Inaugurata con successo di pubblico e di critica nelle sale espositive de L'Arca la mostra fotografica dedicata a Sebastiana Papa

 di Marcello Maranella

Alle diciotto in punto sotto la pensilina d'acciaio di Largo San Matteo sono in tanti ad attendere l'apertura della retrospettiva dedicata a Sebastiana Papa, fotografa 1932-2002, allestita nelle sale del sovrastante Laboratorio della arti contemporanee (ARCA) dove rimarrà visitabile fino al 19 novembre prossimo. Evidentemente il battage promozionale dei giorni precedenti l'inaugurazione aveva elevato il tasso di curiosità intorno all'evento curato dallo spin off MAC Factory del dipartimento di Scienze della comunicazione  dell'Università di Teramo, cui si accompagna il  voluminoso catalogo dal titolo immaginifico "Sono tutta negli occhi" edito da Ricerche e Redazioni, a cura di Gabriele D'Autilia e Gianfranco Spitilli. 

 "La mostra infatti ha un percorso di gestazione lungo risalente al mio primo incontro con il Fondo Papa, poi ai vari momenti che lo hanno reso possibile", precisa lo studioso Gianfranco Spitilli aggiungendo che dalla sua prospettiva l'intera opera della teramana Sebastiana Papa "è potentemente antropologica".  Altrettanto incisive, venate da sincera emozione, appaiono le considerazioni conclusive dell'antropologo: "Se è stato possibile comprendere meglio tutto questo e avere accesso al mondo intimo di Sebastiana, per illuminare il suo sguardo di nuova luce, lo dobbiamo alla sorveglianza costante, alla disponibilità, alla fiducia di Luciano Papa, suo fratello e custode attentissimo della sua memoria. Che ringraziamo di cuore per averci consentito un accesso in profondità  attraverso racconti, riflessioni, testimonianze e la messa a disposizione dei quaderni di scrittura della sorella".

Altri interventi si susseguono fra testimonianze di gente che ha condiviso percorsi collaborativi con la fotografa  e i saluti di rito istituzionale. Quelli della Fondazione Tercas presieduta da Tiziana Di Sante. Quelli dell'Università affidati a Christian Corsi, direttore del dipartimento Scienze della comunicazione. Quelli attesi del Sindaco del Comune di Teramo  Gianguido D'Alberto, in veste anche di assessore al ramo, carichi di messaggi culturali riferiti ai grandi eventi artistici ospitati negli ultimi tempi a L'Arca: da Guido Montauti a Giovanni Melarangelo, da Banksy a Sebastiana Papa. Tanto per ribadire l'essenza del risveglio culturale della città capoluogo ancorchè città universitaria.

Siamo già intorno alle diciannove mentre cresce il desiderio di entrare nel vivo della rassegna sotto la spinta emotiva di Gabriele D'Autilia secondo cui il progetto di ricordare a Teramo Sebastiana Papa è un pò sperimentale. Nel senso di cercare di rapportare una fotografa con una bellissima storia ma ribadendo il fatto che ci si voglia accostare a lei e non al suo lavoro, in un contesto più ampio. "Proprio perchè", continua il professor D'Autilia, l'autrice trasmetteva una sua volontà di conoscere, non di fotografare. In molti casi lei si è fermata davanti allo scatto e lo descrive bene nei suoi diari. Dice che ha avuto difficoltà a premere il dito perchè si è trovata spesso in situazioni bellissime, molto fotografabili, ma la fotografia avrebbe significato una mancanza di rispetto. Questa  è una lezione importantissima se si pensa alla compulsività con cui oggi si fotografa senza limitazioni". 

Ora che siamo finalmente dentro L'Arca navighiamo in un mare di immagini in bianco e nero che raccontano efficacemente la vicenda umana e professionale di Sebastiana Papa. Che nasce a Teramo il 1° dicembre del 1932 per divenire cittadina del mondo, dopo gli studi magistrali e quelli universitari alla Sapienza di Roma. All'inizio degli anni Sessanta comincia ad interessarsi di fotografia. Una passione che la porterà in Polonia nel 1964 e poi a Mosca nel 1965. Negli stessi anni viaggia in India, in Libia, in Messico, in Indonesia e Cambogia. 

Da Gerusalemme, nel settembre 1996, annota .."Mi è difficile scrivere. Sono tutta negli occhi, nello sguardo in una comunione costante e continua con ciò che vedo, ma è un vedere su diversi piani, è come se avessi spostato tutte le percezioni per farle passare tutte e tutte insieme attraverso l'unica percezione dello sguardo che deve attraverso un processo alchemico con tutte le altre percezioni trasformarsi in immagine. E' così faticoso che poi mi riposo".

Quanta bellezza d'animo racchiusa nella frase... Sono tutta negli occhi!!

Un appuntamento da non perdere. Buona visione.

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