La versione di Fina negli orizzonti del PD

"Scarpe grosse cervello fino" mi viene subito da dire parafrasando un famoso adagio che si usava anticamente per lodare una persona in grado di ragionare autonomamente con la propria testa. E' il caso di Michele Fina, un giovane quarantenne marsicano che ha appena deciso di caricarsi sulle spalle un pesante fardello di umori, ambizioni, lotte intestine, contraddizioni e pesanti regressioni elettorali del Partito Democratico in Abruzzo. Molto vicino al leader nazionale Nicola Zingaretti, il neo segretario regionale ha concentrato su di sè un lusinghiero consenso dall'area dalfonsiana al campo largo di Giovanni Legnini per avviarsi nella difficile missione di ricomposizione sociale e politica di militanti delusi e disorientati dai propri vertici, da lungo tempo divisi e lontani dalla realtà del Paese. E Michele Fina non si nasconde nel politichese come tanti fanno per non affrontare il mondo in subbuglio funestato da populismi preoccupanti. Convinto che senza una forza organizzata la politica non cammina egli va in giro per i circoli a registrare lo stato dell'arte, incontra i "suoi amministratori" per condividere ansie e difficoltà ma soprattutto per rilevarne le capacità e il senso di appartenenza ad un'idea di rifondazione organica e moderna del Partito Democratico. "Impresa ardua ma non impossibile" sottolinea il segretario con piglio dialogante e garbato ma altrettanto duro e intransigente di fronte ad arroccamenti insensati di chi non ammette errori o responsabilità tali da indebolire il consenso di larghe fasce di elettorato. Pertanto egli non impone. Ragiona sui fatti non solo nelle segrete stanze del Partito ma anche all'esterno fra chi non partecipa più alla vita degli organismi mettendo in campo gli insegnamenti ricevuti in anni di lunga militanza e da esperienze maturate nelle istituzioni come ad esempio quella di capo di Gabinetto a fianco dell'ex Ministro dell'Ambiente Andrea Orlando e, successivamente, suo consigliere al dicastero della Giustizia. Un professionista della politica, dunque, che sa quello che dice e dove vuole arrivare. Recentemente a Teramo non ha usato mezze misure sulle decisioni da assumere per avvicendare, rinnovare, ripartire senza ascoltare il canto ammaliante delle sirene marine e montane. Passare per un congresso aperto e chiarificatore è il minimo. Rafforzare un rapporto di stima e collaborazione con l'amministrazione comunale di Teramo dando meriti al sindaco D'Alberto è necessario, sostiene Fina, legato però ad una rappresentanza politica del Pd in consiglio comunale ancor più determinata e leale come già accaduto in questo primo anno di consigliatura. "E ciò in ragione del fatto", puntualizza ancora il segretario con una punta d'orgoglio, "che nella sede di Corso De' Michetti sono state scritte pagine significative di storia politica da parte della comunità teramana che devono guidarci nelle complesse scelte dell'oggi". Se questi sono i presupposti di cambiamento radicale della situazione di governabilità politica in casa PD non resta che attendere  la verifica sul campo con le elezioni politiche alle porte e appena evocate nel comizio di Pescara dal leader della Lega, Matteo Salvini.


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