BIM ovvero le "Buone Idee di Moreno"
Moreno Fieni è una persona gentile, si sa. Mi riceve nella
sua sede di via del Castello subito dopo averlo cercato per telefono. “Il tempo
di parcheggiare e l’aspetto in ufficio”, mi ha risposto con il tono compiaciuto
di chi non si sottrae ai propri doveri istituzionali. Il Presidente del Bacino
Imbrifero Montano è impeccabile dentro un vestito di buon tessuto chiaro con
camicia e cravatta in tinta. Ho pensato con un pizzico di ironia: chi ha detto
che l’abito non fa il monaco? Ottima accoglienza dunque e buona disponibilità a
chiacchierare a tutto campo.
“Mi dica subito
Presidente: il BIM tiene botta alle male lingue o sarà presto rivisitato? Lei si sente in pericolo nel suo partito? Un
partito democratico sempre più diviso
dopo la clamorosa sconfitta di Giuseppe D’Alonzo alla Presidenza della
Provincia, non le pare? “ L’Ente che presiedo non ha problemi di gestione e
la politica è in perfetto equilibrio, al momento. Per quanto riguarda la
vicenda della Provincia non ci sono ricadute sulla composizione del BIM. Semmai
un mutamento del quadro politico dipenderà dal risultato elettorale della
primavera prossima, a maggio per la precisione, legato al rinnovo di molte
amministrazioni comunali e dunque della rappresentanza (15 quote su 37 )all’interno
del consorzio BIM. Sul piano gestionale il presidente propone le linee
programmatiche ma è poi l’assemblea dei sindaci del BIM che detta il percorso
da seguire sulla ripartizione delle risorse disponibili. Con particolare
attenzione ai problemi della ricostruzione che tarda a decollare e,
soprattutto, per drenare lo spopolamento delle aree interne e montane. Occorre
comprendere le reali esigenze delle nostre comunità. Non si possono
ristrutturare abitazioni, uffici e strutture di servizi se poi nessuno vi abita
o vi lavora. In qualche modo il BIM attenua taluni disagi attraverso il collegato
ambientale della legge 221 del 2015 che prevede il pagamento dei servizi eco
sistemici ambientali (PSEA) come accade ad esempio per l’utilizzo di una fonte
energetica di primaria importanza come l’acqua del Gran Sasso.
Cosa significa in
pratica? Non sembri una stravaganza se cito lo stato di New York come
esempio a cui ispirarsi. In sostanza i cittadini a valle riconoscono un determinato
ristoro agli insediamenti montani di riferimento attraverso il pagamento di
quote in bolletta. Una sorta di remunerazione dei territori che producono
energia. Un piccolo segno di civiltà”.
Molto interessante ma
sull’acqua del Gran Sasso non mi limiterei
a indicare solo buone pratiche amministrative. Intorno al nostro acquifero
monta una polemica politica e gestionale senza precedenti e lei, dottor Fieni
sa benissimo che le annunciate dimissioni del Presidente del Ruzzo e
dell’intero CdA, che si formalizzeranno il prossimo primo dicembre, pongono in
primo piano la salvaguardia della nostra salute e la necessità indifferibile che
la politica locale si riappropri del suo
ruolo ai vertici dell’Ente con il giusto equilibrio fra politica e competenza.
Non volevo affatto eludere i problemi che lei giustamente evidenzia ma
l’andamento gestionale degli enti come BIM e Ruzzo, in quanto espressioni dello
sviluppo dal basso, devono prima di tutto produrre risultati economici
apprezzabili a supporto della buona governabilità politica. Da questo punto di
vista il Presidente Antonio Forlini è stato come il Monti di qualche anno fa al
governo. Bravo come manager ha risanato in parte la situazione deficitaria ereditata
recuperando morosità accumulate per 28 milioni di euro circa, tanto per fare un
esempio di rigore aziendalistico. Purtroppo è mancata la direzione politica
sulle strategie da mettere in campo per
risalire la china.
In concreto
Presidente. Lei pensa che il sindaco di Teramo voglia e possa determinare una
svolta negli assetti politici del Ruzzo in occasione della discussione che si
aprirà dopo il primo dicembre in nome della discontinuità e del rinnovamento? E
il PD con il suo peso determinante nella giunta D’Alberto quale posizione
assumerebbe in ordine alla ricomposizione del CdA, tuttora rappresentato dal
vicepresidente Alessia Cognitti?
Intanto il Comune di Teramo con le sue cinque quote ha un’influenza determinante per stringere
alleanze e indicare una svolta chiara alla guida dell’Acquedotto del Ruzzo. Sul
ruolo del Partito Democratico di Teramo dico che si è ormai conclusa la fase
commissariale che, in ogni caso, ha contribuito alla vittoria del
centrosinistra al comune di Teramo. Ora c’è il nuovo segretario comunale
espressione di quel gruppo dirigente di nuovi amministratori che devono
mettersi alla prova dei fatti e dei risultati. Tocca a loro decidere e
assumersi le responsabilità sui programmi e sulle nomine negli enti.
Presidente Fieni cosa
farà dopo questa esperienza al BIM? Continuerà a far politica con tutto ciò che
cova sotto la cenere nel suo partito dal momento che Sandro Mariani, suo amico
e sostenitore, è in rotta di collisione con Tommaso Ginoble? Rispondo da veterinario …la politica è come un virus …una malattia da
cui non ci si può immunizzare. Dunque resto fedele agli ideali del
riformismo e del progressismo che mi indussero nel 2007, avevo venticinque
anni, a prendere la prima tessera del PD. Oggi però mi rendo conto che quella
fusione fra due grandi partiti di massa, la DC e il PCI, non ha dato i frutti
sperati. Quel contenitore di idealità e progresso civile sotto il simbolo PD che
aveva portato, con Renzi al timone, alla vittoria del 40% alle elezioni europee,
oggi mostra un partito imbolsito, imborghesito, lontano dalla sua gente fino a
frantumarsi dolorosamente nelle elezioni politiche del 4 marzo scorso.
Tuttavia
con Sandro Mariani è cresciuto un gruppo di giovani trentenni che si è messo in
discussione in un momento politico molto complesso. Per queste ragioni non si
può cedere il passo al populismo. Noi siamo di matrice popolare e in mezzo alla
gente vogliamo stare ripartendo da quei principi di innovazione politica che
hanno radici salde negli insegnamenti di Aldo Moro.
Si riferisce al
compromesso storico di lontana memoria? Anche ma sono convinto che in
questo particolare momento storico occorre aprire nuove vie e avere la vista
lunga, buona cultura politica e coltivare adeguatamente l’anima popolare. Popolare
per sconfiggere il populismo, s’intende. Se c’è da affrontare lo scontro non mi
sottraggo. Ma la battaglia deve incentrarsi sulle idee di buon governo e sui
bisogni della gente che si riconosce ancora nel PD. Si è appena aperta la
campagna dei congressi in cui confrontarsi e scontrarsi a viso aperto. Per quel
che mi riguarda intendo metterci la faccia senza rancori personali. Le guerre
pasticciate di solito fanno da paravento agli interessi di bottega. ma. ma.
Intervista pubblicata anche sul quiotidiano "La Città" del 25 novembre 2018
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