Zaccheo e i fratelli Rastelli di Petriccione che con proprie risorse realizzarono i primi impianti di risalita in una combinazione virtuosa pubblico/privato.

Prati di Tivo rappresentava il luogo ideale per trascorrre una vacanza ambita per la qualità dei  servizi e garantita dalla bellezza del paesaggio nel versante teramano del Gran Sasso d'Italia. Oggi, purtroppo, lo stato di salute della stazione turistica è preoccupante se in tanti quest'inverno hanno preso d'assalto altri impianti abruzzesi aperti, da Campo Imperatore a Campo Felice. Forse è giunto il momento di un cambio di passo nel governo del nostro territorio con idee di futuro sostenibile e coraggio di fare impresa turistica, con o senza neve, in ogni stagione dell'anno.

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