Fotografia e nuovi linguaggi anche a Teramo
Ad un anno dalle giornate romane degli Stati generali della fotografia prende il via autorizzativo la direttiva del Ministro Franceschini per la valorizzazione della Fotografia italiana attraverso un Piano strategico di sviluppo della durata quinquennale -2018/2022- messo a punto dal MiBACT, con l'obiettivo di determinare nuove prospettive e opportunità per la fotografia italiana a livello nazionale e internazionale. Da rilevare che il suddetto piano si articola in tre linee di intervento: patrimonio, creazione contemporanea, educazione e formazione. Allo scopo di favorire la valorizzazione del patrimonio saranno supportati progetti espositivi e commissioni attraverso bandi e campagne. Una parte rilevante del Piano mira alle politiche educative e formative. In collaborazione con il Ministero dell'Università e della Ricerca saranno messi in campo progetti pilota che già dai prossimi mesi verteranno sull'educazione dell'immagine nelle scuole dell'infanzia e dell'istruzione primaria. Si prevedono anche corsi e master universitari specializzati. Per i lettori e gli appassionati rimando all'articolo completo a firma di Fiorenza Pinna, presente nel sito di Symbola, Fondazione delle qualità italiane, per una lettura più dettagliata delle contaminazioni culturali ad ampio raggio nel variegato mondo dell'immagine. La pensavo così mesi or sono in un articolo da me scritto il primo giugno 2017 sul quotidiano La Città che vale la pena rileggere insieme ai nuovi amministratori comunali, appena eletti all'insegna del cambiamento e della discontinuità.
Fotografia e paesaggio in Via Delfico
di Marcello Maranella
Ho
ascoltato con crescente interesse argomenti sensati e colti sulla fotografia
italiana dalla voce di Emanuela Amadio , docente del Centro di fotografia e
comunicazione di Pescara. Ce l'ha presentata l'altra sera Dimitri Bosi
nell'ambito della rassegna Il Maggio dei libri, presso la Biblioteca
provinciale Melchiorre Delfico a Teramo. Non era affatto semplice trattare un filone
tematico fra l'arte e l'immagine fotografica espressa da cinque grandi maestri
su un tema affascinante e complesso al tempo stesso come i paesaggi italiani.
Con il tono giusto di fronte ad un pubblico accorto, la giovane esperta ha
declinato, con parole chiave e piccole gocce di ricerca, le nebbie
napoletane di Mimo Iodice, i viaggi nell'Italia che cambia di Luigi Ghirri, la
creatività di Franco Fontana, i segreti del paesaggio urbano di Olivo Barbieri
e l'astrattismo in bianco e nero di Mario Giacomelli. Ho avuto la sensazione di
riprendere il volo in questa città denudata e spesse volte maltratta non dalle
calamità naturali che pure non sono mancate nell'ultimo periodo ma,
soprattutto, dal lassismo politico, sociale e culturale che attraversa la nostra
esistenza contemporanea. L'occasione mi ha riportato alla mente un'idea che
avevo condiviso con Armando Di Antonio, sensibile fotoreporter teramano.
Pensavo ad un Museo moderno della fotografia da realizzare nell'area della
stazione ferroviaria prevedendo il riuso dell'immobile circondato dal
parcheggio di ciò che resta del magazzino
merci di Viale Crispi, in un punto nevralgico di snodo ferroviario e automobilistico della
città. L'iniziativa a cui mi riferisco racchiude un concetto onnicomprensivo
dell'arte delle immagini, ovvero il museo della fotografia di non solo foto. Come già in essere in
altre località nel mondo, la nascita della struttura non può che riferirsi ad
un noto marchio di produzione di fotocamere e sistemi audio (Olympus, Sony,
Nikon ecc.). L'obiettivo sarebbe quello di caratterizzarne la multimedialità
per renderlo accattivante e moderno agli occhi del visitatore e metterlo in
condizione di interagire direttamente con le installazioni e le esposizioni. Il
luogo ideale per organizzare mostre itineranti periodiche con un'area dedicata
alla formazione attraverso corsi fotografici professionali a tema. E poi
garantire accessibilità ai disabili e ai passeggini, senza barriere
architettoniche in nome della libertà di espressione e di socializzazione con
guide interattive in più lingue. Visitando il Fotografiska Museet Stockholm mi
sono reso conto del ruolo importante ricoperto dal ristorante ospitato
all'ultimo piano del museo con la presenza di chef rinomati che coniugano
sapientemente arte fotografica e fantasie gastronomiche all'interno di eventi
molto partecipati. Immaginiamo dunque l'effetto mediatico di tale realizzazione
nella città di Teramo in cui si svolgono riti abusati ma poco incisivi
sull'eccellenza culinaria e la rassegna annuale sulla fotografia nel cinema
dedicata al grande maestro Gianni Di Venanzo. Forse la parola
chiave interpretativa di un nuovo inizio rigenerante nell'area aprutina è Sistematicità. Che vuol dire anche
programmazione, progettualità, larghe vedute, nuovi orizzonti di qualità della
vita che, nonostante le apparenze, siamo in tanti a volerlo. Tant'è che Armando
mi chiese di iscrivere l'idea fra le proposte richieste dagli Stati Generali
della Cultura raccolti sotto l'Ipogeo nell'ottobre scorso. Sarà di buon
auspicio?
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