AL MUSEO DELLE CERAMICHE LA COLLEZIONE TERREGNA-TRIVELLIZZI
Il Museo delle Ceramiche di Castelli si arricchisce di un
ulteriore contributo di grandissimo pregio con la Collezione
Terregna-Trivellizzi. Il deposito permanente, appositamente allestito presso la
Sala del Cinquecento, ha richiamato l’attenzione di turisti e appassionati
dell’arte ceramica accorsi sabato pomeriggio all’inaugurazione della mostra che
ha aperto il calendario degli eventi culturali dell’agosto castellano.
Lo ha
precisato con tono orgoglioso il sindaco, Rinaldo Seca, nel rendere alla
famiglia Terregna un tributo di profonda gratitudine per il gesto di amore e di
attaccamento verso Castelli che consolida il già corposo patrimonio artistico
del museo. Sono seguiti apprezzamenti e sorrisi, non di circostanza, con i
migliori auspici per la rinascita del borgo arroccato nello splendido scenario
del Gran Sasso d’Italia che attrae da secoli e, nonostante le ferite del
terremoto, continua ad accogliere visitatori e curiosi da tutto il mondo. Da
qui l’importanza dell’attività promozionale del museo che a detta del
Presidente Giovanni Giacomini, anch’egli collezionista rinomato, non ha ingenti
risorse ma può ancora contare sulla sensibilità di collezionisti e
imprenditori, come nel caso di Vincenzo Terregna, che consentono di farammirare
al grande pubblico l’ingegno e la creatività dei famosi artisti del passato. Uno stimolo decisivo in questo momento, ha poi aggiunto il Sindaco …”per rimboccarsi le maniche e riprendere il cammino lungo quel solco profondo”. Che è anche il filo conduttore del catalogo stampato a regola d’arte da Verdone editore in cui si conferma l’importanza della collezione Terregna –Trivellizzi, non soltanto per la qualità dei pezzi in esposizione quanto per la capacità di documentare adeguatamente un determinato ambito culturale. Nella fattispecie, Carola Fiocco e Gabriella Gherardi, esaltano esemplari di rara fattura come il famoso servizio eseguito da Giacomo Gentili fra il 1706 e il 1713 per il cardinale Tommaso Ruffo o il piatto con Bacco e Arianna ad opera del fratello Carmine Gentile. E poi la dinastia dei Grue con l’opera di Francesco che ritrae la bella Susanna assalita dai vecchioni o di Carlo Antonio, il maggiore interprete del Barocco castellano, fino a Gesualdo Fuina definito ultima stella del firmamento di Castelli, di grande abilità tecnica nell’introdurre ..”l’uso sapiente della porpora di Cassio”. Un giudizio critico lusinghiero, dunque, su tutta la collezione appena ceduta che impreziosisce il Museo delle Ceramiche con opere di eccellenza senza disdegnare altri pezzi di tono minore ma altrettanto importanti per completare il quadro della produzione di Castelli…” dal Compendiario all’istoriato fino alla tappa finale del Rococò”.
Inedita, infine, la testimonianza di Domenico Verdone rivolta all’amico di una vita, Vincenzo Terregna, …”a un coetaneo protagonista dei tempi appena andati della “nostra” Castelli”. Ne loda il gesto della donazione associandolo ai fermenti della rinascita della ceramica negli anni sessanta e ai successi produttivi della sua SACA, alla sua dimensione di origine…”quella del ricercatore sistematico, attento e sensibile, delle testimonianze e delle opere autentiche dei “maestri antichi della ceramica di Castelli”, quelle che negli anni in giro per il mondo, ha scoperto, ammirato, desiderato e, fin quando ha potuto, acquisite e conservate nella sua raccolta”. Che ora è di pubblico godimento nella sede più idonea. Marcello Maranella
ph dall'alto:
Carmine Gentile "Il Trionfo di Bacco e Arianna"
Carlantonio Grue "Paesaggio con rovine"
Berardino Gentile Il Vecchio "Allegoria del mese di settembre"
Carmine Gentile Portachicchera con "Scena pastorale"
Pubblicato anche sulle pagine culturali del quotidiano "La Città" dell'8 agosto 2018
Commenti
Posta un commento