Teramo a Tavola. Una Cucina Italiana. Presentato il Progetto promosso da Comune di Teramo e Italia Nostra con l'obiettivo di coinvolgere l'intera comunità aprutina attraverso ateliers partecipativi. Ne parliamo con il curatore Fernando Filipponi

 di Marcello Maranella


L’obiettivo del progetto Teramo a Tavola. Una Cucina Italiana, e della mostra che ne sintetizzerà i risultati, consiste nell' illustrare la storia e le caratteristiche distintive (sostenibilità, matrice rurale, elaborazione borghese), della gastronomia teramana evidenziandone punti di contatto e divergenze rispetto alla storia della gastronomia italiana. Ciò consentirebbe di inquadrare progressivamente i fatti gastronomici in quelli più ampi della storia locale e nazionale al fine di evocare, a partire dalla prospettiva del cibo, le vicende della cultura materiale, dello scenario culturale e più in generale della storia della Provincia Teramana.

E' questo, in estrema sintesi, il succo della presentazione dell'idea progettuale promosso dal Comune di Teramo e dalla sezione locale di Italia Nostra su un tema caro alla comunità aprutina, svoltasi nella Sala Ipogea di Piazza Garibaldi a Teramo il 20 gennaio scorso davanti ad una folta platea di cittadini e operatori. A fare gli onori di casa il Sindaco Gianguido D'Alberto e l'Assessore Antonio Filipponi insieme a studiosi e ricercatori della materia come Massimo Montanari, Valentina Carola e Fernando Filipponi. Proprio al dottor Filipponi, Storico dell'arte di origine teramana e ricercatore al Museo del Louvre di Parigi, nonchè incaricato dal Comune di Teramo per la realizzazione del progetto, chiediamo di chiarirci meglio le fasi salienti del progetto. 

"Si inizia oggi con il lancio della Piattaforma partecipativa. Attraverso un’azione guidata e l’organizzazione di ateliers aperti a tutta la cittadinanza, viene effettuata una ricognizione sull’intero ricettario teramano, comprendendo tutti i livelli dalla cucina, da quella della festa alla cucina quotidiana e popolare. Lo strumento, che si configura come modello d’avanguardia e progetto pilota in Italia destinato a dialogare con programmi omologhi a livello europeo, è quello della raccolta dati sistematica sulle ricette (ingredienti e lavorazione) basato sulla partecipazione attiva della cittadinanza, che mediante la piattaforma invia le proprie ricette, anche quelle poco conosciute, le varianti locali e familiari di ricette note e pubblicate, oppure quelle la cui versione accreditata non è giudicata corretta. Il tutto in formato scritto, ma anche attraverso contributi audio e video. Sulla piattaforma sarà infatti possibile caricare formati di varia natura o anche richiedere di essere intervistati dal vivo"

Come saranno catalogati i vari contributi?

"L’integralità dei materiali, comprese le registrazioni delle testimonianze orali, sarà oggetto di archiviazione e costituirà in tal modo il primo Archivio pubblico digitale del Patrimonio Gastronomico Teramano. Lo scopo di questo censimento è arginare il fenomeno di perdita della memoria gastronomica e il repertorio che ne risulterà sarà l’oggetto di un’analisi sistematica, che permetterà di incrociare questi dati con quelli provenienti dalle indagini d’archivio e dalle ricerche storiche"

Chi seguirà materialmente i vari passaggi oltre agli esperti di chiara fama?

