Lobby e idrocarburi contro la Riforma della Legge sui Parchi

Torno volentieri sul tema perchè una grande passione per il mondo che vorremmo non ti lascia mai. Questa legge mi ha accompagnato per un decennio come una guida sicura e lungimirante per l'attività amministrativa e scientifica degli enti parco, considerati oggi, purtroppo, l'ultimo baluardo a difesa della biodiversità italiana e mediterranea. Perciò faccio fatica a leggere la lettera accorata, quasi disperata, che Giampiero Sammuri, Presidente di Federparchi nonché rigoroso  e qualificato professionista ambientale ha appena inviato alle massime rappresentanze istituzionali, ministeriali e parlamentari. Si teme infatti che la legge quadro sui parchi e le aree protette italiane venga messa a rischio ..."dalla disattenzione e dall'inerzia di pochi giorni".

Ma ciò che più colpisce del contenuto della missiva è il passaggio sulle "voci di corridoio" , termine del tutto inusuale, che genera sospetti  dopo  l'estenuante lavoro parlamentare per la riforma di una legge come la 394 del 1991 che rimbalza da anni senza mai trovare uno sbocco definitivo. In sostanza si dice che..." il provvedimento non sarebbe ancora licenziato dalla commissione competente e assegnato all'aula perchè il Ministero dello Sviluppo Economico non condivide che nel testo sia riportato il divieto di effettuare nuove ricerche di estrazioni di idrocarburi all'interno dei parchi". Roba da non credere in una democrazia occidentale che dovrebbe porsi l'obiettivo strategico, in sintonia con altri paesi del nord Europa, ad esempio la Svezia, di allentare la dipendenza energetica dagli idrocarburi e favorire gradualmente il ricorso alle energie rinnovabili nel rispetto degli accordi di Parigi sui  cambiamenti climatici.

In tal senso Sammuri è ancora più esplicito: "Stiamo parlando del 10% del territorio nazionale, quello che ospita stambecchi, orsi, aquile, le più belle e antiche foreste italiane, fiumi, laghi e così via...". Non è certo uno spettacolo edificante quello che vediamo davanti a noi dopo l'esito nefasto del referendum sull'abolizione delle trivelle nel mare Adriatico. L'indebolimento economico dei parchi per via del contenimento della spesa pubblica a partire dal 2007 e l'abolizione del Corpo Forestale dello Stato, concepito nell'impianto legislativo originario della 394 quale corpo di polizia alle dipendenze funzionali dei parchi per garantire tutela e conservazione delle aree protette, hanno di fatto indebolito la delicata missione per cui erano stati concepiti. Così è stato per quanto riguarda gli attacchi incendiari della scorsa estate ai boschi nei Parchi Nazionali Gran Sasso e Maiella così è oggi in relazione ai pericoli costanti della salubrità dell'acqua del Gran Sasso d'Italia a causa di esperimenti radioattivi confinanti con l'acquifero. Un sito importante ma mai messo in sicurezza dopo la realizzazione dei laboratori sotterranei dell'IFN.  Da questo punto di vista non è pensabile che valori universali di tale portata per la sopravvivenza dell'uomo siano contrattati con chi esercita nei palazzi governativi una sottile pressione lobbistica per incrementare profitti a danno irreparabile delle nostre risorse naturali. Dunque fa bene il Presidente di Federparchi ad evidenziare che il suo appello per una riforma decisiva per lo sviluppo sostenibile dell'Italia è stato controfirmato da altri 158 addetti ai lavori. Ma, com'è noto, il popolo dei parchi e delle aree marine protette è di gran lunga superiore e potrebbe far sentire la propria voce autorevole non tanto e non solo  per salvare la legge quadro ma, soprattutto, per non perdere una grande battaglia di principi e di civiltà.







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