Michele Fina dialoga con lo scrittore Marco Revelli autore di "Umano Inumano Postumano. Le sfide del presente” (Einaudi).
Distorsioni e involuzione del concetto e della pratica di umanità
nel tempo che stiamo vivendo. Se ne è parlato nel 46esimo incontro della
rubrica “Un libro, il dialogo, la politica”, curata da Michele Fina, a
cui ha partecipato Marco Revelli, accademico e scrittore, autore del
libro “Umano Inumano Postumano. Le sfide del presente” (Einaudi).
Il
testo parte dalle reazioni crudeli, su Facebook, alla notizia del
terribile naufragio nel Mediterraneo, il 25 luglio 2019, che causò oltre
100 morti. Revelli ha definito nel corso del dialogo “quella raffica di
messaggi il simbolo della perdita di umanità avvenuta non in tempi
atroci, come potrebbe essere il contesto di una guerra mondiale, ma in
un momento di pace”.
Per Fina nel libro di Revelli “si parte dall’idea di umano come sinonimo di ragione, accorgendosi che oggi questo caposaldo non tiene più”. Forti i riferimenti e le connessioni con la pandemia: “Ha rivelato la fragilità dell’uomo, ha fatto cadere un’impalcatura che sembrava solidissima. E’ stato il contropiede della natura che ha determinato disumanità, come i dilemmi etici nel fronte brutale della crisi sanitaria".

Per Marco Revelli il possibile antidoto per passare a un nuovo ordine deve partire dal “riconoscimento che non siamo separati da ciò che ci sta intorno. Siamo parte dello stesso tutto e tutti siamo responsabili della totalità in cui siamo immersi. Questo ci può portare a ridimensionare la deformazione dell’ego ipertrofico”. Fina in conclusione si è detto “preoccupato che si parli solo degli effetti della pandemia, ma la vera causa è l’uomo”.
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