Atri città d'arte e di Teatro

 di Marcello Maranella

E' una giornata grigia, a tratti piovosa, quando attraverso il centro della città ducale lungo  corso Elio Adriano fino a Piazza Duomo. L'aria è pungente ma la sosta è d'obbligo fra la Cattedrale e il Teatro Piceno. Si chiamava così quando fu costruito nella seconda metà dell'800 con tanto di atto notarile. Da allora è sempre lì, di fronte al Duomo, con il suo primato di "unico teatro storico della provincia teramana", senza mai derogare dalla sua originaria funzione culturale. È  una perla di architettura neoclassica assimilabile nella facciata, per certi versi e con le dovute proporzioni, alle linee sobrie della Scala di Milano. Impossibile trattenersi dalla voglia di entrare in quel magico luogo inaugurato nel lontano 1881con la messa in scena di "Un ballo in maschera" di Giuseppe Verdi in cui, in epoche successive, si sono esibiti grandi protagonisti del teatro italiano del Novecento. 

Come testimoniano le pareti della sala d'ingresso ricoperte dl locandine tatrali o commedie musicali con immagini di attori e attrici famosi di ieri e di oggi. Difficile descrivere l'emozione che si prova sotto quei palchi indorati con intarsi scolpiti a mano. E poi il silenzio avvolgente, la calda luminosità, la vastità del palcoscenico da cui si coglie una straordinaria veduta d'insieme su cui però i non addetti ai lavori non possono accedere, mi avverte cortesemente la ragazza dell'ufficio turistico che mi accompagna. Mi adeguo e proseguo il percorso  in mezzo alle poltoncine rosse della platea testimoni di epoche sfarzose ma anche di declino. Si racconta infatti che nel 1944 il teatro fu adibito a ricovero per le truppe inglesi e prima ancora a sala cinematografica che ne segnò un lungo periodo di decadenza.


A partire dagli anni ottanta il teatro comunale di Atri riprende prestigio e vigore in virtù di un ambizioso progetto di restauro così come mostrano le immagini che seguono. Meravigliosa la volta turchina affrescata dal pittore napoletano Giustino Di Giacomo. Lo stesso autore del telone del palcoscenico raffigurante l'imperatore Adriano che assiste al rogo dei libri dei debiti delle province. Al centro è da sempre posizionato l'orologio messo a punto dall'atriano Luigi Orlando. L'intera opera lignea dalla platea ai palchi, dal loggione al palcoscenico fu realizzata da Vincenzo Nini già distintosi nella costruzione dei teatri a Senigallia, ad Ancona, a Venezia e a Bologna.

Ad Atri i lavori iniziarono nel 1872 sotto la direzione dell'architetto Consorti rielaborando il precedente progetto ideato dell'Ingegnere teramano Mezzucelli.
"Se passate per Atri la visita al teatro non è che lo spunto per scoprire altri fantastici incantesimi che hanno ispirato artisti e scrittori come l'avvincente romanzo "Splendora" di Alessia Bronico (F. Brioschi editore, 2022) ambientato fra le mura vetuste della sua e anche nostra amata Regina delle colline"

















 

 

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