"Va precisato che  il progetto è il risultato di un lavoro d’équipe complesso, di cui il crowdsourcing non è che il primo passaggio, e che si radica fortemente sul territorio coinvolgendo molti specialisti locali di varie discipline (a partire dagli archivisti dell’Archivio di Stato di Teramo fino ai docenti e agli alunni del Conservatorio di Musica della Città). A questi si integrano professionisti di fama internazionale, coinvolti nel progetto in virtù della loro riconosciuta competenza sugli argomenti trattati e chiamati a collaborare strettamente con gli enti e gli studiosi locali, al fine di creare le condizioni favorevoli a un corto circuito virtuoso e a una circolazione orizzontale della conoscenza che superi la contrapposizione fra centri e periferie del sapere"

 Sembra di capire che il lavoro preparatorio stia già dando i primi risultati

"Le ricerche condotte da questo team di esperti, al lavoro già da alcuni mesi, hanno dato già risultati entusiasmanti sul versante dei documenti d’archivio e della ricostruzione storica che, assieme ai risultati della campagna partecipativa, consentiranno di restituire al grande pubblico un’immagine totalmente inedita del patrimonio gastronomico teramano e di decretarne l’ingresso sulla scena gastronomica nazionale italiana.
I risultati di questa operazione complessa costruita attorno alla campagna partecipativa, alle indagini archivistiche e alle ricerche storiche, saranno restituiti alla cittadinanza sotto forma di una grande Mostra, il cui catalogo integrerà l’Archivio digitale del Patrimonio Gastronomico Teramano (che sarà messo a disposizione del pubblico durante l’evento espositivo e resterà aperto alla fruizione pubblica anche dopo la sua conclusione, in quanto strumento di lavoro essenziale per ogni indagine futura sul patrimonio gastronomico teramano).

Un cenno sull'equipe di Teramo a Tavola?

Fanno parte dell’équipe di Teramo a Tavola. Una Cucina Italiana: Massimo Montanari, ordinario Storia Medievale e Storia dell’Alimentazione, Alma Mater Studiorum- Università di Bologna; Comitato scientifico di esperti; Gruppo di lavoro partecipativo di cittadini volontari; Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Université Paris Nanterre (per la gestione della raccolta e del trattamento dei dati provenienti dalla campagna partecipativa); Responsabile Scientifico del Protocollo Partecipativo: prof. Marta Severo, Université Paris Nanterre; Archivio di Stato di Teramo; Biblioteca Regionale Melchiorre Dèlfico di Teramo; Conservatorio Statale di Musica Gaetano Braga di Teramo
 
Molti teramani si staranno già chiedendo se tale sforzo organizzativo e scientifico produrrà un consistente ritorno econonico per gli addetti ai lavori e d'immagine per la città capoluogo. Se la sente di dare una risposta dottor Filipponi?
 
"Certamente. Cominciamo col dire che le ricadute positive per Teramo sono più d'una e a 3 livelli distinti. 
In primo luogo la conoscenza della storia gastronomica che sarà veicolata dalla mostra è la base su cui costruire un brand utile a promuovere chi fa cucina teramana oggi e quindi chi la vende. La promozione di un capo di abbigliamento non la puoi fare se non conosci le caratteristiche dei tessuti che hai usato, la resistenza, la qualità del design. Insomma non puoi promuovere un prodotto sul mercato se non lo conosci a fondo.
La seconda ricaduta è su un altro livello: la collocazione di questo progetto nel gruppo dei (pochi in verità) progetti pilota di questo genere gli garantirà una visibilità nazionale ed europea, come hanno sottolineato nella presentazione anche Valentina Carola e Massimo Montanari. In altri termini entri nel giro di attività del patrimonio culturale.
 
Diventi un caso di studio e di osservazione, insomma
 
Esattamente. In terzo luogo, su un fronte ancora diverso: la prospettiva italiana, per parafrasare il titolo del progetto, in cui Massimo Montanari intende collocare la storia gastronomica della Città e del territorio teramano (ricordiamo che ci riferiamo qui alla cucina di tutta la provincia e ci aspettiamo pertanto una larghissima partecipazione alla Piattaforma) aprirà la porta di accesso di questa cucina, ancora totalmente locale, al palcoscenico nazionale. Intendo dire che uno degli obiettivi del progetto è far salire la cucina teramana ad un livello di interesse nazionale, seguendo la traccia di quello che è avvenuto in passato per le altre cucine italiane, sulle quali si è fatta un operazione analoga di conoscenza e di valorizzazione. Come nel caso delle città emiliane, Parma e Bologna in particolare".

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